22. where have you been?

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passarono i giorni, ma di jisung nessuna traccia. dire che ero preoccupato è dire poco. incolpavo me stesso per averlo lasciato andare da solo.

provai ad andare a casa sua, ma neanche sua madre sapeva dove fosse. un giorno la trovai piangendo, e appena mi vide, mi abbracciò fortissimo.

venne da piangere anche a me, ma non lo feci. jisung mi mancava, anche se solo per qualche giorno.

poi, i giorni diventarono settimane. sua madre ne denunciò la scomparsa alla polizia locale, ma non fecero granché per trovarlo.

anche con la mia testimonianza, le cose non cambiarono.

più i giorni passavano, e più mi sentivo in colpa. l'unica cosa che potesse distrarmi da quella situazione erano la droga e l'alcool.

avevo paura. paura di averlo perso, ma non volevo ammetterlo a me stesso. ero come rinchiuso in un limbo di pensieri negativi, che mi dicevano che jisung fosse scomparso per sempre e non l'avrei mai più rivisto.

una parte di me, però, ci sperava. sperava che jisung sarebbe ritornato e mi avrebbe abbracciato più forte che mai. non ci avrei pensato due volte dirgli tutto quello che provavo.

ma purtroppo, non accadde per un po'. provai anche a cercare i due ragazzi che erano venuti a casa mia, ma erano come scomparsi nel nulla.

anche changbin. secondo felix, non veniva a scuola da almeno due settimane, ovvero le stesse dalla scomparsa di jisung.

l'altro tipo... chan, era come se non fosse mai esistito, perché nessuno sapeva della sua esistenza. provai a chiedere in giro, persino alla madre di jisung, ma nulla.

erano scomparsi, tutti e tre. mi rifiutai di credere che le "sparizioni" fossero collegate, anche se era piuttosto plausibile. sarebbe stato difficile però, spiegarlo alle persone.

non potevo semplicemente dire: "si ecco, due tipi sono venuti a cercare jisung, e il giorno dopo sono spariti tutti e tre".

non penso qualcuno mi avrebbe mai creduto. provai però, a spiegarlo alla madre di jisung. sorprendentemente lei mi credette.

disse che ultimamente notava dei comportamenti strani in jisung, e che tronava spesso tardi dopo scuola. pensava fosse per colpa mi, ma quando le dissi di no, scoppiò un'altra volta a piangere.

«ho perso mio figlio! è tutta colpa mia! non sono mai stata una buona madre per lui!» urlava lei, l'ultima volta che andai a trovarla.

avevo perso totalmente le speranze, sopratutto quando vidi la maglia che jisung aveva indosso quel giorno tra dei cespugli, non molto lontani vicino casa sua.

in quel momento, il mondo mi crollò addosso. ed è lì che realizzai che forse non lo avrei più rivisto.

mi rifiutavo di crederci. non poteva essere vero. non potevo aver perso jisung da un giorno all'altro.

dovevamo ancora fare molte cose insieme.

mi accasciai nel buio della mia stanza, mordendomi il braccio per soffocare i singhiozzi.

in quel momento pensai di farla finita. avevo perso l'unica ragione per cui mi svegliavo la mattina.

era come se la vita avesse perso il suo senso, e così non c'era più motivo per continuare a vivere.

ma proprio quando la speranza sembrava persa, il giorno dopo accadde qualcosa di inaspettato.

the one that got away (minsung) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora