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GARETH

Recidivo. Lioniel ricade continuamente nelle stesse, snervanti abitudini. Nemmeno cinquecento anni lo hanno cambiato. Pretende quello che è mio. Sempre. Questa volta però non c'è un pubblico da compiacere né una terra da contenderci. Questa volta, calo gli occhi su Leonor, non gli permetterò un gioco facile. Lo distruggerò. Subito. Senza pietà.

   Vederla soggiacere a lui inonda il mio corpo di una rabbia freddissima.
Non so come ci sia riuscito. Il carattere di Leonor non è facile da piegare, per questo Lioniel ha i minuti contati.

   «Ripeti quello che ho detto» le dice stringendo il suo polso e sollevandolo. La ferita si riapre e getta il suo sangue a fiotti sul pavimento.

   'Suggello questo patto all'oscurità che governa in noi' aveva detto. Stavano stipulando un patto di sangue. Un patto infrangibile.

   «Toglile le mani di dosso.»

   Mi chiedo nuovamente come sia riuscito ad abbattere ogni sua difesa. Leonor non vacilla, lei non si arrende. Avrebbe dovuto ucciderlo non prostrarsi ai suoi piedi. Avrebbe dovuto... vendicarsi.

   Faccio un passo ed entro completamente in... merda. Rimango paralizzato. Questa stanza. È satura del suo odore. È come se fossi immerso nel suo sangue.

   Il suo sapore riaffiora sulla lingua, pungendomi i sensi.

   «Sono sorpreso che tu sia venuto da solo, i tuoi cani non hanno seguito il loro principe?» Assottiglio gli occhi, quindi mirava pure a scatenare una guerra tra di noi. Mynthae aveva ragione, stavo per cadere nella sua trappola.

   Lancio una rapida occhiata alle mie spalle, il silenzio riempie il corridoio e la sala colonnata che ho attraversato. Spero che lei arrivi tra non molto per riportare Leonor e Joy a Rodemane.

   «Non mi sembrava una questione tanto importante» dico concentrato su altro.

   Sono sicuro che quando Mynthae farà capolino, Leonor mi guarderà con occhi diversi, con meno gratitudine. Ancora non sa che i suoi amici stanno per varcare il confine dei Ferier; non sa che li ho spinti in una corsa contro il tempo. Giorno e notte a cavalcare senza sosta per non perdere un solo secondo.

   Per fortuna sono ostinati, come lei.

   «Bugiardo.» Lioniel riabbassa il braccio di Leonor, senza però lasciarlo andare. «Credi di avere qualche diritto su di lei perché il destino vi ha fatti incontrare. Ma non è così. Io l'ho trovata a Tabar, io la controllo.»

   I miei pugni si chiudono. Nessuno può controllare Nor. Inoltre, mi rifiuto di pensare che il destino ci abbia uniti. Non credo nel destino né nel caso, credo esistano solo le conseguenze, logiche e a cui non vi è scampo. Tuttavia, se proprio dovessi usare quel pretesto, direi che il destino ci ha fatto incontrare per ucciderci a vicenda. Preda e cacciatore imprigionati in una macabra danza fatta di sangue e... petali d'ardesia.

   La maledizione trova appigli nella mia rabbia, si ciba di essa. Sta prendendo il sopravvento trasformandomi poco a poco.

   Giusto, la maledizione. Rifletto. È questa che ha guidato il nostro incontro, quindi cos'altro è tutto ciò se non una sua diretta conseguenza?

   Ripenso a quella notte, a Damash e all'odore dei gigli freschi sulla tomba di Aelin. Rivedere Leonor sotto a quella debole luce azzurrognola mi procura la stessa scarica elettrica di allora.

   Non si tratta di destino. Forse... è qualcos'altro.

   Qualcosa di più grande e imprescindibile.

Sangue e Petali d'ArdesiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora