16. forgiveness?

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sentii una sensazione sul mio petto, come un peso.
aprii gli occhi, vedendo jisung che teneva le sue mani sulle mie.

lo stavo abbracciando, e a lui sembrasse non dispiacergli. lo abbracciai ancora più forte, ma una fitta lancinante al petto mi colpii, facendomi quasi urlare.

jisung si svegliò di colpo, per via del mio mezzo urlo. girò la testa verso di me, guardandomi con sguardo preoccupato.

«tutto bene?» chiese con la voce ancora impastata da sonno. strinsi gli occhi per il dolore, e annuii.

a questo punto lui si mise seduto sul letto. cercai di imitarlo ma il dolore aumentava ad ogni mio movimento.

«aspetta qui» disse jisung. si alzò da letto andando verso la porta.
«dove vai?» gli chiesi flebilmente, steso sul letto.

«vado a prenderti un antidolorifico» «non ce n'è bisogno» sbuffò.
«si invece. aspettami qui e non muoverti, ti porto anche del ghiaccio»

mi misi una mano sulla fronte. faceva male tutto, anche la testa, ma ormai a quello ci ero abituato.

poco dopo, jisung tornò con un intero kit medico con se. nella mano destra aveva un bicchiere con dell'acqua e una confezione di antidolorifici.

nella mano sinistra aveva uno di quei cosi che contiene il ghiaccio. avvicinò quest'ultimo, posandolo su un livido che avevo sul petto.

«ahia cazzo!» esclamai. fece troppa pressione sul livido, cosa che mi portò quasi a tirargli un pugno.

«oh, scusa» disse allontanando la sua mano. prese una pillola dalla confezione, mettendola nel bicchiere d'acqua.

mentre aspettava che si sciogliesse, la poggiò sul comodino di fianco al letto. si girò verso di me, con uno sguardo di rimprovero.

«cos'è successo?» disse in tono di rimprovero.
non riposi subito. stavo ancora cercando di riprendermi dal mal di testa.

gli raccontai quello che accadde, omettendo che conoscessi chi fosse stato a picchiarmi.

non volevo che pensasse che in qualche modo me lo fossi meritato.

«ma... perché lo ha fatto?» chiese infine jisung. alzai le spalle, come se non ne sapessi nulla.

«non importa, l'unica cosa importante è che ora sono qui, e sto bene... più o meno» mi misi seduto sul letto, con le gambe distese, facendo un po' di fatica. presi il bicchiere con la pillola ormai sciolta.

lo bevvi tutto in un sorso. era frizzante, senza sapore, come se stessi bevendo della semplice acqua frizzante.
non ero sicuro avrebbe fatto effetto, ma tentai comunque.

«certo che te la sei cercata..» sussurrò, ma feci finta di non sentirlo.

appoggiai la schiena al muro dietro al letto.
jisung si sedette affianco a me, in un piccolo spazio rimasto libero del letto.

«che ore sono?» chiesi. jisung guardò verso la sveglia sul comodino.
«le dieci» annuii.

«non dovresti essere a scuola?» chiesi di nuovo.
«dovrei, ma come potevo andare con la consapevolezza che tu eri qui?» disse poi.

distolsi lo sguardo dal suo. il fatto che avesse saltato scuola per colpa mia, mi rendeva triste.
poi ritrovai il coraggio di guardarlo in faccia.
«non hai detto che non dovevo più cercarti? eppure eccoti qui»

ora era lui ad abbassare lo sguardo. «si. mi dispiace per averlo detto, ma ero nel panico» avvicinai una mia mano alla sua.

«perché? ti ho fatto qualcosa?» scuotè la testa.
«no, non sei tu, è qualcosa legato al mio passato. te lo dirò, magari un giorno»

the one that got away (minsung) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora