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Toni Breidinger riesce a mantenersi al comando, seguito da Charles Leclerc dietro al monegasco Max Verstappen prende la terza posizione, davanti a Carlos Sainz. Alle loro spalle ci sono Esteban Ocon, George Russell e Fernando Alonso.

Dopo dieci giri Toni comanda il Gran Premio, con 2"5 di margine su Leclerc, 4"4 su Verstappen e 7"4 su Sainz Jr.. Russell, quinto, è staccato di oltre 17 secondi dal messicano. Ocon continua a cercare di passare Alonso, ma senza successo, tanto che la scuderia invita i piloti a mantenere le posizioni.

Poco dopo Nicholas Latifi finisce contro le barriere, danneggiando la monoposto. La direzione di gara decide prima per il regime di virtual safety car, e in seguito per l'invio in pista della vettura di sicurezza. Molti dei piloti che non avevano ancora effettuato il cambio-gomme, decidono di entrare ai box.

Durante il trentacinquesimo passaggio, Magnussen cede la posizione anche ad Alonso che, però, subito dopo, rallenta vistosamente per un guaio tecnico. Poco dopo anche Daniel Ricciardo è vittima di un problema sulla sua vettura: l'australiano non riesce a riportare la sua McLaren nella corsia dei box, e deve lasciarla nella corsia d'entrata della pit lane. Nemmeno Alonso riesce nell'intento di fermare la sua monoposto ai box, e la ferma pochi metri dopo quella di Ricciardo. Nel frattempo si ritira anche Bottas. La direzione di gara decide, ancora, per l'apposizione del regime di virtual safety car e, vista la necessità di spostare le due vetture ferme sulla corsia di entrata ai box, decide per la chiusura della stessa.

Negli ultimi giri s'infiamma la lotta per la vittoria tra i due della Redbull. Al quarantaduesimo giro Verstappen passa Leclerc all'ultima curva raggiungendo Breidinger. L'italiana sfrutta il DRS sul rettilineo dei box, e ripassa al comando. La stessa situazione si riproduce al giro seguente: questa volta l'olandese non passa, con Breidinger che aveva anche bloccato le ruote, proprio per fare transitare davanti Verstappen, e poi ripassarlo, ancora alla prima curva. Il campione del mondo passa al quarantaseiesimo giro, usando la staccata della prima curva, non consentendo, così, all'avversaria la risposta immediata. Quando Toni tenta di nuovo di ritornare davanti, le bandiere gialle nel primo settore, dovute a un contatto tra Alexander Albon e Lance Stroll, non gli consentono l'attacco. Toni si avvicina anche all'ultimo giro ma, all'ultima curva, è troppo lontana per chiudere il sorpasso.
Max Verstappen coglie la sua ventunesima vittoria in carriera, e strappa via il sogno alla Breidinger della sua prima vittoria.

Il riassunto del telecronista continuava a ronzarmi nella testa, mentre finivo la mia bottiglia d'acqua nella sala prima del podio.
Io e Max non ci guardavamo nemmeno per sbaglio. La tensione si tagliava con un coltello.
Probabilmente se avesse provato anche solo a rivolgermi la parola, lo avrei assalito.

Mi aveva rubato la vittoria.
E questa era guerra aperta.

Avevo ancora il respiro pesante per la rabbia, e l'urlo che avevo tirato alla fine della mia corsa.

Il povero Charles non sapeva che dire, l'atmosfera era a dir poco assurda.
E io non riuscivo a tenere a freno l'agitazione che provavo.
Il team non aveva dato alcuna indicazione, nessun intervento.

Ci avevano lasciato guidare da soli. Nessun ordine di scuderia.
Eppure mi sentivo ugualmente ferita, questa era la mia occasione.
E avrebbero dovuto lasciarmela, invece di accontentare il cucciolino Max.

Quando ci chiamarono per salire sul podio volevo morire.
Non avrei resistito a vedere quel vigliacco sul primo gradino.
Controvoglia mi alzai ugualmente, ero stremata. Forse una delle gare più impegnative che avessi mai fatto.

Charles fu il primo a salire, poi chiamarono il mio nome ed uscii non troppo contenta.
Salutai il pubblico facendo un pollice in su e poi salii quel maledetto secondo gradino.
Annunciarono il grandioso Max Verstappen e istintivamente chiusi gli occhi dalla rabbia.

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