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LEONOR

Bugiarda.
Quant'è instabile la mia volontà. La cosa buffa è che non me ne ero mai accorta. Mai è stato tanto cristallino come lo è ora: un attimo prima giuro di restare – di restare a fianco di Gareth –, quello dopo invece sono pronta a gettarmi tra le ombre per andarmene.

   Io sono instabile.
Volubile.
E a questo non cè rimedio... Per il momento, almeno. Forse, una volta che avrò consumato la mia vendetta sarà diverso. Forse potrò chiudere questo capitolo della mia vita, far riposare in pace i fantasmi senza volto di Tabar che mi perseguitano e di conseguenza dare tregua anche alla mia mente.

   Il denso fumo che sprigionano le dita di Joy svanisce attorno a noi rivelando la sala colonnata e i ritratti famigliari del palazzo di Lioniel. L'urlo di Gareth è un vago eco nelle mie orecchie. Talmente labile che un singolo sbuffo ha la capacità di metterlo a tacere, il cuore mi rimbomba sordo e forte nei timpani.

   Questa volta la sala è illuminata da una dozzina di torce. Il fuoco risale nelle alcove sprigionando luce sufficiente affinché i tratti delle statue risultino più inorriditi e i ritratti appesi alle pareti più austeri. Ora che conosco particolari della vita di Lioniel, quei volti sembrano – se possibile – ancora più aridi e severi. E non è a causa dell'ombra netta e fiammeggiante, rifletto. I lineamenti rudi restituiscono i loro modi di porsi con Lioniel. Padre e fratelli ritratti con solenne compostezza e l'anima di chi ha a cuore solo la ricchezza.

   Ciò però non cambia le mie intenzioni. Non cancella quello che Lioniel mi ha fatto e la sua sentenza.

   «Cosa è successo in mia assenza?» Joy rilassa le spalle come se fosse stato in tensione fino adesso. Come dargli torto, confrontarsi con Gareth non è stato facile. Per un attimo ho seriamente creduto che gli spezzasse il collo. Mi domando se a differenza del suo principe, Joy sarebbe potuto morire così facilmente.

   «Niente che abbia importanza.» rispondo.

   In realtà niente che voglia raccontargli.

   «Gareth era ricoperto di sangue» Ho l'impressione che stia provando a indovinare il motivo. Ma non c'è molto da indovinare. Con Gareth è tutto piuttosto evidente. «Non ha preso bene la mia scomparsa, vero?»

  Annuisco con il capo e le palpebre si fanno pesanti ripensando a quanto accaduto. «Non... Non mi ha dato l'occasione di spiegare. Non ho avuto cura di lui» sussurro. Uno nodo allo stomaco serra la sua stretta ferrea e gelida. Mentre Lioniel gli faceva chissà cosa, io non sono stata capace di fare l'unica cosa che lui mi aveva chiesto.

   Joy emette uno sbuffo, è una risata che gli rimane in petto. «Se lo conoscessi quanto me diresti il contrario.»

   Lo guardo interrogativa alzando quanto basta il mento per imbattermi nel suo volto. «È andato a caccia per sfogarsi.» Soppesa le parole, come se fosse una cosa tanto assurda quella a cui si sta imponendo di crede. Ma per me non lo è. Perché dovrebbe? Gareth ha trovato un modo per sfogare la sua furia.

   'Non volevo ferirti.' Ripenso alle sue parole, al suo tocco, e rabbrividisco.

   Adesso non è il momento di pensarci! Un problema alla volta, mi rammento e stringo il pugnale con decisione spostandolo allinterno della manica. Al che inizio a marciare, decisa a trovare Lioniel.

   «Si è allontanato dai problemi, questo è tipico suo.» La voce di Joy giunge alle mie spalle mentre m'incammino in direzione del grosso portone, in mente ho solo la sala che intravidi non molto tempo fa. Ho in mente Lioniel e i diversi modi in cui potrei strappargli la vita, se così si può definire questa sua esistenza. «Ma non lo è lasciare il palazzo.» Mi blocco, raggelata dalla voce di Joy, così cupa e seriosa. «Quando è infuriato, quello è il primo posto a risentire della sua rabbia. Gareth, nonostante dica il contrario, odia il suo palazzo. Il palazzo gli ricorda suo padre. Per questo mi stupisce che sia andato a caccia e non abbia invece abbattuto un muro piuttosto.»

Sangue e Petali d'ArdesiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora