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GARETH

   Leonor cade priva di sensi. Le sue ginocchia sono le prime a cedere, poi il suo volto scompare nell'erba alta. Le dita lasciano l'impugnatura del pugnale. Mi impongo di requisirlo una volta che avrò rimesso a loro posto questi stupidi ribelli. Non è stata una buona idea quella di restituirglielo. Non ho conquistato la sua fiducia come speravo, ho guadagnato solo la scocciatura di un suo tentativo di fuga, finito male per giunta.

Cosa pensava di fare, percorrere il cornicione della facciata? Assottiglio gli occhi ripercorrendo quella possibilità tanto assurda. Sono però costretto a sbuffare e scrollare il capo per tornare alla realtà.

   L'aria è pervasa dall'odore irresistibile del suo sangue...
Devo fare ammenda a tutto il mio autocontrollo per rimanere lucido.
Anche se è difficile scacciare i ricordi di Tabar che questo riesce a far riaffiorare.

   Quello scontro che mi ha fatto tanto divertire quanto amareggiare. La brutta faccia di Lioniel si palesa nella mia mente, nitida come se lo avessi di fronte a me in carne ed ossa, proprio in questo momento. Mi beffeggia armato solo di una spada da scherma, esattamente a vent'anni prima.

La consapevolezza di non aver messo fine alla sua misera esistenza mi corrode, e la colpa è tutta di questo profumo. Aleggia nella notte come faceva allora. Come miele, si appiccica alla pelle. Tanto dolce ma dal retrogusto amaro, è simile all'oppio. Più lo assaporo, più ne ho bisogno.

   Mi obbligo a tornare concentrato.

   Leonor sta perdendo molto sangue e questo – prima di ogni altra cosa – è un male. Non solo perché potrebbe morire, ma perché potrebbe richiamare l'intero mio branco.

Devo liberarmi al più presto di queste seccature che mi sbavano attorno e togliere lei dalle carezze del vento.

   Sotto la mia zampa il Lupo che sto bloccando ringhia e tenta di azzannarmi. Allora io gli pianto gli artigli negli occhi, affondo sentendo il sangue zampillare tra essi e li estraggo in un sol colpo strappando i bulbi. Lo sento ululare e ritrarsi. Ormai cieco, si accascia e scalcia prima di fremere un'ultima volta sotto gli spasimi dei nervi. Ma non è il solo di cui devo occuparmi.

Accanto alla carcassa senza testa, un altro Lupo ha spalancato le fauci e sta prendendo la rincorsa. Sposto il peso sulle zampe dietro e carico un'altra artigliata approfittando del suo slancio. Quattro grossi tagli fanno breccia davanti ai miei occhi. Quattro solchi profondi e scuri.

Gli maciullo metà muso ricordandogli la mia forza e lui arretra, la coda tra le gambe. La sua bocca adesso è più larga, ma dubito la mascella abbia la stessa forza di prima. Brandelli di carne e pelle piovono in un miscuglio denso di bava, sangue e peli. Sorrido: adesso tocca a me divertirmi. Mi scaglio contro di lui azzannando la schiena e ribaltandolo fino ad avere la sua gola sotto il mio peso. È in quel preciso istante che Joy balza giù dal davanzale della finestra, seguito da Mynthae, un'espressione di spavento balena nel suo sguardo.

   «Vuoi darmi una mano?» chiedo con sarcasmo e lui si blocca. Ha sentito l'odore del sangue di Leonor e non vuole avvicinarsi. È Mynthae che annuisce al posto suo percorrendo quello che pare essere il confine dello scontro: un arco di terra a poca distanza dalle mura del palazzo. Una zona completamente invasa dal sangue, tant'è che è difficile trovare steli derba ancora verdi.

   Le altre Bestie che ancora respirano la lasciano fare, non poco impietrite. Sembrano però più concentrare su la mia figura, timorose.

   Di scatto spostano gli occhi dietro di me. Leonor si muove. La sento ansimare e combattere contro l'oblio e la debolezza.

   «Merda» fiata.

   È davvero testarda.

   «Portala dentro.» Dopo una prima resistenza, Mynthae se la carica in spalla con facilità: Leonor è crollata di nuovo, i suoi arti ciondolano così come fa la testa al di sotto della folta chioma spettinata. Il pelo rosso della lupa assume una tonalità più scura dove la coscia della cacciatrice lo tocca. «Non in cella,» specifico, «portala negli alloggi di mia madre.» I suoi movimenti hanno assorbito la mia attenzione. O meglio, è il sangue di Leonor ad avermi completamente ipnotizzato. «E occupati anche della sua ferita.»

Sangue e Petali d'ArdesiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora