3. Cintura di castità

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La mattina dopo Stiles raggiunse Derek in cucina vestito di tutto punto. Aveva passato la sera e la notte precedenti completamente nudo, e per la maggior parte del tempo con la bocca chiusa da quella stupida pallina di silicone, ed era deciso a mettere le cose in chiaro con quel dannato lupo che si stava approfittando di quella situazione per prendersi fin troppe libertà.
"Buongiorno Stiles. Dormito bene?" lo salutò Derek, con un sorrisino divertito alla vista della sua camicia allacciata fino all'ultimo bottone.
"Bene un accidenti, mi fa ancora male la mandibola grazie alla tua trovata. Come ti è venuto in mente di lasciarmi quella cosa in bocca per tutte quelle ore?"
"Potrei anche decidere di mettertela di nuovo, in fondo il silenzio è una gran cosa."
"Te lo puoi scordare!"
"Sai, credo che tu non abbia afferrato bene il senso di questa storia. Per spezzare l'incantesimo non basta che tu accetti di seguire la lista, la condizione fondamentale è che mi riconosca come tuo Dom. Non sono ancora un esperto, ma a mio parere il tuo atteggiamento non ha nulla di sottomesso. Ho paura che potrebbe diventare un problema."
Stiles lo ascoltò a bocca aperta. Derek non sembrava affatto preoccupato, nonostante le sue parole. Al contrario, dava l'impressione di essere assurdamente compiaciuto.
"Mi pare di essere stato fin troppo sottomesso l'altra sera" si lamentò il ragazzo, i pugni stretti per la rabbia.
"Temo proprio che non funzioni così, Stiles" e per poco Derek non scoppiò a ridere quando l'altro abbassò di scatto la testa per fissarsi l'inguine con uno sguardo omicida. "Dovrai accettarmi pienamente come tuo Dom, almeno per i prossimi ventitré giorni, o quello che stiamo facendo non servirà a niente. Sta a te la scelta."
Stiles chiuse gli occhi e prese una serie di respiri profondi. Il fatto che l'anello fosse ricomparso poteva significare solo che Derek aveva ragione. Non era sufficiente sottomettersi a letto, doveva mettersi completamente nelle sue mani e ubbidire a ogni suo ordine, quasi come uno schiavo. La cosa non gli piaceva per niente, ma l'alternativa era tenersi quel dannatissimo anello per il resto della vita e quella, di idea, gli piaceva ancora meno. Il problema era che chinare la testa di fronte a Derek era terribilmente difficile per lui.
"D'accordo" si arrese dopo qualche minuto di riflessione. "Ma ti avverto: se esageri giuro che quando questa storia sarà finita ti farò sparare da mio padre."
Il licantropo non riuscì a trattenersi ancora e scoppiò a ridere. Stava ancora sghignazzando impunemente quando si alzò dalla sedia, allontanandosi dal tavolo sul quale stava facendo colazione.
"Molto bene, sono felice che abbiamo chiarito le cose. Ora abbassati i pantaloni e le mutande" gli ordinò, senza perdere altro tempo inutile.
"Che cosa?!" urlò il ragazzo.
"La prima cosa che devi imparare, Stiles, è che quando ti do un ordine devi eseguirlo senza protestare. In caso contrario, potrei anche decidere di punirti per la tua disobbedienza, e non credo che ti piacerebbe."
Stiles lo guardò male ancora per qualche secondo, ma il peso dell'anello sul suo pene lo convinse a fare come gli aveva detto. Si abbassò i jeans e i boxer con mani tremanti e Derek approvò con un movimento del capo, avvicinandosi a lui e abbassando una mano fino a stringerla intorno alla base del suo pene.
L'anello scomparve di nuovo, ma quello che vide quando abbassò lo sguardo per controllare costrinse Stiles a trattenere il fiato per l'apprensione. Derek aveva in mano una gabbietta di metallo, unita a un paio di anelli da delle strisce di pelle, e stava armeggiando per infilarglielo al posto del cock ring. Per un istante il ragazzo pensò di fermarlo e, già che c'era, di urlargli contro i peggiori insulti che gli fossero venuti in mente, e magari dargli anche un paio di calci nelle palle, così, tanto per gradire, poi ripensò al discorso che avevano appena fatto e ci rinunciò, preferendo sfogare la sua rabbia e la sua disperazione mordendosi il labbro inferiore quasi a sangue.
Derek sollevò lo sguardo non appena fece scattare il piccolo lucchetto che gli avrebbe impedito di sfilarsi la cintura di castità e gli passò il pollice sul labbro, per obbligarlo ad aprire la bocca e impedirgli di ferirsi.
"Io starò via per gran parte della giornata. Se ti comporterai bene, al mio ritorno te la toglierò. E Stiles, saprò se menti, lo sai" gli ricordò, dandogli dei leggeri colpetti sul petto, all'altezza del cuore, con la punta di un dito.
"Cosa vuoi che faccia?" grugnì il ragazzo, per nulla felice della situazione.
"Dobbiamo proprio lavorare sul tuo tono di voce, ma per oggi mi accontenterò. Prima di tutto, voglio che ti spogli."
Stiles strinse i denti per evitare di lasciarsi scappare qualche commento caustico ed eseguì l'ordine, lasciando cadere per terra i vestiti man mano che se li toglieva. Una volta finito, Derek gli mise un dito sotto il mento e gli sollevò il viso. Stiles avrebbe tanto voluto fargli sparire quel sorriso e suon di pugni, o di sprangate sui denti, che magari gli avrebbe dato più soddisfazione.
"Molto bene, ragazzino. Ora ti darò delle istruzioni e mi aspetto che tu le esegua alla lettera: non preoccuparti, non sarà niente di troppo complicato. Appena me ne andrò, tu raccoglierai i tuoi vestiti, li piegherai e li sistemerai nel tuo armadio, in ordine. Cosa che farai ogni volta che ti chiederò di spogliarti. Dopodiché farai colazione. Durante la mattina sei libero di fare quello che vuoi: potrai leggere, guardare la tv, giocare col computer. Insomma, fai quello che ti pare. Però ti è proibito entrare nella stanza dei giochi e sederti, o coricarti o appoggiarti da qualche parte. E mi pare superfluo precisare che non puoi lasciare la casa."
"Devo stare in piedi? Per ore?" chiese conferma Stiles, oltraggiato.
"Esattamente."
"E se dovessi andare in bagno?"
"La gabbia non ti darà nessun problema."
"Non intendevo quello, anche se non sono certo che questa cosa non mi causerà danni permanenti all'amichetto del piano di sotto."
"Non ti causerà nessun danno, anche se ti consiglio di non eccitarti troppo, perché potrebbe essere giusto un pochino doloroso. E se dovrai andare in bagno, non ti resta altro da fare che trattenerti. Altre domande?"
Stiles lo guardò di nuovo male ma scosse la testa in silenzio.
"All'una in punto pranzerai e ti concedo di sederti per farlo. Una volta risistemata la cucina ti inginocchierai sul tappeto davanti al divano e aspetterai il mio ritorno in quella posizione. Potrai alzarti solo per andare in bagno e sì, a quel punto potrai anche sederti. Se sarai un bravo bambino, al mio ritorno ti libererò, in caso contrario sappi che riceverai una punizione. Hai qualcosa da dire prima che me ne vada?"
Stiles ci pensò un attimo ma alla fine scosse di nuovo la testa. Le uniche cose che voleva erano i suoi vestiti e la sparizione di quella dannatissima gabbia, ma sapeva di non poter ottenere nessuna delle due.
"Sai, sarebbe educato augurare al tuo Dom una buona giornata" gli suggerì Derek.
"Buona giornata" lo scimmiottò Stiles.
"Hai dimenticato il signore."
"Buona giornata, signore" sibilò il ragazzo.
"Dobbiamo proprio lavorare sul tuo modo di rivolgerti a me. Buona giornata anche a te, Stiles" e se ne andò, lasciandolo solo a imprecare silenziosamente contro il suo destino, gli stregoni in generale e l'intera stirpe degli Hale. Passata, presente e futura.

La mattinata, per Stiles, non fu troppo difficile da affrontare. Al di là del fatto che gli facevano male i piedi per l'impossibilità di sedersi, certo. La maggior parte del tempo la passò al computer, a farsi una cultura sul BDSM, e molto di quello che scoprì non gli piacque per niente. Anello incantato o meno, non avrebbe mai permesso a un'altra persona di fargli certe cose. In nessun caso e per nessun motivo al mondo.
Il pomeriggio fu più complicato. Stare inginocchiato per tanto tempo gli faceva venire i crampi alle gambe e il non poter fare nulla portava la sua mente iperattiva a vagare in ricordi che non lo aiutavano per niente. Derek che gli toglieva l'anello nel SUV, Sub che venivano piacevolmente scopati dai loro Dom, Derek che gli regalava l'orgasmo più intenso della sua vita su quel letto a baldacchino dalle lenzuola nere.
Non è che avesse intenzione di disubbidire agli ordini. Semplicemente, a un certo punto si ritrovò parecchio eccitato e fu costretto a fare qualcosa per alleviare il dolore che gli provocava la gabbia di metallo. Si alzò in piedi e vagò un po' per il salotto, prima di decidere di recuperare il suo portatile e di mettersi a studiare un bestiario che Cora aveva portato dal Sud America.
Andò avanti per circa un'ora. A quel punto la sua eccitazione era ai minimi storici e lui ne approfittò per mettere da parte il pc. Aveva la sensazione che Derek non sarebbe stato affatto felice se lo avesse trovato con qualcosa in mano.
Sensazione che si trasformò in certezza quando il licantropo tornò a casa.
"Hai fatto il bravo, Stiles?" gli chiese, dopo averlo salutato.
Il ragazzo esitò a rispondergli e lui si accigliò.
"Cosa hai fatto?"
"Nulla di così grave" tentò di giustificarsi il ragazzo. "È solo che mi sono alzato per prendere il computer e per rimetterlo a posto."
"Sbaglio o ti avevo detto che ti era permesso alzarti solo per andare in bagno? E che se mi avessi disubbidito saresti stato punito?"
"Ma mi annoiavo e questa cosa mi faceva male e..."
"Silenzio!" lo interruppe Derek. "Riceverai la tua punizione dopo cena."

Un paio d'ore dopo Stiles era piegato a novanta, il petto poggiato sulle lenzuola di seta del letto che condivideva con Derek. Il licantropo era seduto al suo fianco e lo guardava.
"Sai, all'inizio ho pensato di lasciarti la tua bella cintura di castità fino a domani" gli disse. "Poi mi sono ricordato che la punizione era per te, non per me, e che non c'è motivo per cui debba privarmi del piacere di scopare il tuo bel culetto sodo, cosa che non posso fare senza che tu ti ecciti e rischi di farti male, avendo ancora la gabbia addosso."
La prima sculacciata colse Stiles alla sprovvista e lo fece sussultare e gridare.
"Saranno dieci, e non ho intenzione di andarci leggero. Se ti muoverai, se cercherai di spostarti o di sottrarti ai colpi, ricomincerò da capo. Ti toglierò la cintura quando avrò finito e poi ti scoperò. Tutto chiaro?"
"Sì."
"Sì cosa?"
"Sì signore."
Derek non aspettò altro e lo colpì ancora, e ancora, e ancora, sempre più forte. Stiles strinse le lenzuola con forza e gemette per il dolore a ogni colpo, arrivando perfino a versare qualche lacrima quando non riuscì più a sopportare il bruciore che le sculacciate gli provocavano, ma resistette all'impulso di provare a sfuggire a quella tortura. Quando finì, Derek lo fece voltare e, come promesso, gli tolse la gabbia.
"Sei stato bravo, Stiles" lo lodò, chinandosi sul suo viso per asciugargli le lacrime con le proprie labbra, con una dolcezza che sorprese il ragazzo. "Non hai provato a scappare nemmeno una volta, sono fiero di te. Meriti un premio" e scese a prendergli il membro in bocca.
L'erezione del ragazzo si risvegliò subito a quella stimolazione, e nella sua testa il piacere e l'aspettativa presero presto il posto del dolore al fondoschiena. Peccato che quelle attenzioni durarono davvero poco. Derek si staccò da lui dopo solo un paio di suzioni, lo leccò un'ultima volta e poi lo spinse verso il centro del letto, costringendolo a girarsi di nuovo sulla pancia. Poi lo penetrò con un dito cosparso di lubrificante, senza troppi complimenti.
Dopo pochi minuti smise di prepararlo e sprofondò completamente in lui e per un folle istante, mentre Derek lo stava scopando, Stiles pensò che valesse la pena farsi punire se poi il sesso, dopo, era così assurdamente incredibile.

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