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LEONOR

Joy scivola sul pavimento. Passo dopo passo, le sue unghie stridono a contatto con il marmo mentre io rabbrividisco. Ma è... piacevole. Sono brividi piacevoli questi, brividi che mi attraversano e cacciano via le conseguenze della magia di Selene. Almeno un poco.

  Il mio corpo si è raffreddato e riesco a gestire il respiro. Sono pronta per affrontare Lioniel.

   Il portone cigola nel silenzio profondo. Ci dirigiamo a sinistra e un'altra porta si palesa davanti a noi, l'ultima a separarci dal conte Ferier.

   «È qua dentro, sento il suo odore.»

   Annuisco. «Bene.» Anch'io lo percepisco. Percepisco quell'aroma che si porta dietro: zucchero raffinato e miele.

   «Leonor...»

   Apro una mano a pochi centimetri dal naso di Joy. «Sì, ho capito. Prudenza.» Arriccio il naso. «Gli parlerò solamente, dopotutto è questo ciò che vuole.» Parlare di affari.

   Le mie mani corrono e si scontrano con il legno intarsiato. Non è lucido né curato. Al contrario, si screpola sotto ai miei polpastrelli, le schegge puntellano ogni mio dito.

   Deglutisco. Coraggio, Leonor. Mantieni la calma e ottieni le risposte. È come una missione. Una missione senza armi né morti. Una missione diplomatica, e, ahimè, questo è il territorio di Trevor, non il mio.

   Inspiro.

   Combatto il mal di testa e il formicolio che torna prepotente nel mio braccio. Mi chiedo se queste conseguenze siano uguali per ogni tipo di magia o se Selene abbia agito in modo da renderle insopportabili.

   Espiro.

   «Coraggio.»

   Con una pressione improvvisa spalanco la porta.

   Ad accogliermi c'è lo stesso lussuoso studio in cui Lioniel mi ha baciata, in cui mi ha ceduto il suo pugnale e dove ha torturato Joy. Ci facciamo spazio sotto le luci soffuse e nell'odore pungente dell'olio bruciato. Lioniel è proprio dove Joy ed io ci aspettavamo: qui, all'interno. Poggio lo sguardo su di lui. È seduto sul suo trono imbottito e dai cuscini in velluto. Un sorriso gli storce le labbra poi sposta lo sguardo su di me, lentamente. Annoiato. La mia presenza lo annoia. Probabilmente si aspettava questa mia mossa.

    Ingoio l'amaro sapore della delusione. Una delusione dettata dalla mia prevedibilità. Da quando sono diventata tanto prevedibile?

   Scuoto il capo. Non è il momento di perdersi in questi pensieri.

   Un battito di ciglia dopo, mi accorgo di una seconda presenza che si muove nella penombra: Lioniel non è solo. Selene sta ai suoi piedi, in ginocchio, una mano che scivola sulla coscia del conte. Movimenti lenti, lascivi, come la sua espressione. Il suo abito forma una lunga cascata di tessuto su cui le fiamme delle lampade si riflettono.

   La serva e il suo padrone, penso, che quadro pietoso.

   Arriccio il naso e raddrizzo più che posso la schiena infastidita. Un nodo alla gola mi blocca per lunghi attimi. Devo contrastarlo. Devo... respirare. Devo combattere la magia di quella strega e vincerla.

   Lioniel scosta Selene da lui e accavalla le gambe. «Capisco. Pare che Selene non sia stata abbastanza chiara.» Noto un guizzo d'odio partire della strega e raggiungermi. Mi costringo a non mostrare quanto la sua magia mi faccia soffrire. «Dovevi presentarti dopo esserti ripresa, totalmente» sbuffa il Lioniel.

   Joy struscia il muso contro le mie gambe. Un avvertimento. Lo capto e lo ignoro.

   Inspiro ed espiro.

Sangue e Petali d'ArdesiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora