25. a little story (pt2)

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third person's pov

due anni prima...

da quel giorno, iniziò il così detto "calvario di jisung". non ci fu un giorno in cui non si pentì della sua decisione e in cui non maledì se stesso.

all'inizio era anche sopportabile. del resto, doveva solo fare delle semplici consegne, come ad esempio droga. ma col tempo, iniziarono a pretendere sempre di più.

iniziarono a chiedergli di fare atti di stalking, bullismo e addirittura di uccidere qualcuno.

si rifiutò riguardo alle ultime due, per questo changbin, che andava nella sua stessa scuola, iniziò a bullizzarlo. ma non solo a scuola, anche nel loro piccolo "quartier generale".

lo stress accumulato da jisung, gli portò a fare cose che non faceva da tempo.

ricominciò a tagliarsi, a non mangiare e anche a non dormire per paura che potessero ucciderlo nel sonno.

però c'era qualcuno che si era accorto di tutta la situazione in cui jisung viveva. questa persona era chan.

avrebbe voluto aiutarlo, addirittura a lasciare quel giro, ma sapeva che se l'avrebbe fatto avrebbero punito lui e ucciso jisung.

quest'ultimo era costantemente minacciato dal gruppo. non c'era un giorno in cui non gli puntassero un coltello contro e gli dicevano che se avrebbe osato dire qualcosa a qualcuno, quella lama sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe visto.

«sei sicuro di star bene?» gli chiese chan un giorno. lo aveva visto peggiorato. delle enormi occhiaie gli circondavano gli occhi, e sembrava essere sotto effetto di qualche sostanza.

il che era così. jisung aveva preso, o meglio, rubato, delle pillole dal garage. non sapeva esattamente cosa fossero, ma si sentiva meglio sotto il loro effetto.

era comunque più debole del solito, e si sentiva senza un briciolo di energia.

«si chan, sto bene. sono solo un po' stanco» era vero del resto, solo che aveva tralasciato la parte delle pillole.

«non sembra, però se lo dici tu. riprenditi, altrimenti se ti vedono così ti tormenteranno»

come se non succedesse tutti i giorni.
pensò jisung mentre fissava chan negli occhi.

quest'ultimo si allontanò, iniziando a sentirsi sempre più stanco. si andò a sedere su un divanetto lì vicino. decise che si sarebbe soltanto riposato gli occhi, ma invece finì per addormentarsi.

venne risvegliato poco dopo, in modo molto brusco, da uno dei suoi compagni.
«svegliati coglione, abbiamo da fare» per poco jisung non cadde per terra dallo spavento, ma si svegliò lo stesso seguendo il ragazzo.

jisung aveva anche smesso di andare a scuola per un periodo, finché sua madre non lo venne a scoprire e lo costrinse a ritornarci.

la mattina andava a scuola senza aver dormito, difatti dormiva sul banco, e subito dopo la scuola andava dai suoi "amici".

come aveva promesso, nessuno sapeva di questa sua "seconda vita", nemmeno i suoi migliori amici, che lo imploravano sempre di uscire con loro.

jisung però, rifilava loro sempre la solita scusa.
"scusate ragazzi, sono troppo stanco. sapete, non riesco più a dormire la notte" e li lasciava con mille domande.

jisung e il suo compagno erano arrivati dagli altri, che sembravano intenti nell'organizzare qualcosa.

onestamente a jisung non interessava molto, lui eseguiva e basta, cercando di commettere meno errori possibili e di salvarsi il culo ogni volta.

the one that got away (minsung) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora