29. a promise that I couldn't keep

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«ma... che ci fai tu qui?!» mi urlò jisung appena mi vide.
ero andato davanti a scuola per passare a prenderlo. lui si fiondò nelle mie braccia, dandomi un bacio davanti a tutti.

jisung era ormai all'ultimo anno di liceo, mentre io avevo abbandonato l'anno prima.
stavamo insieme da già un anno, e tutto sembrava andare a meraviglia.

finalmente, in quell'anno, eravamo riusciti a stare insieme, senza problemi o persone indesiderate.

«cosa ti sembra? sono venuto a prenderti» lo abbracciai e lo baciai a mia volta.
lo presi per mano, avviandomi verso casa sua. il tragitto fu silenzioso, ma di un silenzio non imbarazzante, tutt'altro.

jisung faceva dondolare le nostre braccia, mentre le nostre mani erano ancora unite.
in quel momento mi sembrò di essere davvero felice, e forse è perché lo ero davvero.

amavo jisung, più di ogni altra cosa al mondo, e niente e nessuno avrebbe mai potuto farmi cambiare idea.

mi girai per guardarlo di sfuggita.
stava sorridendo, mentre guardava dritto davanti a se.
aveva un sorriso bellissimo, ma non avevo mai avuto l'occasione di dirglielo.

non prima di quel giorno.

«lo sai che hai un sorriso stupendo?»
si girò verso di me, con le guance leggermente arrossate. abbassò la testa, imbarazzato.

«non fare così, è la verita»
si fermò in mezzo al marciapiedi.
«ehi tutto bene?» gli chiesi preoccupato.

dopo pochi secondi, si fiondò su di me abbracciandomi.
non ricambiai subito, per via della spontaneità di quell'azione.

«si, sto bene. andiamo a casa dai» disse, e subito dopo mi stampò un bacio sulle labbra.

^^

eravamo a casa sua, come sempre del resto, sul letto, mentre ascoltavo jisung parlare di cose totalmente casuali.

a volte se ne usciva con frasi del tipo: "se la luce è più veloce, perché il buio arriva prima?" oppure
"se fossi un uovo mi ameresti lo stesso?" e domande di questo genere.

le uniche cose che facevo erano annuire e sorridere, senza effettivamente capire perché mi stesse facendo quelle domande, molto spesso, senza alcun senso.

ma a me andava bene così. finchè lui era felice, lo ero anche io.

«a cosa pensi?» fu jisung ad interrompè il flusso dei miei pensieri.
«a noi due» gli risposi.

«stavo pensando a quest'ultimo anno, e a quanto sono felice qui con te. spero che tutto questo non finisca mai» continuai.

lui si strinse ancora di più a me, poggiando la sua testa nell'incavo del mio collo.
sentivo il suo respiro caldo addosso, che mi faceva sentire relativamente rilassato.

«ti amo» lo sentì dire.
il mio cuore fece un tuffo. jisung non me lo diceva spesso, e queste due semplice parole mi fecero, sentire estremamente bene.

gli afferrai il mento, portando il suo sguardo sul mio.
«anche io, più di ogni altra cosa» gli stampai un bacio sulle labbra, seguito da un altro, e un altro ancora.

alla fine finì con jisung a cavalcioni su di me, mentre i baci casti che ci dammo poco prima, si trasformarono in qualcosa di più spinto.

la sua bocca si muoveva sulla mia con una facilità disarmante.
perché era così che mi sentivo ogni volta che lo baciavo.

mi sentivo bene ma allo stesso tempo estremamente esposto, come se alla minima parola o gesto sbagliato, evessi potuto ferirlo.

e ferirlo era l'ultima cosa che volevo.
lo amavo troppo per permettermi di fargli un qualsiasi torto. non avrei mai permesso a me stesso di fargli qualcosa di male.

in sostanza: stavo proteggendo jisung da me.
ogni volta che lo baciavo, sentivo il suo amore nei miei confronti, e questo faceva quasi male.

perché sapevo che, qualsiasi cosa avessi fatto, non sarei riuscito a dargli l'amore di cui aveva bisogno, e di dimostrargli quanto ci tenevo a lui.

mi ero imposto sempre e solo un unico obbiettivo, ovvero quello di proteggere jisung.
lo avrei protetto, non importava come, ma lo avrei fatto.

era una promessa che avevo fatto a me stesso, e che se avessi infranto, non mi sarei mai perdonato.

eppure, quella promessa la spezzai, quando un giorno jisung non era a casa sua.

sua madre mi disse che era uscito la mattina presto, ma che non era ancora tornato.

entrambi pensammo alla stessa identica cosa.
«nom sarà..» disse lei, lasciando in sospeso la frase.

scuotei la testa velocemente, come per cancellare quelle parole.
«no, non è possibile» continuai a negare.

ma poi, le ore passarono, e di jisung nessuna traccia.

«quando torna gli farò una di quelle ramanzine che ricorderà per sempre» disse sua madre.

entrambi ridemmo per allentare la tensione creatasi tra quelle quattro mura.

ma nessuno dei due, in quel momento, sapeva che jisung non sarebbe ritornato.

mai più.




ciao🧍‍♀️

non💃mi🦿odiate🤸

solo qui per dirvi che ho l'ultimo capitolo già bello pronto, quindi potrei postarlo in ogni momento.

vvb :)

the one that got away (minsung) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora