16. Palline anali

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Per tutta la mattina successiva, Stiles non riuscì a scrollarsi di dosso la sensazione che il suo mondo stesse per capovolgersi. Era da quando Derek lo aveva costretto a usare l'onahole che si sentiva strano, e la cosa peggiore era che non sapeva come affrontare quelle sensazioni. Non poteva di certo parlarne con il licantropo e, a parte lui, c'erano solo altre due persone che sapevano che cosa gli stava davvero succedendo in quei giorni: Lydia e Kevin.
Il mago era fuori discussione, non si conoscevano abbastanza bene perché si sentisse tanto a proprio agio da potersi confidare con lui e, a dire il vero, non è che si fidasse molto: a parte il fatto che era un mago, e già questo non deponeva a suo favore, c'era anche da considerare che probabilmente sarebbe stato di parte, visto che gli piacevano gli uomini, e il suo giudizio su quello che Stiles stava provando non sarebbe probabilmente stato imparziale. E poi era amico di Derek, a quanto aveva capito, e anche questo non lo avrebbe aiutato.
Lydia, invece, lo avrebbe ascoltato e avrebbe analizzato la sua situazione con imparzialità, peccato solo che poi lo avrebbe preso in giro da lì fino alla fine dei suoi giorni. Senza contare che sarebbe stata brutalmente sincera, come sempre, e che non si sarebbe fatta nessuno scrupolo nel rivelargli quello che aveva capito, e lui aveva paura di dover affrontare quello che avrebbe potuto dirgli. Una paura tremenda!
Derek doveva aver capito che c'era qualcosa che lo turbava, perché lo lasciò in pace per tutta la mattinata. Fu solo dopo pranzo che gli ordinò di andare ad aspettarlo nella loro camera.
Quando lo raggiunse, Stiles era seduto sul bordo del letto, in attesa di sapere a quale tortura sarebbe stato sottoposto quel giorno. L'ennesima scatola bianca che Derek gli mise in mano non lo impressionò nemmeno più, rassegnato com'era all'inevitabile.
Quando l'aprì, poi, immaginò che quel giorno gli sarebbe andata anche abbastanza bene. Sapeva, dalle sue ricerche, che quello dentro la scatola era un filo di palline anali e tirò un sospiro di sollievo al pensiero che tutto quello che poteva fare il suo Dom era divertirsi a infilargliele dentro, più o meno lentamente, per poi tirarle fuori. Perciò non fu affatto sorpreso quando Derek gli ordinò di mettersi a quattro zampe sul materasso.
Il licantropo lavorò in silenzio per i quindici minuti successivi. Lubrificò abbondantemente il buco di Stiles e poi ci infilò dentro le palline, una dopo l'altra, con la massima attenzione e molto, molto lentamente. La sensazione provocata da quelle sfere di metallo che entravano dentro di lui era strana, ma non spiacevole come altre cose che avevano usato, e il ragazzo si ritrovò ben presto a sospirare a ogni nuova pallina che forzava la sua apertura. Quando anche l'ultima fu entrata, l'unica cosa ancora visibile di quel giocattolo era l'anello di metallo fissato a una delle estremità del filo, che serviva per tirarle fuori.
Stiles era pronto a sentire Derek dare lo strattone che avrebbe liberato il suo canale, ma questa volta il licantropo riuscì a sorprenderlo chiedendogli di rimettersi seduto.
"Come ti senti?" gli chiese, fissandolo con attenzione.
"Strano. Pieno" rispose il ragazzo, dopo averci pensato per qualche secondo. "Ma non fa male."
"Ottimo, era quello che volevo sentire. Ora puoi vestirti" gli ordinò.
"Vestirmi?"
Fin dai primissimi giorni, Derek gli aveva imposto di restare sempre nudo, perché diceva di non voler perdere tempo a spogliarlo quando decideva di voler giocare con lui. Le uniche volte in cui gli aveva permesso di indossare dei vestiti era stato quando erano andati a casa di Kevin o al Dungeon per incontrare il branco. Quindi quell'ordine poteva significare una cosa soltanto: non sarebbero rimasti in casa.
"C'è un'altra riunione?" chiese.
"No."
"Allora siamo stati invitati di nuovo da Kevin?"
"Nemmeno."
"Ma... dobbiamo uscire?"
"Sì."
Stiles lo guardò perplesso. C'era un motivo se erano lì da ormai due settimane, Derek non poteva averlo scordato all'improvviso.
"Ehm... lo sai, vero, che io dovrei essere sotto l'effetto di un incantesimo che mi impedisce di stare a contatto con la gente?" gli fece notare.
Derek lo fissò inarcando un sopracciglio, senza nemmeno prendersi la briga di rispondere.
"Non posso andarmene in giro per Beacon Hills come se niente fosse, qualcuno potrebbe vedermi e a quel punto salterebbe la copertura" insistette il ragazzo.
"E infatti non andremo a Beacon Hills" lo informò Derek. "Ora, ti vesti da solo o devo farlo io per te, e poi punirti perché non mi hai ubbidito?"
Stiles chiuse la bocca, ingoiando tutte le sue proteste, e si affrettò a prendere dei vestiti dal suo armadio. Avrebbe voluto indossarli in tutta fretta, per non indisporre ancora di più il suo Dom, ma le palline anali al suo interno lo costrinsero a muoversi con calma. Non erano dolorose, non aveva mentito quando Derek gli aveva chiesto come stava, ma era davvero tanto strano sentirle agitarsi al suo interno a ogni suo movimento, soprattutto quando si piegava.
"Allora, dove dobbiamo andare?" si informò, quando fu completamente vestito.
"Ho finito tutti i libri che avevo da leggere e, se non ho capito male, tu hai finito i tuoi fumetti. Perciò faremo un viaggetto fuori città, fino alla libreria più vicina, per fare rifornimento."
Stiles iniziò a preoccuparsi. Da dove si trovavano loro, se volevano evitare di passare in città per non essere visti, ci voleva almeno un'ora di macchina per arrivare fino al centro abitato più vicino, più un'altra per tornare e il tempo che avrebbero passato nei negozi. In altre parole, si sarebbe dovuto tenere quelle cose dentro per tutto il pomeriggio.
"Vuoi farmi davvero uscire così?" chiese, giusto per conferma.
Derek inarcò di nuovo il solito sopracciglio, senza dire una parola, e lui sospirò affranto, per poi uscire dalla stanza prima ancora che il licantropo potesse ordinarglielo.

Il viaggio in macchina non fu per niente comodo. Stiles aveva preso ad agitarsi già dopo pochi minuti dalla partenza, per cercare una posizione che gli permettesse di non sentire quelle dannatissime palline premere al suo interno. I suoi sforzi, però, furono del tutto vani e l'unica cosa che ottenne fu di irritare il suo Dom, che gli intimò di stare fermo se non voleva essere punito, al loro ritorno.
La visita in libreria, poi, fu ancora peggiore. Stiles sentiva le palline muoversi a ogni passo che faceva e il fatto che spesso andassero a sfregare contro la sua prostata, mantenendolo in uno stato di leggera ma costante eccitazione, non aiutava per niente. L'unica cosa che desiderava, in quel momento, era tornare a casa e farsi togliere quegli affari da dentro, ma Derek sembrava intenzionato a vagliare tutti i volumi del negozio prima di decidere quali acquistare.
E dopo, quando erano finalmente usciti da lì, lo aveva portato in una fumetteria, insistendo perché acquistasse tutto quello che voleva. La cosa si sarebbe anche potuta concludere velocemente, con lui che arraffava qualche volume a caso prima di andare alla cassa, se Derek non gli avesse fatto decine di domande su ogni albo che prendeva in mano, o che si limitava anche solo a guardare.
Tra libri e fumetti, ci misero ore a finire, e poi dovettero affrontare il viaggio di ritorno. Quando arrivarono finalmente a casa Stiles faceva fatica perfino a reggersi in piedi. Ormai si sentiva decisamente eccitato, e pieno da scoppiare, e quelle cose che aveva dentro non ne volevano sapere di stare ferme. Aveva bisogno che Derek gliele togliesse. Subito! O sarebbe di certo impazzito.
Pensava che il suo desiderio si sarebbe realizzato quando il Dom lo mandò a spogliarsi, ma le sue aspettative vennero presto deluse. Il licantropo guardò soddisfatto l'anello che pendeva dalle sue natiche e gli chiese di aiutarlo a preparare la cena.
Mangiarono come se niente fosse. O meglio, Derek mangiò come se niente fosse, mentre Stiles riuscì a mandare giù, controvoglia, solo pochi bocconi. Quando finirono il licantropo andò in salotto e ordinò al suo Sub di seguirlo non appena avesse concluso di sistemare la cucina.
Stiles lo raggiunse circa un quarto d'ora dopo e Derek gli fece cenno di avvicinarsi a lui, che era seduto sul divano con uno dei suoi libri nuovi in mano, e lo fece sdraiare prono sulle sue gambe. Poi prese a giocare con il suo fondoschiena e con l'anello di metallo. Tutte quelle manipolazioni non fecero altro che far muovere ancora di più le palline al suo interno e dopo un'ora passata a subire quel trattamento il ragazzo era tremendamente eccitato e sull'orlo delle lacrime.
Era così concentrato su quello che gli stava succedendo dentro e sul cercare di controllare il suo piacere che la voce di Derek lo colse completamente alla sprovvista.
"Alzati, Stiles" gli ordinò, dandogli una sonora pacca sul sedere che finì solo per aggravare la sua già precaria situazione.
Una volta in piedi il ragazzo provò a coprirsi con le mani ma Derek gliele fece spostare subito, deciso a godersi lo spettacolo della sua erezione umida e congestionata.
"Sai, stavo pensando di lasciartele dentro per tutta la notte" gli confidò il Dom.
Stiles gemette disperato e lo fissò con uno sguardo implorante.
"Ma ho come la sensazione che tu sia ormai arrivato al limite" aggiunse con un sorriso perfido, accarezzando con la punta di un dito tutta la sua lunghezza.
Stiles singhiozzò senza ritegno e inarcò la schiena, spingendo i fianchi in avanti come se fosse alla ricerca di un altro tocco, o di qualcosa di molto più soddisfacente.
"Ti sei comportato bene, oggi," continuò Derek "perciò sarò generoso. Mettiti carponi, Stiles."
Il ragazzo eseguì l'ordine all'istante, il respiro affannoso e i brividi che gli scuotevano tutto il corpo. Derek si mise al suo fianco, afferrò l'anello di metallo e tirò con forza, senza nessun preavviso, facendo uscire tutte le palline dalla sua apertura.
Stiles urlò e venne senza bisogno di ulteriori stimoli. Se non finì accasciato sul pavimento, senza più forze, fu solo grazie al braccio del suo Dom che gli aveva circondato il petto per sostenerlo. Braccio che lo sollevò, subito dopo, e lo portò fino al divano.
Derek lo fece inginocchiare sui cuscini, gli fece poggiare le mani sulla spalliera e poi lo afferrò per i fianchi.
"Ora è il mio turno" disse, e lo penetrò senza troppi complimenti.
Stiles boccheggiò e inarcò la schiena. Sentire Derek dentro era sempre un'esperienza incredibile e sapere che era lui con il suo corpo nudo a fargli quell'effetto, a eccitarlo e a fargli perdere il controllo a quel modo, rendeva tutto ancora più esaltante. Tanto che finì per eccitarsi di nuovo anche lui, anche perché il suo Dom aveva iniziato ad accarezzarlo, a baciarlo e a morderlo, e l'adolescenza era una gran bella cosa quando si parlava di periodo refrattario.
Venne di nuovo pochi minuti dopo, seguito nel giro di pochi istanti da Derek che si svuotò dentro di lui con un ringhio soddisfatto, e poi si accasciò sul divano, completamente sfinito.

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