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GARETH

   Ha promesso che scapperà.
L'ho sentita chiaramente pronunciare quelle precise parole mentre salutava gli altri due cacciatori.

   Quanto può essere ingenua? O meglio, sfacciata. Come può credere che riuscirà a scapparmi? Non si è ancora accorta che ho affondato i miei artigli in lei, un affondo che va ben oltre le ferite che le ho provocato a Damash e a Lut'heln. È la mia preda. Una preda speciale. Non la lascerò andare tanto facilmente.

   'Scapperò, ve lo prometto.' Ha detto, poi l'ho sbattuta in cella, e ho sorriso.

   Scapperà, eh? Sbuffo. La sua espressione esprimeva determinazione, nonostante ciò un briciolo di paura era lì, pronto a offuscarla. Ed è quello che voglio, che abbia paura di me.
Sempre di più.

   Non voglio che mi fissi negli occhi con l'ardore con cui lo fece a Damash o nei pressi della Congrega. Voglio leggerle in faccia terrore puro.

   Ripenso a lei, a ogni briciolo del suo essere che emana spilli appuntiti di diffida. Il mio vero aspetto deve averla scioccata, rifletto. Come darle torto. Almeno su questo.

   Speravo arrivasse con la notte e invece... invece ha dovuto sorprendermi lei per prima. Che sia stata colpa di un caso, una strategia o un imprevisto non importa.

   Ripenso al suo sguardo, il brivido che l'ha percorsa nel momento della realizzazione, quando dalle sue labbra socchiuse è sceso come un sospiro la parola 'Lupo'. Quello che ha rapito il suo compagno, presumo abbia pensato. Quello di Damash.

   Da quel sospiro sono trascorsi giorni. Lunghissimi e freddi giorni in cui lei non si è mossa dalle segrete dove l'ho gettata. Ma non per questo è meno tenace. Ogni volta che scendo per vederla, la trovo accovacciata in un angolo contro il muro logoro che trasuda umidità. Ogni volta mi fissa con aria di sfida e tanto, tanto sconcerto.

Lo fa soprattutto quando torno nella mia forma umana, durante il giorno, quando dalle fessure trapela la luce del sole, cosicché lei possa vedermi meglio. Quando mi è facile mantenere questa mia forma umana...

 Quando mi è facile mantenere questa mia forma umana

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È il momento. Di nuovo. Mi avvicino all'ingresso delle segrete. Due lupi sonnecchiano ai lati della spessa porta in legno e ottone, con una schiarita di voce li rimetto al loro posto: svegli e attenti. Non devono sottovalutare la cacciatrice e io sono stufo di ripeterlo.

   «Se vi ritrovo addormentati, vi spedisco dai Conti come regalo per la loro stupida Luna rossa.»

   Mi soffermo poco sul pelo drizzato dallo spavento e i guaiti di scuse emessi, ho la certezza che non sbaglieranno un'altra volta. Non ne avranno l'occasione. Al contrario mi fiondo attento nell'umida oscurità che riempie quella parte del mio palazzo.

   Scendo le scale scivolose lentamente, ogni mio passo è scandito da un lungo eco. Scendo ancora, penso a quanto sia cambiato questo posto.

   Una volta mi concedevo di illuminare l'ambiente con fiaccole sempre pronte a essere cambiate. Era un'ala del palazzo costantemente piena di gente e in balia del caos.

Sangue e Petali d'ArdesiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora