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GARETH

   «Come ha fatto?!» grido a pieni polmoni mentre la saliva cola dalle mie zanne. «Com'è possibile che possa manipolare a suo piacimento il maleficio!»

   Mynthae strabuzza gli occhi e io rovescio l'ennesimo cassetto azzannando le tende e strappandole dalle assi. Sono ore che vado avanti in questo modo, distruggendo tutto quello che era rimasto intatto del mio palazzo. Ogni mobile, sedia e stoffa che incrocio sul mio cammino, io la riduco in frantumi.

Presto la luna sparirà e al suo posto il sole tornerà sovrano del cielo, mi ritrovo a pensare di aver sprecato l'ennesima notte in cui avrei potuto batter terreno di caccia.

Ancora una volta, niente caccia.
Non ho sbranato una sola preda da quanto Leonor si è consegnata. Non una, eccetto quegli sporchi traditori e i poveri maiali malcapitati, certo. Ma in questo momento non so cosa darei per riuscire ad affondare i denti nel corpo di uno sciocco contadino.

    Adesso... Oh, adesso potrebbero non bastarmi due interi villaggi! Dozzine e dozzine di villici puzzolenti che sciamano come conigli nelle insenature delle loro scialbe abitazioni.

   La voglia di correre a cibarmi è tanta. Il desiderio di ritrovarmi in una cacofonia di urla strepitanti e zampilli di sangue è assai persuasivo. Solo Mynthae mi impedisce di uscire e fare della piazza, appena oltre le mura di questo palazzo, un enorme lago di sangue.

   Oh, sgorgherebbe a fiumi! A essere sincero, non avrei bisogno di cercare il villaggio giusto, questo è il posto giusto. Pullula di sciocchi contadini trasformatisi in stupidi ed esili cagnacci.

   Se solo Mynthae mi lasciasse uscire... E invece, da brava sentinella quale è, compie il suo lavoro egregiamente. Al contrario di Joy.

   Quel bastardo! Il solo pensiero di lui che mi pedina per i miei alloggi, il solo ricordo della sua voce, delle sue parole, gli ammonimenti per quanto riguarda il maleficio! Ogni ricordo legato a lui genera in me un dedalo di ira e violenza.

   «Mio principe»

   «Zitta Mynthae,» ringhio, il mio pelo è ritto sulla schiena e ho il muso contratto in un'espressione atroce, «o penserò che pure tu hai preso parte a questo tradimento.»

   Lei rimpicciolisce nella mia ombra e schiva i miei artigli, per l'ennesima volta. Vedo che è preoccupata; sento quanto il suo cuore batta forte, al pari di quello di un cervo braccato nella notte. Ma questo non la rende meno colpevole. Se non posso fidarmi di Joy, non posso farlo di nessuno, lei compresa. Ho smesso di fare eccezioni. Non mi lascerò prendere per i fondelli un'altra volta.

   Una fitta mi trafigge l'addome. No, l'avverto più in profondità. Come un veleno, lo sento smuoversi nel mio stomaco: è un senso di irrequietudine.

   «SPOSTATI!»

   Mynthae guaisce e scivola sotto il mio ventre lasciandomi via libera per il portone d'ingresso. Mi scaglio contro la lastra d'oro, una patina d'umidità e sporcizia la ricopre rendendola più scura, simile a ottone di bassa fattura.

   «Mio principe, calmatevi.»

   Una zampa si fionda sulla superficie del portone, e in un baleno questo si spalanca. Il fracasso che genera fa tremare le mura del palazzo, e dai rovi secchi spiccano il volo piccole cornacchie(o merli).

   'Nonostante tutto.'

   'Nonostante tutto, noi siamo tuoi amici.'

   Bugiardo.

   Mynthae mi morde la coda, spingendomi con tutte le sue forze al centro della sala dove brandelli di tende e imbottiture balenano sopra alle lastre nere.

   «Vi prego, calmatevi.» La ignoro, ho occhi solo per l'orizzonte in cui balena il rossore dell'alba. All'improvviso, però, l'aria si riempie di un odore famigliare. Un odore che detesto.

   Lascio completamente perdere Mynthae, sotterro la voglia di uccidere e ogni progetto fatto in precedenza si disfa in un cumulo di cenere.

   Tutto quello che importa è trovare Lioniel.

   Risalgo le scale con il cuore che martella nel petto e gli artigli che lasciano solchi a ogni rampa. Ma quando balzo sull'erba del mio giardino, la sagoma di Lioniel che mi ero immaginato di sbranare svanisce. Al suo posto trovo Leonor con un abito ampio e i capelli cotonati e... Joy.

   «Gar, ascoltarmi.» Lui aiuta la cacciatrice a rialzarsi e mette le mani avanti. Nessuna ombra mi impedisce di attaccarlo. Bene.

   Immediatamente gli salto addosso. Me lo ritrovo sotto mentre Leonor litiga con un abito esageratamente pomposo per rimettersi in piedi da sola.

   «Rivolgiti a me con rispetto!» l'odore di Lioniel è ovunque: sulla pelle di Joy, nell'aria, su Nor. Mi fa girare la testa. «Pensi di tradirmi, sparire e ricomparire nel mio palazzo come ti pare? Pensi che non ci saranno ripercussioni? No, tu non mi conosci affatto se credi di passarla liscia.»

   Come ho potuto pensare che lui fosse la miglior scelta?

   «Mynthae» la richiamo e lei fende gli steli dell'erba con il suo manto fulvo, silenziosa. «Hai preso parte a tutto questo?»

   Nega. Ha paura, ma è anche sorpresa. Lo sente pure lei: l'odore di Lioniel è forte, come se fosse piombato nel mio palazzo, senza che lei ne sapesse qualcosa.

   Bene, mi ripeto. Se da un canto, persino Mynthae deve ricordarsi di temermi, dall'altro sono soddisfatto della risposta sincera: lei non ne sa niente.

   Questo non cambierà il mio futuro approccio. D'ora innanzi, basta fidarsi.

   «Hai portato il suo fetore nel mio territorio.»

   «Gar,» Joy deglutisce e si fa piccolo sotto di me. «Mio principe, lasciate che vi spieghi. Era tutto progettato per farvi... capire»

   «L’unica cosa che ho capito è che non posso fidarmi di nessuno, specialmente di te.» Dovrei essere sollevato, avevo desiderato con tutto me stesso che Joy mi stesse mettendo alla prova. Tuttavia il dolore dettato dal tradimento ha la meglio su ogni altra cosa. «Ti ringrazio per questa delucidazione. Mynthae, rinchiudilo nelle segrete e incatenalo.»

   «No, Gareth aspetta.» È stata Leonor a opporsi, si fa largo sotto montagne di tulle e merletti. La squadro da capo a piedi: ma chi le ha messo quel orribile colore addosso. Verde, come i colori dello stemma dei Ferier.

   «Già, effettivamente non sarebbe utile» pronuncio. «Potrebbe svignarsela in qualunque momento, anche se in catene. Hai detto di essere una sorta di stregone, eh Joy?» gli fiato sul naso e lo vedo tremare e tremare. Annega nella paura e questo mi piace.

   Lascio che la maledizione scivoli via dal mio corpo e si nasconda in un cantuccio preparandosi alla prossima luna o al prossimo cambio repentino d'umore, poi gli mollo un pugno in pieno volto facendogli perdere i sensi. «Streghe e stregoni, dopo tanti anni di servizio dovresti sapere quanto questi mi nauseano.»

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Sangue e Petali d'ArdesiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora