Abyss

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CHAPTER FOURTEEN.

ABYSS.

Ed eccomi qui. Nel posto in cui mi sento a casa. In cui i ricordi galleggiano ancora, appesi ad un filo. Un filo che potrebbe spezzarmi, ma non voglio. Non ancora.

Ho bisogno dei ricordi perché mi mantengono viva, e lo so, mi uccidono anche, ma non posso farci niente. Ho paura, paura che un giorno non possa più ricordarmi di loro. Ho paura che non possa più ricordare i momenti passati insieme.
Ho soltanto paura, e non è da me.

Maschero la mia tristezza, la mia distruzione. Il mio cuore è, ormai, spento. E ho paura che non possa più riaccedersi.
Le lacrime sono finite, non ho più niente da versare. Tutto il mio corpo è comandato da una me distrutta. Non riesco più a conviverci. Non so più cosa fare.

Il baratro si sta avvicinando. Se cado giù non risalgo. Stavolta non ci riuscirei.
E mi fa rabbia perché sto perdendo una parte di me.

Buttai un sospiro dalle labbra mentre le mie braccia circondarono le mie gambe, per mettermi in una posizione più comoda.

L'aria era abbastanza fresca e io non facevo altro che stringermi su me stessa.
Non avevo niente con me se non il mio zaino e le mie sigarette, quasi tutte consumate.

Le labbra ormai rovinate dai miei continui morsi e le mani fredde come il ghiaccio.

Amavo stare lì, sola.
La pace intorno a me e il silenzio a fare da sottofondo.
E i pensieri spenti, solo per un attimo. Solo per un secondo.

Presi il mio polso in una stretta ferrea e comincia a graffiare. Ancora e ancora. Strinsi forte, ma non sentii niente. E comincia a stringere ancora più forte, graffiando con tutta la forza che avevo cercando di alleviare tutto il dolore che avevo dentro.

Niente. Non sentivo completamente niente. Anche quando il polso cominciò a pulsare e i graffi divennero rossi e gonfi.

Respirai affannosamente e permetti le mie unghia sulla carne.

Dolore, avevo costantemente bisogno di dolore.

Urlai arrabbiata con il mondo, alzandomi e prendendo a pugni tutto quello che avevo davanti a me.
Mi sfogai così, continuando ad urlare.
Continuando a farmi del male, ma senza sentire quello di cui avevo bisogno.

Le nocche ormai erano spaccate, il sangue fuoriusciva lentamente, ma non ci badai e continuai ancora più forte.

Sentivo la rabbia repressa. Per tutti questi anni non ho fatto altro che nascondere tutta la mia rabbia e il mio dolore e adesso ero stanca. E non avevo voglia di continuarmi a nascondere.

Mi stavo sfogando così tanto e mi piaceva, mi piaceva troppo.
Mi piaceva anche sentire il sangue scorrere dalle mani...
Mi stavo distruggendo, come avevo desiderato.
E ne ero felice...si lo ero.

Fino a quando due mani non mi bloccarono i polsi.

Mi sentì strattonare e girare come se fossi una marionetta, una bambola da poter usare e fare tutto quello che si voleva.

I miei occhi inchiodarono quelli del mio aggressore. Occhi verde scuro e capelli ricci. Harry.

Non sapevo perchè quel ragazzo mi trovasse sempre. O stesse sempre nel luogo in cui mi trovavo. Avevo anche il presentimento che potesse seguirmi.
Potevo aspettarmi tutto da lui.

Dopo quel sogno cercavo di evitare accuratamente il suo sguardo, non sapevo bene il motivo, ma quelle parole ancora torturavano la mia mente.

"Che cazzo stavi facendo!?" Quasi urlò, tenendomi stavolta per le spalle in una presa forte.

"I-io...niente" quasi sussurrai. Inghiottì il groppo che avevo in gola, continuando a fare finta di niente.

"Non dirmi cazzate!" Disse in tono rabbioso, afferrandomi il viso con la mano per impedire di guardare altro.

"Saranno cazzi miei!" Sbotto arrabbiata.

Non capivo perchè avesse tutto questo interesse nei miei confronti. Non volevo niente da lui.

Lui mi guardò con sguardo incazzato e non potei che sogghignare in quel momento.
Diavolo, giuro che era così strano.

Mi guardò un ultimo volta prima di girarsi e mettere le sue mani sui capelli.

Lo guardai aggrottando la fronte.
Che gli prendeva?

Stettimo più di cinque minuti in silenzio, prima che lui inizziasse a romperlo.

"Perché lo stavi facendo?" Mi chiese calmo, forse troppo. Era ancora girato di spalle e il suo respiro sembrava così affannoso.

"Ne avevo bisogno" lo dissi quasi a bassa voce.

"Perché?" Chiese, ancora.

Sospirai affranta, non volevo che sapesse. Non volevo parlare di me. Del mio passato. Io non lo conoscevo, non sapevo niente di lui.

"Ne avevo bisogno e basta." Finì per dire, seccata da quella situazione.

"Okay..." sussurrò.

Mi guardai le mani, ormai distrutte, mentre lui si girava facendo cadere il suo sguardo su di esse.

Si morse il labbro, come se fosse indeciso su cosa fare, ma alla fine si avvicinò e prese le mani guardando le nocche accuratamente.

Sussultai quando sfiorò esse.

"Fa male..." dissi.

"Lo so" disse lui, guardando nei miei occhi.

Arrossì senza motivo, cercando di abbassare lo sguardo per non farmi vedere.
Ma che cazzo stavo facendo?

"Ti devo medicare" preferì. E poi mi sorpassò, mentre io rimanevo lì. Ferma.

"Che stai aspettando?" Disse Harry, un po più lontano da me.
Mi guardava con un sopracciglio alzato mentre il suo ghigno era sempre lì.

Che fastidio.

Alzai gli occhi al cielo mentre mi incamminai verso di lui.

Sapevo che magari me ne sarei pentita, ma stranamente non volevo rimanere lì da sola.

Autrice: buonasera a tutti, come state? Io bene, anche se sto diventando esaurita. Sto notando che non ricevo molti commenti..la storia non vi piace? Devo cambiare qualche cosa? Vorrei almeno capire quello che pensate...

Comunque scusate per il capitolo corto, ma non ho avuto tempo...
Spero di poter aggiornare al più presto, ma almeno vorrei essere diciamo calata da voi...
Grazie comunque perchè abbiamo superato più di 1000 visualizzazioni, e ne sono felice ❤
Grazie mille e un bacio dalla vostra Shadowandecho♡

RUN BABY RUN [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora