Quando si era risvegliato, Stiles si era accorto di essere steso sul letto. Derek gli aveva impedito di alzarsi per tutta la sera, gli aveva portato la cena lì, lo aveva costretto a bere litri di acqua e, in sostanza, aveva passato quasi tutto il tempo a coccolarlo, cosa della quale Stiles lo aveva ritenuto incapace fino a quel momento. Era stata una serata davvero molto piacevole.
La mattina dopo, però, tutta la dolcezza del suo Dom sembrava essere sparita nel nulla.
"Sistema qui e poi vieni nella stanza dei giochi" gli ordinò quando finirono di fare colazione, senza nemmeno l'ombra di un sorriso.
Stiles sospirò e, mentre toglieva i piatti dal tavolo, si chiese che cosa avesse fatto di sbagliato questa volta.
Quando dopo una decina di minuti lo raggiunse in quella che Underwood aveva definito la stanza dei giochi, nome che a quanto sembrava al licantropo piaceva parecchio, gli si gelò il sangue nelle vene. Derek era appoggiato a un tavolo sul quale facevano bella mostra di sé diversi tipi di fruste e frustini. Quella vista lo terrorizzò talmente tanto che si fermò di colpo a pochi passi dalla porta, gli occhi sgranati fissi su quegli oggetti.
"Avvicinati, Stiles" lo incoraggiò Derek, severo.
Il ragazzo eseguì l'ordine con riluttanza. Non poteva credere che Derek volesse davvero frustarlo. Non poteva credere di aver fatto qualcosa per meritarselo! E comunque non avrebbe retto una cosa del genere e il licantropo avrebbe dovuto saperlo!
"Oggi userò uno di questi" lo informò Derek, dando voce alle sue peggiori paure. "Sono molto deluso da te e ho deciso che meriti una punizione esemplare."
Stiles iniziò a tremare e fece un passo indietro. Nella sua mente si formarono alcune delle immagini che aveva visto al computer solo pochi giorni prima, quando aveva fatto ricerche sul BDSM, e la sola idea di subire quel genere di trattamento aveva rischiato di fargli venire una crisi isterica. Crisi isterica che, in quel momento, era a un passo dal travolgerlo.
"Stiles?" lo richiamò Derek.
Lui scosse la testa e indietreggiò ancora, ma il licantropo lo raggiunse e lo afferrò per le spalle.
"Dimmi cosa ti prende, Stiles. Cosa c'è?"
"Ho paura" confessò, la voce che gli tremava.
"In altre parole, non ti fidi di me" concluse Derek.
Stiles lo guardò scioccato.
"Non è vero, certo che mi fido!" protestò. "Non avrei permesso a nessun altro di farmi queste cose. Se non fossi stato tu, avrei addirittura preferito tenermi quel dannatissimo anello!" si lasciò sfuggire, senza nemmeno rendersene conto.
"Allora non ti fidi abbastanza" insistette il licantropo, decidendo di ignorare per il momento la sua confessione.
"Come ti è venuta in mente una cosa del genere?"
"Ieri ti sei tolto l'aneros, Stiles" gli ricordò.
"Quindi è per questo?" si indignò. "Non c'entra la fiducia, è solo che volevi divertirti ancora un po' con me e con quell'affare" lo accusò.
Derek strinse la presa sulle sue spalle, l'espressione furiosa.
"Hai le tue parole, Stiles, avresti dovuto usarle. Lo avresti fatto se ti fossi fidato di me e del fatto che mi sarei fermato" ringhiò.
Stiles lo fissò a bocca aperta e Derek lo vide arrossire miseramente e distogliere lo sguardo.
"Oh" esalò il ragazzo.
"Oh!" gli fece eco Derek.
"Non è che non mi fido di te."
"Ah no?"
"No, mi fido. È solo che..."
"Solo che, cosa?"
"Che me ne sono dimenticato."
Questa volta fu il turno di Derek di fissarlo a bocca aperta.
"Quel coso mi ha completamente fritto il cervello" riprese a parlare Stiles, velocemente. "Non riuscivo più a pensare a niente, non mi sono proprio ricordato delle safe words. Il che è stupido, in realtà, perché avrei potuto mettere fine a quella cosa molto prima che arrivasse a quel punto. Cioè, quell'affare mi ha praticamente fatto impazzire, continuava a muoversi e più provavo a fermarlo più si agitava, e non riuscivo a smettere di venire. Davvero, era tutto così intenso, tanto intenso, e non avevo un attimo di tregua, e a quel punto non riuscivo più a concentrarmi su nient'altro che non fossero quegli orgasmi infiniti e..."
"Hai dimenticato di avere le tue parole di sicurezza" lo interruppe Derek, atono.
Stiles lo vide fare un paio di respiri profondi, segno che stava cercando di ritrovare almeno un briciolo di pazienza.
"Questo mi farà guadagnare un'altra punizione, vero?" chiese il ragazzo, abbattuto.
Il licantropo si lasciò sfuggire un sorrisino divertito e annuì.
"Puoi giurarci."
"Mi dispiace!"
"Lo so, Stiles. Però il problema resta, ed è ancora più grave di quello che avevo immaginato. Le parole di sicurezza sono fondamentali! Hai detto che ti fidi di me, quindi sai che mi fermerò quando le pronuncerai, ma anche io devo potermi fidare di te ed essere sicuro che le userai quando ne avrai bisogno. Non voglio rischiare di farti davvero male solo perché tu sei troppo concentrato su altro e te le sei dimenticate di nuovo."
"Scusa" mormorò il ragazzo.
"Ieri hai fatto qualcosa di molto stupido e meriti di essere punito. Però, l'idea dell'aneros è stata mia, probabilmente non eri ancora pronto per una cosa del genere ed è stato un mio errore usarlo, quindi sarò buono e ti permetterò di scegliere lo strumento che userò su di te."
Stiles occhieggiò con timore il tavolo, ma la stretta improvvisa delle mani di Derek lo riportò alla realtà.
"Grazie signore" esalò, senza riuscire a guardarlo negli occhi.
"Molto bene" approvò il licantropo. "Hai cinque minuti per effettuare la tua scelta. Se non mi porterai qualcosa entro questo limite di tempo deciderò io."
"Sì signore."
Il giovane si avvicinò agli oggetti disposti con ordine sul ripiano di legno e prese a osservarli. Eliminò subito i frustini, di tutti i tipi e di ogni misura, perché era certo che avrebbero fatto troppo male. Scartò anche le fruste, quelle semplici, quelle alla Indiana Jones e quelle che si dividevano in punta, perché non ci teneva proprio a farsi lacerare la pelle. Non prese nemmeno in considerazione il gatto a nove code, e non c'era davvero bisogno di spiegazioni: non era un monaco benedettino fondamentalista, grazie tante. Restavano solo quelli che aveva imparato si chiamassero flogger: dal manico di ciascuno spuntavano tante piccole strisce di materiale diverso e, nonostante le apparenze, aveva la sensazione che fossero i meno pericolosi tra tutti quegli strumenti di tortura. Certo, a parte quello che al posto delle strisce morbide aveva delle catene, ma non esisteva che permettesse a Derek di usare una cosa del genere su di lui, per nulla al mondo.
Alla fine optò per un modello tutto nero, con le strisce in pelle. Ce n'era anche uno fatto di tessuto morbido, che di certo gli avrebbe provocato pochissimo dolore, ma era sicuro che Derek sarebbe stato molto deluso da quella scelta, perciò lo lasciò dov'era. Con un respiro profondo afferrò il flogger nero e lo porse al suo Dom, senza avere il coraggio di guardarlo in faccia, prima di fare qualche passo indietro.
"Sei stato bravo, Stiles, hai fatto un'ottima scelta" lo lodò Derek.
Il licantropo appoggiò di nuovo il flogger dove il ragazzo lo aveva trovato e tolse tutte le altre cose, poi andò a sistemarle al loro posto, appese alla parete, mentre Stiles lo aspettava in silenzio. Dopo qualche minuto tornò da lui e lo afferrò per un braccio, guidandolo ancora una volta fino al tavolo.
"Stenditi sul ripiano" gli ordinò. "Allunga le braccia e afferra il bordo con le mani."
Il ragazzo eseguì senza dire una parola, il corpo teso per la consapevolezza di quello che sarebbe successo di lì a poco.
"Ora inizierò a colpirti, Stiles" lo avvisò il Dom. "Ho fissato un numero di frustate, ma tu non saprai qual è. Voglio che le accetti tutte senza muoverti. Se non lo farai, mi costringerai a legarti i piedi e le braccia al tavolo per immobilizzarti e a prendere qualcosa di più doloroso per concludere la punizione. Hai capito?"
"Sì signore. Non mi muoverò."
"Bravo ragazzo."
Le prime frustate lo fecero sibilare. Faceva male, ma non era più duro da sopportare delle sculacciate che aveva ricevuto nei giorni precedenti. All'inizio riuscì anche a tenere il conto dei colpi, ma con il passare del tempo le cose peggiorarono. Si sentiva le natiche e la parte superiore delle cosce in fiamme e il dolore divenne tanto intenso che non riuscì a fermare le lacrime. Aveva smesso di contare da un po', arrivato a venti, e non ce la faceva davvero più a sopportare, ma Derek non sembrava affatto intenzionato a fermarsi e lui pensò che avrebbe perso i sensi di nuovo. Poi ricordò il motivo per il quale stava ricevendo quella punizione.
"Banshee!" gemette dopo l'ennesimo colpo, insultandosi mentalmente perché la parola era venuta fuori come un suono quasi incomprensibile.
Derek, però, si fermò. Poggiò il flogger sul tavolo, vicino al suo fianco, e si chinò su di lui, coprendolo col suo corpo e iniziando ad accarezzarlo.
"Respira, piccolo, respira" lo incoraggiò.
Stiles cercò di prendere delle lunghe boccate d'aria tra un singhiozzo e l'altro e, dopo qualche minuto, riuscì a calmarsi.
"Bravo piccolo. Ora va meglio?" il ragazzo annuì e Derek lo premiò con un bacio sulla spalla e un altro poco sotto la nuca. "Dimmi tu quando posso ricominciare."
Stiles annuì di nuovo e fece un'altra serie di respiri profondi.
"Lupo" disse dopo qualche altro minuto.
Derek gli fece un'ultima carezza e riprese in mano il flogger. Le frustate successive fecero sussultare Stiles ma il ragazzo si fece forza per evitare di spostarsi dalla sua posizione. Il dolore tornò, più forte di prima, e con esso le lacrime. Poi arrivarono le urla. Derek aveva iniziato a colpire con più forza e le strisce di pelle lasciavano degli evidenti segni rossi sulla carne del ragazzo.
Stiles stava per pronunciare di nuovo la sua parola di sicurezza quando Derek smise di colpirlo e lo afferrò per i fianchi per farlo voltare e fargli poggiare la schiena sul legno, le gambe che pendevano dal ripiano. Il fiato gli si fermò in gola quando vide il flogger avvicinarsi al suo inguine. Il Dom fece scivolare le punte di pelle su di lui, come in una lenta carezza, poi lo colpì a tradimento sulla pancia. Stiles urlò ancora e inarcò la schiena, le palpebre serrate come a voler tenere lontano il dolore.
"Potrei anche colpire più in basso" valutò Derek, lo sguardo assorto come se stesse davvero prendendo in considerazione una simile possibilità.
Stiles spalancò gli occhi di colpo per guardarlo, terrorizzato, e vide che il licantropo lo stava fissando con una delle espressioni più serie che gli avesse mai visto in volto. Ci mise un attimo, ma alla fine capì.
"Kanima" sussurrò.
Derek sorrise soddisfatto e annuì, poggiò di nuovo il flogger e lo fece sollevare dal tavolo. Un attimo dopo Stiles era stretto tra le sue braccia, tremante e in lacrime.
"Sei stato bravo, piccolo, sono molto fiero di te" lo consolò, accarezzandolo senza sosta.
"Ho capito... scusa... avevi ragione..." blaterò il ragazzo, tra un singhiozzo e l'altro.
"Va tutto bene, è anche colpa mia. Ora sai che puoi fidarti di me, e anch'io so che posso fidarmi di te."
"Lo sapevo anche prima, mi fidavo anche prima. Scusa, non volevo ferire i tuoi sentimenti."
Derek gli sollevò il viso e lo baciò profondamente.
"Va tutto bene, piccolo. Per oggi abbiamo finito. Ora ce ne andiamo a letto, tu bevi un po' d'acqua, io ti spalmo della crema all'arnica sulla pelle irritata e poi riposiamo per tutto il resto della giornata" e lo prese in braccio, diretto verso la loro stanza.
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FanfictionUna Congrega di maghi si stabilisce a Beacon Hills e uno di loro si invaghisce di Stiles. Per poter 'giocare' con lui gli lancia un incantesimo ma il capo della Congrega riesce a modificarlo, almeno in parte, e Derek si ritrova piacevolmente coinvol...