31

22 3 8
                                    

LEONOR

Sollevo le palpebre che tremano, e intontita dal dolore mugugno.
La luce che mi invade gli occhi è tremenda, la contrasto e lentamente li apro. Constato che quel fastidio è procurato da piccole lampade dalle fiamme tremolanti che sprigionano un acre odore di olio bruciato.
L'attimo dopo un sussulto mi percuote.

   Non mi trovo nella sala dove sono arrivata con Joy, e quelle ai miei lati non sono colonne né statue di pietra ma assi di un baldacchino, spesse e rivestite di intarsiature brune. I ritratti austeri della famiglia di Lioniel sono scomparsi, al loro posto, tappeti pregiati e rotoli di seta costeggiano le pareti.

   Devo aver perso i sensi per parecchio, rifletto. Dalla finestra non entra luce: è buio pesto là fuori. Quando ho lasciato il palazzo di Gareth il sole era ancora alto.

   Qualcuno si è premurato di portarmi... Dove? Ruoto la testa gemendo per il terribile bruciore che giunge dal braccio rotto. Mi rivolta lo stomaco e sento che potrei vomitare, la bile sale in gola e le vertigini si arrampicano per tutto il mio corpo.

   Il ghigno che Lioniel mostrava mentre mi fiatava addosso torna alla mente con la forza di un fulmine, una ragnatela chiara solca il cielo nero.

   'Sei una rarità e ho apposto su di te il mio marchio.' Serro i denti. Fastidio, è l'unica cosa che avverto. Annienta tutte le altre sensazioni. 'Tu sei mia, cacciatrice.' La sua voce risuona nella mia testa. Un'assurda sentenza a cui non mi piegherò.

   Provo ancora a muovermi ma una fitta mi costringe e risucchiare l'aria. Inarco la schiena. Il braccio fa male. Un male tremendo.

   Non ho il coraggio di vedere com'è messo né ho voglia di rammentarmi tutte le ferite che mi sono procurata da quando ho lasciato Trevor e Cassian. Quale aiuto potrebbe dare il sentirmi totalmente incapace?

   Emetto un lamento provando a muovere almeno le dita.

   Me ne pento subito.

   Volevo afferrare un po' di rassicurazione, ma il risultato è stato l'opposto. È doloroso muoverle. Merda!

   Non potrò usare la mia balestra per molto, temo. Un gelido senso di malinconia mi avvolge.

   Mi giro verso destra affondando la guancia nel morbido cuscino che sa di miele. Come ogni altra cosa in questa maledetta stanza! Se non tengo conto delle lampade, ogni singolo oggetto emana un forte odore dolciastro. Le lenzuola, le tende che pendono dal baldacchino sopra la mia testa. Ogni cosa sa di zucchero! Sarei pronta a giurare che anche quei tappeti appesi come fossero arazzi, con le loro decorazioni che rimandano a campi fioriti e serpenti attorcigliati lungo i bordi, e quei rotoli di seta profumino alla stessa maniera. Miele, arance e cannella.

   Il solo pensiero che possa aver ragione mi nausea.

   Il pensiero di un dolciastro costante e penetrante che si adagia sulla mia pelle, è insopportabile.

   Strizzo gli occhi, ricaccio un'imprecazione e sbuffo.

   A lato del letto, poggiato tra le tende della finestra e in parte nascosto da esse, uno specchio restituisce la mia immagine. Sbatto le ciglia sorpresa.

   Ho un aspetto terribile. Non ci sono altri modi per descriverlo: sembro uno degli innumerevoli cadaveri che sono solita vedere lungo le strade dei villaggi assaltati. La pelle diafana e pallida non è la mia. I capelli arruffati in testa e le occhiaie mi danno un'aria malata. Per non dire debole.

   Scuoto la testa. Ah, io che mostro debolezza in territorio nemico! Thoth riderebbe a crepapelle e il Capo... Oh, lui sarebbe deluso. L'ho deluso poche volte in vita mia - anche se non ha mai mostrato un briciolo di entusiasmo per me - e questa sarebbe quella decisiva. Sì, credo proprio che si pentirebbe di avermi presa sotto al suo tetto.

Sangue e Petali d'ArdesiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora