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LEONOR

Il respiro di Gareth mi solletica le spalle, si infila tra i nodi dei miei capelli - nella treccia ormai disfatta – mentre volteggiamo nel silenzio della sala. Solamente il sole, qua e là, riesce a vederci. Un curioso visitatore che ci inonda dei suoi raggi, macchiando la nostra pelle. Un visitatore che ci vede: cacciatrice e bestia per mano, mentre si scambiano sguardi eloquenti e si fiorando dolcemente. Predatore e preda che danzano fregandosene distinti, malefici e doveri. Annegano nel sentore dolciastro del vino fermentato per cinque secoli.

   Io sto annegando. Mi manca l'aria a sentire il calore delle dita di Gareth penetrare nei miei palmi...

   «Ehi, mi stai ascoltando?»

   Sbatto le palpebre e vengo catapultata nel presente. Lo sguardo seducente e ubriaco di Gareth svanisce in una nuvola di fumo. Fumo nero e denso, come quello che Joy manipola.

   «Cosa?» Joy mi sta fissando da oltre le sue sbarre con aria scocciata.

   «Mi stai ascoltando?» chiede emettendo un lungo respiro. Ho l'impressione che sia decisamente scocciato.

   «Ehm, sì... Sì, ti ascolto» mento e avvampo. Come ho fatto a distrarmi?

   «Certo.» Mi rendo conto di non averlo convinto molto. «Sei tu che hai insistito per parlarmi.»

   «Lo so.» Digrigno i denti e mi posiziono meglio sullo sgabello scheggiato che ho portato con me. In mano tengo un bicchiere pieno di semplice acqua fredda che per poco scivola oltre il bordo sbeccato. Quando mi sono svegliata, questa mattina, avevo la gola secca. Ho chiesto a Mynthae dell'acqua, solo acqua. E a quanto pare è più difficile trovare quella che botti di vino pregiato e antico in questo palazzo. Questo bicchiere, contiene l'ultima acqua che lei è riuscita a recuperare. Mi chiedo dove si rifocillino... Forse a un ruscello, forse bevono acqua piovana.

   «Quindi, sai anche che non abbiamo tempo da perdere» dice Joy strappandomi ai pensieri. «Lioniel mi sta chiamando e non sarà felice di sapere che mi sono intrattenuto a chiacchierare con te. Nemmeno a Gareth farà piacere.»

   Aggrotto le sopracciglia. «Di Gareth mi occuperò io. In che senso Lioniel ti sta chiamando?»

   Joy sospira e si lascia andare contro il muro.

   Deve avermelo già detto, ma non lo ascoltavo.

   «Be', ho stretto un patto con lui, come ti stavo dicendo.» Ecco, appunto. Mi ha scoperta. «Più precisamente l'ho fatto con Selene, il patto. E in cambio della manipolazione del maleficio devo al suo padrone i miei servigi. Lioniel è interessato ai miei poteri...»

   Bevo un sorso rapido infilando le dita nel bicchiere per sorreggerlo.

   «Perché puoi ferire gravemente Gareth, vero?»

   Joy annuisce e si gratta la testa a disagio. Le catene penzolano e tintinnano attorno alle sue guance piene di lividi, presumo. Tendono a essere violacee, non scure come il resto della sua pelle. «Non è stata l'idea migliore di tutte però...»

   «Nessun 'però' Joy, è stata un'idea pessima» puntualizzo e a lui non fa piacere sentire la verità. Passa una mano sul viso, premendo indice e pollice agli angoli della bocca e inspira. Una, due, tre volte.

   «Posso sapere perché c'è tanto astio tra di loro, tra Lioniel e Gareth?» chiedo.

   Joy sospira e si struscia gli occhi con i palmi prima di rispondermi. «Sono sempre state due teste calde.» La sua voce è roca, stanca. «Lioniel veniva bastonato dai suoi fratelli più grandi. In quanto quintogenito non avrebbe mai ereditato più di un sacco con i gioielli della madre. Il primogenito prende il posto del padre, il secondo diventa comandante delle truppe, il terzo si occupa delle finanze, il quarto del contado. E allora, a Lioniel non rimane niente.» Joy resta in silenzio, con quattro dita della mano destra alzate, una per ogni figlio del Conte Ferier che prende parte della sua eredità, responsabilità comprese. «Lioniel è cresciuto con la convinzione di dover primeggiare su tutto per mostrare alla sua famiglia di essere degno perlomeno del loro rispetto, e non una ruota di scorta. Ma poi... poi ha incontrato Gareth.»

Sangue e Petali d'ArdesiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora