30 - ... it all fell down

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ALECK

Non so nuotare.

Sono queste le tre parole che mi ha detto su quella dannata spiaggia e che mi hanno zittito in neanche un secondo.

Ha detto che non sa nuotare, ma so che non è così.

Ha imparato a farlo all'età di tre anni, nella città di Los Angeles che l'ha cresciuta insieme a sua nonna, la vecchietta che era con lei alla cena del Ringraziamento, il giorno del mio compleanno.

Ha mentito e c'è solo una motivazione plausibile dietro la sua bugia: non voleva entrare in acqua.

Ma perché? Per quale motivo inventare una stupidaggine del genere?

Cosa l'ha spinta a rifiutare una delle sue più grandi passioni?

<<Aleck, smettila di andare a cento chilometri all'ora su di una strada urbana o ci schianteremo! Se mi rovini la faccia con qualche distorsione giuro che ti ammazzo!>>

Sapevo che prima o poi avrebbe ceduto, l'ho immaginato a partire dal attimo in cui l'ho vista uscire dall'ospedale a braccetto con sua nonna, e sua madre dall'altro lato.

Ho beccato l'auto dei Cooper arrivare, ma anche quella di Nolan già parcheggiata.

Mi sono ritrovato inspiegabilmente a lottare contro il mio istinto di entrare in quel fottuto ospedale e portare Calithea via da lì, con la convinzione che il fratello stesse facendo una delle sue classiche stronzate capaci di ferirla.

I miei denti si sono stretti in una morsa scontrosa quando è uscita e a stento si reggeva in piedi da sola. Ho premuto sull'acceleratore senza neanche accorgermene.

La rossa ha fatto la stessa cosa che ho fatto io anni fa, tentando di trovare una scorciatoia per stare bene e superare i problemi. Ha cancellato la virgola e ha osato imitare il mio errore più grande: scegliere il punto.

<<Aleck, sono fottutamente serio. Adesso finiscila, cazzo!>>

Le imprecazioni di Kyle riescono a riprendermi. Rallento il minimo che serve per accontentare le sue richieste e continuo a sfrecciare tra le altre auto fin troppo lente per i miei gusti.

Arrivo alla Behnkler High School in un lampo.

<<Amico, puoi dirmi cosa cazzo è successo? Perché siamo dovuti venire qui?>>

<<Muoviti.>>

Mi sta a sentire con uno sbuffo, visibilmente nervoso all'idea di trovarsi in questa scuola. Neanche mi chiedo le ragioni talmente i miei pensieri sono altrove.

Quando riconosco i capelli scuri di mia sorella accellero il passo. È china sul corpo inerme di Calithea.

Si mangia le unghie smaltate di nero con nervosismo e si guarda intorno sperando che non arrivi nessuno a scoprire del gesto avventato della ragazzina, sospirando in continuazione.

Il suo volto sembra illuminarsi nel momento esatto in cui entro nella sua sfera visiva.

<<Aleck! Finalmente sei arrivato, non sapevo chi chiamare e mi sono impanicata. Tu ci sei passato e forse sai come poterla aiutare. Sto provando a svegliarla, ma non ci riesco. Continua a dormire.>>

<<Non sta dormendo.>> affermo a fatica.

Mi abbasso all'altezza di Calithea, le afferro il volto tra le mani per poterla vedere per bene e la prima cosa che faccio è controllarle il battito cardiaco sul collo. C'è ancora, ma è più lento del dovuto.

Ocean Inside MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora