Help me

1.2K 55 14
                                    


CHAPTER SEVEN

HELP ME.

Sono rimasta sconcertata per il modo in cui se n'era andato, in un batter d'occhio. Incredibile.

Troppe domande avevo e nessuna risposta ancora.

Alla fine mia nonna era rincasata verso pranzo e la preoccupazione cessò.

A pranzo non parlai minimamente, persa nei miei pensieri e decisi che quel pomeriggio sarei uscita fuori per svagarmi un pò.

Salì le scale ed entrai nella mia stanza ancora incasinata, il letto disfatto e i vestiti per terra. Diciamo che non ero una ragazza abbastanza ordinata. Non lo ero affatto.

Andai nel mio bagno personale e mi spogliai dei vestiti per poi infilarmi nella doccia.

Mi lavai con tutta la calma che avevo e dopo avvolsi il mio corpo in una asciugamano che mi arrivava fino a metà coscia.

Varcai la porta della mia stanza e cercai la mia biancheria intima per poi indossarla.

Presi un paio di jeans stretti ed una maglietta semplice, mi misi le converse bianche e mi pettinai i capelli per poi fare una coda alta.

Un rumorino leggero catturò la mia attenzione. Mi era arrivato un messaggio.

Presi il cellulare e lo sbloccai cliccando il contenuto.

Grazie per lo spettacolino, baby

Spalancai gli occhi e feci cadere il telefono a terra.

Come era possibile.

Mi stava forse spiando?

Trattennì le lacrime per il nervoso e la paura e  mi avvicinai lentamente alla finestra.

La strada era deserta non c'era nessuno, nemmeno lui.

La paura di essere spiata era tanta.

Chiusi la finestra serrandola e comprendola con le tende.

Presi la borsa e il cellulare e corsi di sotto.

"Nonna, io esco" dissi ad alta voce, già vicina alla porta.

"Va bene, 'sta attenta!" Dichiarò.

Uscii dalla casa e una forte ventata d'aria gelida mi scosse.

Rabbrividì per un momento.

Mi strinsi nel mio cappoto nero di pelle e comincia a camminare.

Erano già le cinque passate mentre entravo al Mc per ordinare un Milkshake alla fragola.

C'era poca clientela a quell'ora.

I bambini  scorrazzavano di qua e di là e i genitori parlavano fra di loro.

Ordinai il mio Milkshake e uscii di nuovo fuori.

Mentre bevevo il mio frullato, misi le cuffiette e partì la canzone di Sia, Alive.

Fui accompagnata da essa per un pezzo di tragitto e alla fine decisi di prendere una scorciatoia  per arrivare subito al parco.

Il sole stava per tramontare e il buio si stava avvicinando sempre di più.

Girai l'angolo e un bip sul mio cellulare mi distrasse.

Dove cazzo stai andando?

Era ancora sconosciuto, ma sapevo perfettamente chi era.

Lasciai perdere il suo messaggio e continuai a camminare, quando una mano viscida si appropria del mio polso e strinse forte, per poi trascinarsi in un angolino più buio.

Mi scappò un urlo che venne camuffato dalla mano di quell'uomo che la mise sulla mia bocca.

Non era Harry...

"Stai zitta puttana!" gracchiò l'uomo, non potevo vederlo perfettamente, ma si poteva vedere che era un uomo sui cinquant'anni. Grezzo, sporco e ubriaco. Puzzava di alcol e basta.

"Sei un bel bocconcino, lo sai?" Sussurrò al mio orecchio per poi ridere.

La sua voce era aspra.

Io tremai dalla paura e cercai di trattenere le lacrime.

Perché cazzo avevo preso quella strada?

Adesso cosa mi voleva fare?

Oh no...

"P-per favore mi lasci" tremai ancora.

L'uomo rise ancora e stavolta alzò la mano e la posò sul mio viso.

"Perché dovrei? Sei così bella..." e neanche il tempo di dirlo che si avventò su di me.

La sua bocca si poggiò sul mio collo, lasciando tanti baci languidi e schifosi.

Lottai con tutta me stessa per poterlo spingere, ma lui era molto più forte.

E incomincia a piangere a cercare di farmi sentire da qualcuno, ma niente.

Provai a gridare, ma l'unica cosa che ottenni  fu uno fortissimo schiaffo che mi fece cadere per terra.

Piansi ancora più forte, singhiozzando.

"BRUTTA PUTTANA, TI HO DETTO DI STARE ZITTA" quasi urlò e mi diede un calcio potente sulla stomaco e poi un altro e un altro ancora.

Piansi e gridai  dal dolore e alla fine tossì sputando sangue dalla bocca.

Mi contorsi dal dolore senza pensare a niente. E piansi, piansi tanto.

E lui continuava, continuava a picchiarmi e ferirmi. Con insulti e tutto il resto.

Qualcuno mi aiuti, pensai.

Dio, stavo morendo.

Questa era la mia vita.

Questo era c'ho che meritavo.

E poi sentì uno sparò.

E caddì nel buio totale.

AUTRICE
BUON POMERIGGIO!!
STANNO SUCCEDENDO TANTE COSE STRANE ALLA VOSTRA PROTAGONISTA, VERO? SE AVETE DELLE DOMANDE BASTA CHIEDERE, IO SONO QUA PER VOI :)
COMUNQUE QUESTA STORIA È MOLTO COMPLICATA,  NEMMENO IO SO COME MI SIA VENUTO IN MENTE :") COMUNQUE. LASCIATE QUALCHE COMMENTO, VI CHIEDO PER FAVORE E GRAZIE PER LE VISUALIZZAZIONI .
ALLA PROSSIMA:)

RUN BABY RUN [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora