18. it's ok

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minho's pov

uscii da casa dei genitori di hyunjin con gli occhi lucidi. raccontai loro tutta l'amicizia tra me e lui. fu un po' doloroso rivivere alcuni momenti, specialmente perché erano ferite non totalmente chiuse.

non ero sicuro di come mi sentissi in quel momento. ero confuso, e soprattutto faceva male, molto male.

mi incamminai verso casa mia. era ancora pomeriggio e non avevo molto da fare. dopo tre giorni sarei dovuto ritornare a scuola, ma non avevo alcuna intenzione di farlo.

ormai avevo accettato il mio destino. sarei stato bocciato, e a me andava bene così. senza hyunjin, andare a scuola non avrebbe più avuto senso.

con chi avrei passato le ore di lezione? in totale silenzio, senza nessuno con cui scherzare e ridere, anche della minima cosa.

volevo bene a hyunjin, più di quanto dessi a vedere. forse anche lui metteva in dubbio i miei sentimenti nei suoi confronti.

non so cosa pensasse, ma spero che fossero solo cose positive, e che non si sia pentito, quasi, di tutto quello che abbiamo fatto insieme.

tornai a casa, sapendo che mio padre non ci fosse. andai verso la cucina cercando qualcosa da mangiare.

aprii il frigo, non trovando nulla. poi aprii una mensola, trovando un pacco di patatine. lo aprii, prendendo una patatina.

«beh, meglio di niente» dissi, mettendo la patatina in bocca.

mi andai a sedere sul divano, accedendo la televisione. era da un po' che non la guardavo. il primo canale che trovai era un telegiornale.

senza farlo apposta, si annunciava proprio la morte di hyunjin, nonostante fossero passati giorni.

"morto il figlio di una delle famiglie più importanti della Corea" citava una scritta in alto.

c'erano delle immagini di alcuni infermieri che portavano via il suo corpo, ricoperto da un panno di plastica.

improvvisamente mi passò la fame. buttai il pacchetto di patatine dall'altra parte del divano, spegnendo immediatamente la televisione.

corsi in cucina, aprendo il rubinetto del lavandino. mi buttai dell'acqua in faccia, senza curarmi di bagnare i vestiti.

le immagini del corpo di hyunjin che veniva portato via, anche se coperto, mi avevano dato delle sensazioni poco piacevoli.

«perché proprio tu? perché?» mi appoggiai con le mani al mobile della cucina, sentendo delle strane vertigini in tutto il corpo.

era come se sarei potuto svenuto da un momento all'altro. iniziai a respirare pesantemente, nonostante sentissi il respiro mancarmi.

abbassai la testa per guardarmi i piedi. stavo avendo un attacco di panico, e non era per nulla una sensazione piacevole.

mi accasciai a terra, chiudendo gli occhi, cercando di pensare ad altro. ma il mio cervello andava sempre su quelle immagini viste al telegiornale.

cercai di regolare la respirazione, facendo dei piccoli respiri. pian piano ci riuscii. avevo tenuto le mani strette a pugno per tutto il tempo.

quando le riaprì, c'erano i segni delle unghie sui palmi. quando ero piccolo capitava spesso. erano anni che, però, non avevo un attacco di panico.

rimasi seduto per terra, fissando il tavolo. cercai il mio pacchetto di sigarette nella tasca, e quando lo trovai, presi una sigaretta.

la accesi, facendo dei tiri. il quel momento, una sigaretta era quello che ci voleva. rimasi li per terra a fumare finché la sigaretta non finì.

the one that got away (minsung) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora