5. Enemagra

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Il resto della giornata Stiles lo aveva passato steso sul divano, la testa appoggiata sulle cosce di Derek. Il licantropo si era detto molto soddisfatto di lui, perché aveva rispettato i suoi ordini e perché non aveva usato le sue safe words senza averne bisogno, gli aveva fatto bere un sacco di acqua e gli aveva massaggiato praticamente tutto il corpo, e il ragazzo si era goduto la tregua e il meritato riposo. Anche perché quella notte Derek non aveva nemmeno accennato a volerselo scopare, con suo enorme sollievo.
Il giorno dopo si svegliò da solo nell'enorme letto a baldacchino e si affrettò a fare una doccia e a raggiungere Derek in cucina per la colazione, ricordandosi, anche se solo quando era già sulla porta della stanza, che non avrebbe dovuto indossare nulla.
"Buongiorno Stiles. Hai dormito bene?" lo accolse il licantropo.
"Sì signore, grazie signore."
Derek approvò con un cenno del capo e Stiles rimase in attesa, guadagnandosi un sorriso soddisfatto da parte del suo Dom.
"Siediti a fare colazione."
"Sì signore, grazie signore" ripeté.
Qualche minuto dopo Derek si alzò, raccomandandogli di seguirlo in salotto non appena avesse finito. Stiles lo raggiunse un quarto d'ora più tardi. Restò in attesa per qualche secondo ma quando capì che Derek non aveva intenzione di dargli nessun ordine andò a inginocchiarsi ai suoi piedi, senza dire una parola.
Il tempo passava lento per Stiles, troppo lento, mentre Derek sembrava troppo assorto nella lettura di un enorme fascicolo di documenti per rendersene conto. Dopo un'ora Stiles iniziò a non poterne più. Girava la testa a destra e a sinistra, osservando tutto quello che c'era nella stanza nella speranza che qualcosa alleviasse il suo senso di noia; batteva le mani sulle cosce, come a seguire il ritmo di una canzone che suonava solo nella sua testa; si agitava sul tappeto alla ricerca una posizione più comoda.
"Cosa c'è che non va?" lo richiamò bruscamente alla realtà Derek.
"Mi dispiace, è solo che non sono abituato a stare così, senza fare niente."
Derek inarcò un sopracciglio e lui si affrettò a chinare la testa.
"Chiedo scusa, signore" si affrettò ad aggiungere.
"Ti stai annoiando?"
"Sì signore."
"E la tua mente si è messa a vagare per galassie lontane lontane."
"Divertente, come se tu non avessi saputo fin dall'inizio che sarebbe finita così."
Stiles si pentì subito di quello che aveva detto, ma quando si azzardò a lanciare uno sguardo a Derek vide che stava sorridendo.
"Sì, lo sapevo" disse, poi si alzò e, senza dire altro, lasciò la stanza.
Il ragazzo lo osservò, preoccupato e arrabbiato allo stesso tempo. Da un lato temeva che Derek volesse punirlo per la sua insolenza, dall'altro era certo di non aver fatto nulla di male. Lui era così, con la mente sempre impegnata in mille ragionamenti, e il licantropo lo sapeva, fin dalla prima volta che si erano incontrati. Era assurdo pretendere che se ne stesse zitto e immobile per ore.
Quando sentì i passi di Derek avvicinarsi di nuovo al salotto Stiles si irrigidì, sicuro che lo aspettasse qualcosa di molto doloroso, ma il suo Dom lo sorprese.
"Visto che ti annoi, puoi studiare un po' di economia" gli suggerì, porgendogli uno dei libri di scuola che il padre aveva insistito che si portasse dietro.
Stiles lo prese e lo fissò sbigottito. Certo, non era esattamente la lettura che avrebbe scelto lui, ma almeno avrebbe avuto qualcosa da fare, e il coach Finstock ne sarebbe stato di sicuro felice.
"Sì signore, grazie signore" esalò.
Passarono il resto della mattinata a leggere. Si interruppero solo per pranzare e, una volta finito, Derek ordinò a Stiles di risistemare la cucina e di raggiungerlo di nuovo in salotto.

Quando il ragazzo lo raggiunse, Derek era seduto sul divano, le braccia incrociate sul petto e una scatola bianca poggiata sul cuscino al suo fianco. Stiles guardò con sospetto la scatola ma non disse nulla. Forse Derek aveva deciso di punirlo proprio in quel momento e lui non aveva nessuna voglia di peggiorare la sua situazione.
Il suo Dom, però, lo sorprese ancora una volta.
"Sia ieri che questa mattina ti sei comportato molto bene, Stiles. Sono molto fiero di te e ho deciso di premiarti per essere stato così bravo. Qui dentro" e diede un colpetto alla scatola "c'è qualcosa che ti farà sentire bene e ti darà tanto piacere."
La mente di Stiles fece un veloce elenco di cose che avrebbero potuto farlo star bene: patatine, droga o almeno così aveva sentito dire, le prime due trilogie complete di Star Wars perché la terza per lui non esisteva, l'ultimo numero di One Piece, un'endovena di sonnifero, il bestiario aggiornato dei Grimm con tanto di spiegazione su come liberarsi delle creature soprannaturali, pene più severe per chi violava la libertà vigilata e, naturalmente, la pace nel mondo. Peccato avesse l'assoluta certezza che Derek non gli avrebbe dato nessuna di queste cose.
"Lo vuoi, Stiles?"
Il ragazzo ci pensò per qualche istante. Visto il recente comportamento di Derek, non era certo che loro due dessero alla parola premio il medesimo significato, né alla parola piacere se era solo per quello. Tuttavia, rifiutare poteva non essere una scelta molto intelligente, vista la sua attuale situazione.
"Sì signore, grazie signore" ormai stava diventando una specie di mantra, ma almeno gli evitava rimproveri e punizioni.
"Bravo ragazzo. Ora vieni qui e inginocchiati accanto a me. Appoggia le mani e il busto sul divano" lo istruì Derek, chiaramente compiaciuto.
Stiles trattenne a stento un sospiro affranto, mentre eseguiva i suoi ordini: stare piegato a novanta decisamente non aveva nulla a che fare con il suo concetto di premio. Sentì Derek aprire la scatola e armeggiare con qualunque cosa ci fosse dentro. Poi, pochi secondi dopo, avvertì un dito unto accarezzare la sua apertura e si irrigidì di nuovo.
"Lo so che è freddo ma si riscalderà in fretta. Rilassati" lo incoraggiò Derek.
Non che fosse una cosa semplice, considerando che si aspettava qualcosa di poco piacevole, nonostante le sue rassicurazioni, ma fare forza contro l'intrusione di quel dito non lo avrebbe aiutato, perciò prese un paio di respiri profondi e cercò di rilassarsi come gli era stato detto. Derek si assicurò che fosse ben lubrificato prima di pulirsi le mani e fargli una carezza sulla nuca, per attirare la sua attenzione e invitarlo a girare la testa verso di lui.
"Sai cos'è questo?" gli chiese, quando ottenne ciò che voleva, mostrandogli un aggeggio bianco dalla forma strana.
Stiles scosse la testa.
"È un aneros. In Giappone lo chiamano enemagra."
Stiles deglutì, sempre più preoccupato, e Derek sorrise.
"Tranquillo, ti ho detto che ti farà stare bene. Ora te lo metto dentro, va bene anche se fai un po' di resistenza mentre entra, non devi preoccuparti."
Stiles era molto preoccupato, a dire il vero, ma Derek sembrava sincero. Certo, in passato non gli avrebbe creduto nemmeno sotto tortura, ma col tempo le cose erano molto cambiate. Forse, e diceva forse, quella cosa non lo avrebbe davvero fatto soffrire, proprio come gli aveva detto.
"Ah, dimenticavo" e gli arrivarono due sonore sculacciate sul sedere, una su ciascuna natica. "Per l'insubordinazione di questa mattina. Per quanto non fosse una cosa molto grave, devi imparare a portare rispetto in qualunque occasione."
"Mi dispiace, signore" si scusò Stiles, sperando con tutto se stesso che, per quel giorno, la punizione fosse finita lì. Era ancora troppo dolorante dal giorno prima, non ce l'avrebbe fatta a sopportare un'altra serie di colpi.
A quanto sembrava, però, non aveva nulla di cui preoccuparsi, perché l'attenzione di Derek si era concentrata tutta sull'oggetto che aveva in mano.
"Come ti senti?" gli chiese il Dom, quando l'aneros fu sistemato.
"È sempre un po' strano avere qualcosa dentro, ma non fa male" rispose Stiles, abbastanza stupito.
"Oh, lo so. Ora fai il bravo e appoggia la testa sulle mie gambe. Non voglio che tu faccia niente, devi solo stare qui mentre io leggo."
"Sì signore" e si spostò per sistemarsi come gli era stato indicato.
All'inizio non ci fu nulla di strano, cosa che gli fece sperare che non ci fosse davvero niente di più di un coso si plastica infilato dentro la sua apertura, per qualche motivo che aveva a che fare con quella storia della dominazione e di cui lui non aveva letto nulla. Poi, però, Stiles capì dov'era la fregatura. Quell'affare non ne voleva sapere di stare fermo. Ogni piccolo movimento, ogni più piccola contrazione dei suoi muscoli, perfino ogni suo respiro facevano agitare quel coso dentro di lui. Di per sé questo non sarebbe stato un gran problema, visto che i movimenti non erano esagerati e che quel coso non aveva sporgenze strane e non era nemmeno molto grosso, solo che ogni oscillazione dell'aneros lo stimolava sia dentro che fuori, sulla prostata e sul perineo, e lui iniziava a sentirsi un po' troppo eccitato.
"Stiles?" lo richiamò Derek quando lo sentì respirare con affanno.
Il ragazzo sollevò lo sguardo e lo fissò implorante, ma il licantropo si limitò a sorridergli.
"Inizi a sentirti bene, vero?" gli chiese, con un ghigno saputo.
Stiles gemette disperato mentre il suo corpo veniva scosso dai brividi del più strano orgasmo che avesse mai sperimentato. Derek continuò ad accarezzargli la testa fino a quando non fu tutto finito e il ragazzo poté tirare un sospiro di sollievo.
Sollievo che, tuttavia, ebbe vita breve. I movimenti dentro di lui ricominciarono e con loro quell'incredibile sensazione. Stiles ebbe un altro orgasmo senza venire, e poi un altro, e un altro ancora. L'intervallo tra l'uno e l'altro continuava a diminuire e il ragazzo faceva sempre più fatica a mantenere la lucidità.
"Derek!" implorò, dopo l'ennesima scarica di piacere.
"Shhh piccolo, ora arriva il bello. Goditelo!"
Stiles capì cosa voleva dire qualche minuto dopo. L'orgasmo arrivò di nuovo, solo che questa volta non finì. O meglio, la scarica successiva arrivava prima ancora che quella precedente fosse passata, senza soluzione di continuità. Era tutto talmente intenso che Stiles si ritrovò a urlare senza nemmeno rendersene conto. Provò perfino a supplicare Derek di toglierglielo, ma tutto ciò che ottenne fu di essere sollevato e messo a cavalcioni sulle sue gambe.
Le carezze che il licantropo gli elargiva, però, non facevano altro che peggiorare la situazione. La sua pelle era ipersensibile e i tocchi di Derek servivano solo a intensificare il piacere che provava dentro. Il suo corpo tremava e si scuoteva senza che lui riuscisse in alcun modo a controllarlo e la gola iniziava a fargli male per le urla che non poteva trattenere.
Provò perfino a masturbarsi, nel tentativo di mettere fine a quella tortura, ma Derek glielo impedì, dicendogli che per quel giorno avrebbe avuto solo orgasmi asciutti, qualunque cosa volesse significare. Poi gli afferrò le mani e gliele fece poggiare sulle sue spalle, così che tutto quello che poté fare Stiles fu allacciargli le braccia al collo, alla ricerca di un'ancora in quel mare di sensazioni che non gli davano tregua.
Venne ancora da dentro, urlando con quanto fiato aveva in gola. Si agitò senza più riuscire a controllare il suo corpo, ottenendo solo che la cosa dentro di lui sbattesse ancora più forte e più spesso contro la sua prostata. Raggiunse ancora una volta l'orgasmo, e poi di nuovo. Gemette e singhiozzò, invocando il nome di Derek, mentre il suo corpo si scuoteva senza sosta e la sua mente era piena solo di quel piacere che non avrebbe mai immaginato potesse esistere. E poi venne ancora e ancora. E ancora.
Alla fine divenne tutto semplicemente troppo. Prima di impazzire completamente Stiles inarcò la schiena, talmente tanto che non cadde per terra solo perché Derek lo teneva stretto, allungò una mano dietro di sé, si sfilò l'aneros dal canale troppo stimolato e lo lasciò cadere per terra, senza che il suo Dom potesse fermarlo. Un istante dopo aveva perso conoscenza.

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