12. are you kidding me?

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mi svegliai, sentendo del morbido sotto di me.
aprii gli occh, infastiditi dalla luce che proveniva dalla finestra.

quando riuscii a mettere a fuoco la vista, mi guardai intorno.
non era la mia stanza.

ero spaesato perché non capivo come ci fossi finito lì.
capii che fosse la stanza di jisung, ma ancora non riuscivo a capacitarmi di come ci fossi arrivato.

ero senza maglietta e il mio petto era ricoperto di segni rossi e alcuni lividi.

mi preoccupai, toccando quei segni.
avevo fatto a botte con qualcuno?

spostai lo sguardo al mio fianco, e quello che vidi fece fare un salto al mio cuore.

jisung che dormiva beato abbracciato al mio braccio.
era così carino con la faccia leggermente schiacciata sul materasso. talmente tanto che riuscì a strapparmi un sorriso.

non ricordo ancora cosa sia successo quella notte, e forse non lo saprò mai. forse jisung lo sapeva, ma non me lo ha mai detto.

posso solo farmi un'idea di quello che fosse successo. ma una cosa è certa, non siamo andati... oltre.

cercai di divincolarmi dalla presa di jisung per alzarmi, ma non sembrava intenzionato a mollarmi.

spostai lentamente il suo braccio, e lui sembrava non essersene minimamente accorto. finalmente riuscii ad alzarmi.

cercai la mia maglietta, trovandola in un angolo sperduto della camera.

me la misi. annusandola però, puzzava di alcool, e stavo iniziando a non sopportare più quell'odore.

buttai la maglia per terra, decidendo di rimanere a petto nudo.
andai in bagno, sapendo già dove fosse.

mi sciacquai la faccia con acqua fredda, per poi asciugarla. mi guardai allo specchio, iniziando a farmi complimenti mentali da solo.

il mio fisico non era per niente male. era l'unica cosa che mi piaceva di me. il mio viso non mi è mai piaciuto, l'ho sempre trovato troppo scavato e 'strano'.

tornai in camera di jisung, sorprendendomi di non trovarlo nel suo letto. guardai per tutta la stanza ma nulla.

scesi al piano di sotto, ed è lì che lo trovai, intento a reggersi in piedi e a mangiare una ciambella.

era ancora senza maglietta. la vista del suo busto stretto e le sue spalle larghe era semplicemente meravigliosa.

non notò subito la mia presenza. rimasi a fissarlo, appoggiato allo stipite della porta per forse cinque minuti buoni. era così carino anche dopo una sbronza.

ma che dico carino... jisung era estremamente attraente, soprattutto in quel momento.

non era ancora abituato a bere. era solo la seconda volta che lo faceva, e quella volta esagerammo un po' troppo.

«buongiorno» decisi di rompere il silenzio.
si girò sussultando, e quando mi vide, spalancò gli occhi.

«che ci fai tu qui?» disse scioccato. subito dopo si ricordò di essere senza maglietta e si coprì il petto con le mani.

«non c'è bisogno che ti copri, nulla che non abbia già visto» a queste mie parole sbiancò di colpo.

«nel senso che...»
«no, non in quel senso. però ho alcuni ricordi di ieri sera» in parte era vero. ricordavo solo quando gli tolsi la maglietta, ma nulla di più.

lo squadrai dall'alto al basso. aveva un fisico niente male. camminò velocemente nella mia direzione, sorpassandomi. io fui più veloce e lo afferrai per il polso.

the one that got away (minsung) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora