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GARETH

   Quella cacciatrice mi farà impazzire. Lei e il suo sangue, mi faranno impazzire. Sui polpastrelli, dove ho potuto sfiorare la pelle calda di Leonor e giocare con la sua ferita, sono rimaste delle tracce di quella linfa scarlatta. Sono tentato di leccarle via. Sono... ipnotiche. Non solo la fragranza che emanano, ma anche il colore, la lucentezza, la consistenza. Tutto.

   Porto le dita alle labbra e avvicino appena la punta della lingua.

   Un sangue dolcissimo.
Ma perché lo bramo cosìtanto? Com'è possibile che mi rapisca al punto da non pensare ad altro?

   «Lo sta cercando.» Il tono serio e pungente di Joy mi richiama, ritraggo la mano serrando i denti infastidito sa questa interruzione. Cammino avanti e indietro per i miei alloggi mentre lui, seduto di fianco al camino, mi fissa con aria annoiata e il suo pelo ispido.

   Le sue parole non fanno presa su di me. Non ancora. È quello che dice subito dopo a catturarmi: «Ho ordinato a Mynthae di rimanere di guardia. Non vogliamo che Leonor esca da quella stanza, ha curiosato abbastanza e creato problemi a sufficienza, non trovi?»

   'Ordinato', 'non vogliamo', 'non trovi', ma come parla?

   «Non sono in vena dei tuoi discorsi, Joy.» Gli sfreccio davanti a passo spedito, voglio prendere aria. Il giardino mi aspetta e con lui la fredda luce della luna. Voglio liberare la Bestia, perché preme per uscire, e per quanto sia diventato bravo a contrastarla – per quando puzzare di cane non è la cosa più comoda da fare – la maledizione non si estingue per mia volontà. Anzi, lavora in senso opposto. Più io la contrasto, più lei tira fuori gli artigli e mi buca le labbra con le zanne.

   Ho quasi raggiunto la porta quando Joy azzanna un lembo della stoffa con cui mi copro e mi trascina indietro.

   «Gareth, sai chi sta cercando Leonor?» chiede con difficoltà, tra la cappa in bocca e le sue vocali trascinate.

   «Certo che lo so.»

   Lioniel.

   A Tabar era ricoperto di sangue quando ci siamo scontrati, come me del resto. Però, quel sangue... Il sangue che lo ricopriva era di Leonor.

È stato allora che ho fiutato il suo profumo, poco prima di iniziare a battermi con Lioniel, in memoria dei bei vecchi tempi; di quando venivano indetti i tornei tra stirpi e di quando potevo spaccargli la faccia senza provocare tensioni politiche.

   Ricordo che mi ero arrabbiato – in mezzo alla cacofonia della battaglia, con ragazze che strillavano, il sangue che zampillava da ogni angolo e le teste dei contadini che saltavano – perché lui era riuscito a ottenere qualcosa di così speciale prima di me. Per la prima volta mi aveva surclassato. Ed era stata pura fortuna, nient'altro.

   «Quel bastardo» ringhio e Joy mi molla rimettendosi a sedere tra la vecchia cenere del camino in disuso.

   «Allora, sai anche cosa significa tutto questo» abbaia.

   Io annuisco riprendendo a camminare avanti e indietro. E poi ancora: avanti e indietro, senza sosta. Questa stanza non è mai stata tanto piccola.

   Infilo le mani tra i capelli e una consapevolezza lacerante mi punzecchia lo stomaco.

   So che, per qualche ragione, Lioniel non ha finito il suo lavoro. Non appena alle sue orecchie giungeranno delle notizie, non appena saprà della cacciatrice... No, della Sopravvissuta. Perché Leonor è sopravvissuta a lui.
Appena saprà che lei si trova nel mio territorio, dentro al mio palazzo... Agirà. È sempre stato geloso; ha sempre dovuto avere e volere ciò che io avevo. Ma non può farci niente se rimane costantemente un passo dietro di me. Pure con Leonor: se l'è fatta scappare.

Sangue e Petali d'ArdesiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora