17. Quadro svedese

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La mattina dopo Stiles venne di nuovo svegliato da Derek. Questa volta, però, il suo Dom si era presentato senza nemmeno l'ombra della colazione, e quella era una novità che non lo entusiasmava proprio per niente.
"Come stai?" gli chiese il licantropo, sedendosi vicino a lui sul letto.
Stiles mugolò qualcosa di inintelligibile, ma il suo Dom lo richiamò subito all'ordine.
"Pensi di riuscire ad articolare una risposta di senso compiuto o è chiedere troppo?"
Considerando che si era appena svegliato, che veniva da una serata che lo aveva distrutto e che non aveva nemmeno la prospettiva di poter mangiare del buon cibo, Stiles pensava effettivamente che fosse davvero troppo, ma evitò di dirlo a voce alta, perché aggiungere anche le punizioni alle loro sessioni normali lo avrebbe probabilmente ucciso, o comunque sfinito abbastanza da renderlo del tutto incapace di alzarsi dal letto per un tempo che poteva andare dall'infino a oltre. Era da un po' che non riceveva una punizione seria e ci teneva a superare il suo record, grazie tante.
"Sto bene" disse, forse in maniera troppo sbrigativa, perché Derek inarcò quel suo odioso, per quanto sexy, sopracciglio. "È solo che mi sento esausto" aggiunse, decidendo di essere completamente sincero.
Il licantropo annuì.
"Sono state settimane molto impegnative, soprattutto a livello emotivo, è normale che tu sia stanco. Vorrei poterti dire che d'ora in avanti sarà tutto più rilassante, ma sappiamo entrambi che non sarà così" commentò. "Però, ho pensato che potevamo spuntare subito la voce di oggi, così poi avrai tutto il resto della giornata per riposare."
"Oh, l'idea mi piace! E a questo punto immagino che l'assenza della mia meritata e abbondante colazione sia dovuta a questo."
Derek lo fissò con la stessa espressione che gli riservava i primi tempi in cui si erano conosciuti, quando pensava che fosse un completo imbecille, e Stiles provò a darsi un contegno.
"D'accordo, quale mirabolante avventura dovremo affrontare oggi?" chiese, cercando di assumere un'espressione seria, nonostante gli occhi ancora gonfi di sonno e i capelli che sfidavano almeno una dozzina di leggi della fisica.
Derek alzò lo sguardo al cielo ma evitò di fare commenti sulla sua uscita.
"Fatti una doccia e raggiungimi nella stanza dei giochi" gli ordinò, senza tanti giri di parole, per poi alzarsi e lasciare la camera.

Quindici minuti dopo Stiles varcò la soglia del loro personale dungeon e quello che vide lo lasciò perplesso. Parecchio perplesso. Perplesso al livello di: non voglio credere a quello che sto vedendo. E forse anche un po' di più.
"È un miraggio dovuto a qualche strana sostanza che mi hai fatto assumere senza che me ne rendessi conto, sono ancora addormentato e questo è solo un brutto sogno, oppure è davvero quello che penso che sia?" domandò, indicando la struttura appesa al centro della stanza.
"Un quadro svedese" confermò Derek. "E se vuoi una prova che non è un sogno, posso sempre usare una di quelle fruste" propose, indicando con un cenno del capo il muro al quale erano appese fruste, frustini e flogger.
"Grazie, troppo gentile, ti credo sulla parola" si affrettò a rassicurarlo Stiles. "Ma, a parte questo, che diavolo ci voleva fare, quell'imbecille, con un quadro svedese?"
"Non lo so" sospirò il licantropo "e ammetto che né io né Kevin abbiamo avuto il coraggio di chiederglielo. Il massimo che siamo riusciti a fare è stato domandargli se aveva sbagliato a scrivere o se intendeva proprio questa cosa. Sapere che non aveva sbagliato è stato più che sufficiente, non volevamo davvero sapere altro."
Stiles poteva capirli, certe cose erano semplicemente troppo da affrontare. Per chiunque! Ma il suo problema restava.
"Ok, ma noi cosa dovremmo farci?"
Il ghigno improvviso di Derek non lo tranquillizzò per niente.
"In effetti, ho pensato a un modo molto creativo per utilizzarlo. Avvicinati, Stiles."
Il ragazzo avrebbe di gran lunga preferito fuggire a gambe levate ma sapeva che quella non era un'opzione praticabile, perciò fece come gli era stato detto. Non appena lo raggiunse, Derek lo guidò fino a farlo mettere davanti alla colonna centrale della struttura.
"Ora ti muoverò e ti legherò. Tu devi semplicemente lasciarmi fare, senza opporti e senza prendere iniziative. Hai capito?"
"Sì signore."
"Bravo ragazzo" lo lodò il Dom, un attimo prima di spingerlo in avanti.
Stiles si ritrovò con il busto all'interno di uno degli elementi del quadro, il secondo dal basso. Derek gli fece afferrare con le mani la sbarra orizzontale che aveva proprio sopra le spalle e, a quel punto, fece il giro della struttura per arrivargli di fronte. Dopo avergli regalato una lunga carezza, che era partita dal viso ed era finita sul suo fianco, gli afferrò la gamba destra, la infilò nel primo elemento in basso, nella colonna vicina a quella dentro la quale era chinato, e gli legò la caviglia alla sbarra verticale. Poi gli ordinò di tenersi con forza, per non cadere, e ripeté l'operazione con l'altra gamba, legandola dalla parte opposta.
Dopo essersi assicurato che le corde fossero fissate bene e che i piedi di Stiles fossero del tutto immobilizzati, afferrò le sue mani e lo spinse a lasciare la presa e ad appoggiarsi a lui con il busto. A quel punto gli portò le braccia dietro la schiena, gli legò i polsi tra loro e poi li fissò con un'altra corda alla sbarra alla quale era rimasto aggrappato fino a pochi istanti prima. A lavoro ultimato, Stiles era appeso al quadro svedese, con le gambe spalancate, la parte bassa dell'addome appoggiata su una sbarra di legno e le spalle tese all'indietro. Qualcuno avrebbe potuto pensare a una posa artistica, e magari avrebbe anche apprezzato l'opera di Derek. Per come la vedeva lui, era semplicemente piegato a novanta, solo in modo molto più scomodo del normale.
Si stava giusto chiedendo cosa il suo Dom avesse in serbo per lui quando lo vide fare un passo indietro e slacciarsi i pantaloni, senza per altro dar segno di volersi spogliare, anche solo parzialmente.
"Sbaglio o è da un po' che non ti prendi cura di me?" gli chiese Derek, accarezzandosi l'inguine con movimenti leggeri.
Ecco, quella era una cosa che a Stiles non dispiaceva per niente, anche se non aveva nessuna voglia di pensare a quale fosse il significato della sua impazienza. Era disposto perfino a passare sopra ai muscoli che tiravano dolorosamente pur di assaggiare di nuovo il sapore del suo Dom.
Il licantropo gli si avvicinò e lui aprì le labbra senza che avesse nemmeno bisogno di ordinarglielo. Fu Derek a fare tutto il lavoro, anche perché lui dubitava di poter fare molto senza stirarsi qualsiasi muscolo del corpo. Il licantropo gli afferrò la testa con entrambe le mani, per evitare che si spostasse, e prese a muoversi nella sua bocca. All'inizio fu gentile e delicato ma, man mano che passava il tempo, le sue spinte si fecero sempre più profonde. Stiles cercò di rilassarsi il più possibile, per riuscire ad accoglierlo tutto fino in fondo, ma quando lo sentì in gola mugolò, quasi in preda al panico per la sensazione di non riuscire a respirare. Il suo Dom si allontanò quel tanto che bastava per permettergli di prendere qualche boccata d'aria, gli diede qualche istante per riprendersi e poi ricominciò da dove si era interrotto.
Il ragazzo non sapeva da quanto stessero andando avanti, a un certo punto aveva semplicemente smesso di pensare e si era arreso a quell'invasione, cosa che aveva reso tutto molto più semplice, e anche più piacevole e soddisfacente, per entrambi. Di punto in bianco, però, Derek si allontanò e fece di nuovo il giro del quadro svedese, mettendosi alle sue spalle.
"Sei stato davvero bravo, piccolo, sono molto soddisfatto" gli disse, mentre gli accarezzava la schiena e le natiche. "Sei migliorato così tanto che mi hai quasi fatto perdere il controllo. Magari la prossima volta ti farò bere il mio orgasmo, visto che sembra piacerti tanto il mio sapore. Ora, però, voglio venire dentro il buco che preferisco."
Stiles lo sentì forzare la sua apertura con l'erezione umida della sua saliva prima ancora che avesse finito di parlare. Non lo aveva preparato per niente, cosa inusuale per lui, e faceva male ma, nonostante dovesse esserne consapevole, Derek non si fermò. Affondò dentro di lui per tutta la sua lunghezza, centimetro dopo centimetro, si sfilò completamente, con la stessa esasperante lentezza, e poi entrò dentro di nuovo. E nel frattempo gli diceva quanto gli piacesse scoparselo da entrambe le parti, quanto fossero caldi la sua bocca e il suo interno, e quanto fosse bello essere avvolto da lui così strettamente.
L'apertura di Stiles bruciava ancora, ma il suo Dom non era stato violento, le sue spinte avevano preso fin da subito un ritmo costante e regolare, come se volesse dargli il tempo di abituarsi a lui, e riusciva a stimolare la sua prostata quasi a ogni affondo, e Stiles iniziò a sentire le prime scosse di piacere. Scosse che divennero sempre più forti e frequenti. Nel momento in cui iniziò a sospirare di godimento Derek afferrò la sua erezione, e quella fu la fine per entrambi.
Stiles gemette a voce alta, inarcò la schiena per quanto glielo permettesse la sua scomoda posizione, tirò le corde e si agitò e, senza volerlo e senza averci nemmeno pensato, strinse con forza tutti i suoi muscoli interni. Il licantropo velocizzò i suoi movimenti e accarezzò l'erezione del suo Sub con decisione, mentre con la mano libera afferrava una delle sbarre della struttura per farla dondolare allo stesso ritmo delle sue spinte.
Pochi minuti dopo raggiunsero l'orgasmo, entrambi, quasi nello stesso istante.

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