4. Divaricatore

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"Qualcosa non va, Stiles?"
Stavano facendo colazione e Derek aveva quel suo sorrisino insopportabile sulle labbra, come se il disagio che stava provando Stiles in quel momento non fosse colpa sua. Al contrario, sembrava divertirsi molto nel vederlo agitarsi sulla sedia, il sedere ancora dolorante per il trattamento ricevuto la sera prima.
"No, ma figurati, va tutto benissimo. Perché non dovrebbe? In fondo non sono stato affatto brutalizzato, nemmeno dodici ore fa."
"Avevamo già parlato di come risolvere il problema della tua insolenza, vero?"
Stiles si immobilizzò e trattenne il respiro, insultandosi mentalmente per la sua stupidità. Derek sembrava aver preso molto sul serio quella cosa tra Dom e Sub e lui non credeva che sarebbe stato in grado di sopportare un'altra sessione di sculacciate, né aveva tanta voglia di scoprire quanta fantasia avesse il licantropo e quali altri tipi di torture avrebbe potuto usare per rimetterlo in riga ogni volta in cui usava il suo sarcasmo con lui.
"Mi dispiace" tentò di rimediare. "Signore" aggiunse quando vide una delle sopracciglia di Derek inarcarsi.
"Apprezzo le tue scuse, ma temo che in questo caso non siano sufficienti" lo freddò lui. "Finisci di mangiare, sistema la cucina e poi raggiungimi in salotto" gli ordinò.

Mezz'ora dopo Stiles se ne stava in piedi, in silenzio, davanti a Derek. Il licantropo era seduto sul divano a leggere un libro e non sembrava avere fretta di parlargli. Quando era arrivato aveva sollevato lo sguardo su di lui per un istante, poi aveva girato pagina e si era concentrato di nuovo sulla lettura. Stiles stava iniziando a perdere la pazienza ma era certo che non sarebbe stato saggio lamentarsi.
Dopo una decina di minuti Derek si decise, finalmente, a chiudere il libro e a prestargli attenzione.
"Spogliati" gli ordinò.
Quella cosa stava diventando irritante ma le conseguenza, se non avesse ubbidito, non gli sarebbero piaciute per niente, quindi sospirò e si tolse i vestiti. Derek aspettò con pazienza che li ripiegasse e che andasse a sistemarli nel suo armadio, seguendo le indicazioni che gli aveva dato il giorno precedente, prima di dargli altre istruzioni.
"Vai in camera da letto e prendi tutti i cuscini che puoi."
Stiles strinse i denti e tornò da dove era venuto, senza dar voce alle sue rimostranze sul fatto che Derek avrebbe anche potuto dirglielo prima, in modo da evitargli un viaggio a vuoto. Una volta tornato, il licantropo glieli prese dalle braccia e ne sistemò un paio per terra, davanti al divano. Poi afferrò il ragazzo per un braccio e lo spinse a inginocchiarvisi sopra, in modo che gli desse le spalle.
Stiles lo sentì allontanarsi e poi tornare verso di lui e quando gli si mise di fronte si accorse che teneva una sbarra di metallo in mano, alla quale erano fissati delle specie di bracciali di pelle imbottiti, due alle estremità e due al centro.
"Questo è un divaricatore" gli spiegò. "Ora te lo fisserò alle caviglie. Una volta legato non avrai più la possibilità di stringere o allargare le gambe."
"Dovrò restare così?" chiese Stiles, in parte preoccupato e in parte oltraggiato.
Derek, che si era già spostato alle sue spalle, gli tirò i capelli per fargli inclinare la testa all'indietro, incurante del gemito che il ragazzo si era lasciato sfuggire a causa del dolore inaspettato, e lo guardò dritto negli occhi.
"Ora ci daremo delle regole, d'accordo?" stabilì, ed era chiaro che in realtà l'opinione di Stiles, in quel caso, non avesse nessuna importanza. "Regola numero uno: non puoi parlare se non sei interrogato o se non te ne do il permesso" iniziò a elencare il licantropo. "Regola numero due: dovrai rivolgerti a me con la giusta deferenza; non ti chiedo di considerarmi il tuo padrone ma mi aspetto che mi chiami Signore o Master. Regola numero tre: d'ora in avanti resterai sempre nudo a meno che io non ti dia indicazioni diverse, mi sono stancato di perdere tempo per farti spogliare ogni volta che voglio iniziare una scena con te. Regola numero quattro: eseguirai tutti i miei ordini senza discutere e senza commenti sarcastici. Regola numero cinque: aspetterai i miei ordini inginocchiato ai miei piedi, in silenzio, a meno che non ti dia istruzioni diverse. Regola numero sei: ti punirò ogni volta che disubbidirai a un mio ordine o mi mancherai di rispetto e sì, il sarcasmo sarà considerato come mancanza di rispetto, perciò adeguati. Regola numero sette: accetterai con gratitudine tutti i premi che vorrò concederti e tutte le punizioni che ti infliggerò, e mi aspetto dei sentiti ringraziamenti sia in un caso che nell'altro" lo istruì. "L'ottava e ultima regola è anche la più importante: dovrai scegliere le tue parole di sicurezza. Te ne serviranno tre. Una mi dirà che devo rallentare qualunque cosa io stia facendo, la seconda la pronuncerai per farmi sapere che posso ricominciare e la terza sarà quella che userai per fermarmi quando ti renderai conto di non poter più sopportare quello che ti sta succedendo. Quando ti accorgerai che per te è troppo, usala e io mi fermerò subito. Ma se mi accorgerò che hai usato le tue parole senza motivo, o che non le hai usate quando invece ne avevi bisogno, la tua punizione sarà esemplare. Hai capito tutto?"
"Sì signore" rispose Stiles in un sussurro, distogliendo lo sguardo dal suo.
"Bravo ragazzo" lo elogiò Derek, lasciandogli i capelli e permettendogli di riabbassare la testa. "Ora ti fisserò il divaricatore alle caviglie e tu, nel frattempo, penserai alle tue parole."
"Sì signore" esalò di nuovo il ragazzo, giusto per sicurezza.
Stiles prese un respiro profondo mentre Derek armeggiava con le stringhe di pelle del divaricatore. Sapeva già cos'erano le parole di sicurezza, il giorno prima aveva raccolto molte informazioni sul BDSM, e se da un lato le regole di Derek gli facevano venire voglia di mettersi a piangere per la frustrazione e di fare a pezzi tutto quello che poteva per sfogare la rabbia, dall'altro era sollevato che sembrasse preoccuparsi per lui, per la sua sicurezza e per il suo benessere. Erano sentimenti stupidi e contraddittori e la colpa era di certo di quel dannato incantesimo. In ogni caso non aveva scelta, anche perché non ci teneva proprio a essere punito di nuovo come la sera precedente, perciò si mise a pensare.
"Hai deciso?" gli chiese il licantropo, non appena ebbe finito di sistemare le cavigliere e allacciare le fibbie.
"Sì signore."
"Bene. Quali sono le tue parole?"
"Banshee per rallentare, lupo per riprendere e kanima per fermare."
Stiles non si accorse del sorriso di Derek, ancora alle sue spalle, ma avvertì distintamente la carezza sulla sua nuca.
"Una scelta inusuale, ma non potevo aspettarmi niente di meno da te. Approvo! Banshee per rallentare, lupo per riprendere e kanima per fermare" ripeté, come se volesse assicurargli di aver capito.
Detto questo, si allontanò per prendere altri cuscini e sistemarli davanti al ragazzo.
"Adesso voglio che tu ti chini in avanti, in modo da darmi una bella visuale del tuo culetto sodo aperto per me. Dovrai stare immobile, qualunque cosa io ti faccia, se non vuoi un'altra punizione. Se ti renderai conto di non farcela ti basterà usare la tua parola per rallentare e io ti legherò anche le mani con le due strisce di pelle al centro, così ti sarà praticamente impossibile muoverti. Hai capito?"
Stiles ci pensò un po' su prima di rispondere.
"Credo che dovrebbe legarmele direttamente, signore, perché non credo che riuscirò a stare fermo, in nessun modo" disse a malincuore.
"D'accordo, per questa volta faremo come preferisci" acconsentì Derek.
Pochi minuti dopo Stiles si ritrovò con i polsi fissati al centro della sbarra di metallo. Il petto e la testa poggiavano sui cuscini morbidi, il sedere era in alto, in bella vista, e lui non si era mai sentito più esposto in vita sua.
"Tutto bene, Stiles?"
"Sì signore. Grazie signore" si ricordò di aggiungere.
"Ottimo, perché stiamo per iniziare. Meriti una punizione per tutte le volte che mi hai mancato di rispetto, e ho tutte le intenzioni di dartela. Ma ho anche una sorpresa per te."
Stiles sentì Derek allontanarsi e tornare qualche minuto dopo. Aveva messo qualcosa per terra, aveva sentito il tonfo di un oggetto pesante appoggiato sul tappeto, ma riuscì a tenere per sé la sua curiosità e non provò nemmeno a girarsi per sbirciare e capire cosa fosse.
"Non ti è permesso venire fino a quando non te lo dirò io" lo avvisò il licantropo, accarezzandogli con gentilezza una natica.
"Sì signore."
La prima sculacciata arrivò senza preavviso, esattamente come la sera prima. Stiles gemette per il dolore e strinse i denti. Derek continuò a colpirlo fino a quando le sue natiche gli sembrarono andare a fuoco, poi si fermò e sentì che stava toccando qualcosa che faceva un rumore strano ma in qualche modo familiare.
"Sei stato bravo" si complimentò con lui quello che era diventato a tutti gli effetti il suo Dom. "Ora diamo un po' di sollievo al tuo sederino arrossato."
Stiles si ritrovò a sobbalzare e a sibilare quando il cubetto di ghiaccio percorse la sua pelle arrossata, sciogliendosi lungo il tragitto. Derek, però, non se ne preoccupò e ne prese un altro, e poi un altro ancora, facendoglieli scivolare anche sulle gambe e sulla schiena.
"Molto meglio, vero? Ma credo che tu sia bollente anche dentro, hai bisogno di rinfrescarti anche lì."
Questa volta Stiles sapeva esattamente cosa sarebbe successo, ma la sensazione del ghiaccio che forzava la sua apertura e veniva spinto nel suo stretto canale lo lasciò comunque senza fiato. Si sentiva pieno in un modo stranissimo, e accaldato nonostante quella cosa gelida al suo interno. L'acqua che gli colò fuori non appena il cubetto iniziò a sciogliersi, poi, lo spinse a tentare di chiudere le gambe. Peccato che il divaricatore fosse lì per impedirglielo.
"Non credo che basti, si è sciolto talmente in fretta che dentro devi essere una fornace" disse Derek, un istante prima di spingergli dentro altri tre cubetti, in rapida successione.
Stiles singhiozzò e il suo corpo si tese inutilmente. La sua apertura si contraeva senza sosta, nonostante lui cercasse di controllare il suo corpo, e l'acqua che continuava a uscire fuori dal suo canale e gli colava giù per le gambe lo faceva sentire indecente, soprattutto perché sapeva che Derek lo stava guardando e si stava godendo lo spettacolo.
"Certo, ora rischiamo che sia troppo freddo" considerò il licantropo, e ricominciò a sculacciarlo.
Andò avanti così per un tempo che a Stiles sembrò infinito, alternando serie di colpi più o meno forti a momenti in cui si divertiva a far sciogliere il ghiaccio, passandolo sulla sua pelle e infilandoglielo dentro. La sensazione di caldo e freddo, le carezze, la forzata immobilità, le parole di Derek e perfino i colpi che gli infliggeva, tutto contribuì a eccitarlo oltre ogni immaginazione. Ormai non ce la faceva più.
"Ti prego... ti prego..." iniziò a implorare, provando a muoversi alla ricerca di una soddisfazione che non arrivava.
"Vuoi che smetta, Stiles?" gli chiese, abbassando di nuovo con forza la mano su una delle sue natiche.
"Ti prego..." continuò a supplicare lui.
"Vuoi usare una delle tue parole?" insistette il licantropo.
Il ragazzo, però, scosse la testa, gemendo disperato.
"Allora perché mi stai implorando? Vuoi forse venire?" insinuò Derek.
"Sì, ti prego!" urlò Stiles, senza più nessun ritegno.
"Potrai farlo solo dopo che ti sarò dentro. Hai capito?" ordinò il suo Dom.
"Sì! Sì, ti prego!" gemette ancora, ondeggiando i fianchi quanto più poteva.
Derek sorrise soddisfatto, si infilò un preservativo e lo penetrò. Stiles venne all'istante, schizzando il suo piacere più sulle sue braccia che sui cuscini sui quali era accovacciato.
Il licantropo lo afferrò saldamente per i fianchi e iniziò a muoversi, affondando nel suo canale sempre più velocemente. I gemiti del ragazzo, deboli ma continui, contribuivano a eccitarlo sempre di più e il suo orgasmo arrivò quasi inaspettatamente, lasciandolo soddisfatto come poche altre volte gli era capitato.
Stiles lo sentì irrigidirsi e ringhiare e, per un istante, quel suono gli sembrò il più bello che avesse mai sentito. Poi Derek si spostò e lui tornò alla realtà.
"Sto per avere i crampi, signore" esalò, e il licantropo sbuffò divertito.
"Tranquillo, ci penso io a te" lo rassicurò, dandogli un'ultima carezza sul sedere arrossato.

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