27. take my hands now..

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«cosa sta succedendo?» chiesi.
quel tipo difronte a me, era lo stesso che mi aveva picchiato nel retro del motel, ed era anche lo stesso che aveva ucciso hyunjin.

«ciao minho, da quanto tempo. scommetto di averti lasciato dei bei segni addosso, non è vero?» disse sarcastico una volta che mi vide.

«perché sei qui?» non gli diedi retta e continuai a parlare.
lui sospirò, battendo le mani.
«questo posto è mio minho. dato che ti sei rifiutato di fare dei servizi per me, ho reclutato il tuo amichetto» disse l'ultima parte indicando jisung.

guardai jisung poi la persona difronte a me.
«cosa vuoi da lui?»
«io? assolutamente nulla. voglio solo che entrambi impartite la vostra lezione»

si avvicinò lentamente a jisung con fare minaccioso.
«specialmente tu»

jisung lo guardava dal basso, impaurito.
«sta attento a quello che dici» mi misi davanti a lui, fronteggiandolo.
lui se la rise, ritornando indietro, sedendosi su un divano.

«per ora vi lascio andare. ma sappiate che se dovesse accadere un'altra volta» disse impugnando un coltello.
«questo vi farà molto male»

vidi il pomo d'adamo di jisung fare su e giù.
gli afferrai la mano, cercando di non farmi vedere dall'altro, che sembrava impegnato ad osservare il suo coltello ben affilato.

iniziai a camminare verso la porta, vedendo felix steso lì per terra.
jisung si accasciò su di lui, e gli mise una mano al lato del collo, e subito dopo rilasciò un respiro di sollievo.
«ok, respira ancora»

io annuii, caricandomi felix sulla schiena.
iniziammo a camminare verso l'auto della mamma di felix, che era parcheggiata poco più distante da quella casa.

jisung, vedendo la donna fuori dall'auto, iniziò a correre verso di lei.
io nel mentre, stavo portando felix come un sacco di patate sulla mia schiena.

quando arrivai anche io, la madre di felix per poco non tirò un urlo.
«cos'è successo a mio figlio?!» lo poggiai per terra affianco alla macchina, mentre jisung spiegava la situazione alla donna.

«mi sembrava di aver visto una bottiglietta d'acqua nei sedili posteriori dell'auto» dissi.
la signora annuì, ed io andai a prendere la bottiglia.

la aprii e la rivesciai subito in faccia a felix.
lui si risvegliò quasi subito, in cerca di aria.
jisung rilasciò un sospiro di sollievo, e stessa cosa sia madre.

jisung si fiondò per abbracciare felix, che non capì subito cosa stava succedendo.
«ji-jisung?» domandò l'australiano intontito.
«si. si, sono io» rispose sul punto di piangere.

i due si abbracciarono, sotto gli sguardi addolciti miei e della madre di felix.
«quel tipo mi ha colpito prima che potessi accorgermi di lui»
«sono sicuro che avresti potuto fargli il culo, se solo non ti avesse preso alla sprovvista» disse jisung.

effettivamente aveva ragione.
felix era una cintura nera in taekwondo, e solo un suo calcio poteva mandarti all'ospedale.

entrammo tutti e quattro in macchina, allontanandoci sempre di più da quel posto.

^^

«allora minho, dove abiti?» mi chiese la madre di felix, quando arrivammo vicino casa di jisung.
«ehm-» cercai di rispondere, ma jisung fu più veloce di me.
«si ferma a casa mia, vero minho?» si girò verso di me, e io non potei fare altro se non annuire.

scendemmo dall'auto, e ci avviammo verso casa di jisung.
sua madre non era in casa, e sarebbe ritornata la sera.

«che bello essere ritornato a casa» fu jisung ad entrare per primo.
nel mentre, da dietro lo cingevo dai finachi, appoggiando il mio mento sulla sua spalla.
«mi sei mancato» dissi.

lui si girò verso di me, prendendomi il viso fra le mani.
«anche tu, non sai quanto» mi baciò, premendo con forza le sue labbra sulle mie.

era un bacio bisognoso, quasi disperato.
entrambi non ci eravamo visti per settimane, e la mancanza l'uno per l'altro si stava facendo sentire.

ci staccammo dopo poco, e salimmo al piano di sopra, in camera di jisung.
si chiuse la porta alle spalle, ritornando da me.

gli misi le mani sui fianchi, e ripresi a baciarlo, ma questa volta in modo più dolce.
le sue di mani, finirono sotto la mia maglietta, e iniziò a passarle per tutto il mio addome.

le mie iniziarono a scendere, fino ad arrivare al suo sedere.
lo strinsi con gelosia, come se jisung potesse scappare da un momento all'altro.

pensai di aver intuito a che punto volesse arrivare jisung, per questo cercai di slacciare i suoi pantaloni.

ma quando ci provai, jisung si staccò subito da me, spingendomi via delicatamente.
«va tutto bene?» gli chiesi preoccupato dal suo comportamento.

lui si sedette sul letto, abbassando la testa e giocando con le sue dita.
«scusami minho. è che..» non riuscì a finire la frase che iniziò a piangere.

mi precipitai su di lui, e lo strinsi in un abbraccio, che venne subito ricambiato.
«ehy ehy, sta tranquillo, non è successo nulla. non dobbiamo se non vuoi, ricordatelo» cercai di tranquillizzarlo, ma lui sembrava ancora scosso.

si immerse nell'abbraccio, quasi come se stesse cercando di nascondersi o di scomparire.
«jisung, guardami» gli presi il viso tra le mani, obbligandolo a guardarmi.

«che è successo?»
lui abbassò lo sguardo, senza rispondere in un primo momento.
poi fece un lungo respiro, e riprese a parlare.
«non... non voglio dirtelo adesso... forse... forse più in la» rispose tra un singhiozzo e l'altro.

io annuii.
comprendevo il fatto che non volesse dirmelo, perché significava che era una cosa più grossa del previsto.

^^

rimasi a casa di jisung per tutto il pomeriggio.
arrivò la sera, ed eravamo ancora nel suo letto. dopo quello che era accaduto, jisung si addormentò fra le mie braccia.

mi alzai dal letto, sotto lo sguardo inquisitorio si jisung.
«dove vai?» mi chiese.
io mi fermai davanti al suo letto.
«prendi le mie mani» le allungai verso di lui.

titubante lo fece, e io lo spinsi verso di me.
«ti ricordi quando... ballammo nella stanza di quel motel?» gli chiesi.

lui rise un po'.
«si, me lo ricordo. a proposito, sei davvero bravo a ballare»

io sorrisi a quell'affermazione.
«anche tu non te la cavi male»
«ti va di ballare?» gli chiesi.

lui rise un po', per poi annuire imbarazzato.
restammo a ballare in camera sua, senza musica, per forse dieci minuti.

l'unica cosa che mi importava in quel momento era vedere jisung felice, e a quanto pare ci stavo riuscendo.

aveva un sorriso stampato in faccia.
uno di quelli difficili da dimenticare.
ed io il suo sorriso non lo dimenticherò mai.



buon tutto.

stavo pensando... e se facessi uno spin-off sulla seungjin?

diciamo che qui non me li sono cagati tantissimo.
sarebbe interessante sapere i retroscena della loro relazione.

ma nel dubbio, non penso lo farò ora perché ho già due storie da continuare.

domanda di rito: come state? :)

the one that got away (minsung) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora