15. forget the past

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«scusami, ma non posso» disse jisung. si alzò da letto, iniziando a prendere le sue scarpe.

io in quel momento non capii.
jisung che succede?» chiesi più confuso che mai.

«perché? perché ti piaccio? io... non devo piacerti» l'ultima frase la disse piano e sotto voce, come se non volesse che io lo sentissi.

stava per andarsene, ma io lo fermai dal braccio.
«si può sapere che cazzo ti prende?!» urlai.
lui si fermò, abbassando la testa e si girò verso di me.

«minho... perché ti piaccio?» aprii la bocca per dire qualcosa, ma poi mi bloccai. non sapevo come rispondere.

mi piaceva tutto di lui. ci conoscevamo da poco tempo, eppure con lui stavo bene.
ero me stesso e non dovevo usare nessun tipo di maschera.

«io..» esitai, muovendo i miei occhi per tutta la stanza
«vedi? non lo sai nemmeno tu» aveva gli occhi lucidi, ed era in procinto di piangere.
«ti prego, non cercarmi più» detto questo, si strattonò dalla mia presa ed uscì definitivamente da quella stanza.

ero rimasto solo, al centro della stanza, con lo sguardo perso che guardavo un punto della stanza.

sentivo gli occhi bagnarsi. "perché mi ha fatto questo?" "cosa gli ho fatto io?" "ritornerà dicendomi che è uno scherzo?"

queste domande giravano nella mia testa.
ma più i minuti passavano, più lui non tornava.

mi passai le mani sul volto, in procinto di piangere.
aprii la finestra e mi affacciai per fumare una sigaretta.

mi guardai intorno. era un punto alto ma non troppo, o almeno non abbastanza da farmi venire le verigini.
abbassai lo sguardo di sotto e vidi un gruppo di ragazzi.

dovrebbero aver avuto la mia età. però notai qualcosa di strano: stavano accerchiando qualcuno.

osservai meglio la scena, cercando di capire cosa stessero facendo e cosa volessero da quel ragazzo.

mi misi la giacca, così da non restare senza nulla. senza pensarci, uscii dalla stanza e andai al punto in cui era il gruppo.

quando arrivai, li guardai meglio. erano sei ragazzi, quasi tutti vestiti di nero. stavano accerchiando qualcuno, questo era piuttosto chiaro.

poi sentii qualcuno ridere.
una risata di quelle sadiche, che si sentono nei film horror.

mi avvicinai ancora, cercando di non farmi vedere o sentire.
mi nascosi dietro un muro lì vicino, così da poter sentire quello che dicevano.

«ora ci divertiamo» disse uno di loro. dal tono della voce sembrava divertito dalla situazione.

mi affacciai per vedere meglio. iniziarono a tirare calci e pugni a chiunque stessero picchiando.

non sapevo chi fosse quel povero malcapitato, ma mi feci comunque avanti.
«ehi!» urlai, così da far ricadere l'attenzione su di me.

uno dei ragazzi si girò verso di me. sbiancai quando vidi chi fosse.

per spiegarvi meglio il motivo della mia reazione, è necessario fare un piccolo passo indietro.

tempo prima, circa due anni prima, facevo parte di un gruppo di persone che faceva uso di sostanze, ed era anche piuttosto potente nella mia città.

all'inizio era divertente.
poter entrare in ogni locale gratis, portarsi una diversa a letto ogni sera.

l'anno dopo, iniziò a farne parte anche hyunjin, e le cose erano sempre le stesse.

ma poi, iniziarono a chiederci di fare cose per loro.
come uccidere qualcuno, vendere droga, picchiare persone anche se non lo meritavano.

insomma, la cosa era diventata pesante, sia per me che per hyunjin. decidemmo di abbandonare quel giro, anche essendo a conoscenza delle conseguenze.

the one that got away (minsung) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora