Il giorno dopo, quando Stiles lo raggiunse in cucina, Derek aveva già quasi finito di fare colazione.
"Come mai ci hai messo tanto?" gli chiese inarcando un sopracciglio.
Il ragazzo sospirò e fissò la sedia con rammarico, senza nemmeno prendere in considerazione l'idea di guardare in faccia il suo Dom.
"Ho il sedere rosso e dolorante" mugugnò, con un tono che lui stesso avrebbe definito petulante.
"Come fai a sapere che è rosso?" si incuriosì Derek.
"Mi sono guardato allo specchio" confessò controvoglia, dopo un attimo di esitazione.
Derek si mise a sghignazzare impunemente e Stiles sollevò finalmente lo sguardo sul suo volto, ma solo per guardarlo male.
"È un vero peccato che tu sia dolorante" si dispiacque Derek, per nulla impressionato dalla sua occhiataccia.
"Perché dovrò fare colazione in piedi o perché oggi non potrai sculacciarmi?" gli chiese Stiles di rimando, di pessimo umore già di prima mattina.
"No, perché oggi dovrai passare quasi tutto il giorno inginocchiato ai miei piedi" lo informò il licantropo.
Stiles si fermò con il bicchiere di succo d'arancia a un paio di centimetri dalle labbra e lo fissò implorante.
"Non possiamo fare qualcosa che mi permetta di stare in piedi, oggi?" lo supplicò.
"No."
"E se stessi seduto su un paio di cuscini morbidi?"
"Temo che non sia possibile."
"Ma perché? Mi fa davvero tanto, tanto male, sai?"
"Perché siamo stati invitati a pranzo da Kevin Underwood e, oltre a lui, ci saranno anche altri giocatori, mi dispiace. Perciò finisci di fare colazione in fretta, perché conto di uscire tra un'ora."
"Si può sapere perché hai accettato? Proprio oggi?" quasi piagnucolò Stiles.
"Politica" scrollò le spalle il licantropo. "Vista la situazione, Lydia ci ha incaricati di fare da tramite tra il branco e la Congrega. Dice che un'alleanza solida con i maghi sarà utile al branco e che gli altri sono troppo preoccupati che, e sto citando, quegli Harry Potter in completo di pelle attentino alle loro virtù per poter essere utili. Non ho idea del perché pensino una sciocchezza del genere, ma tant'è: pare che ora sia diventato compito nostro."
"E perché non lo fa lei?" Derek lo fissò, sopracciglio inarcato e sguardo di commiserazione. "Sì, d'accordo, era una domanda stupida" si arrese il ragazzo, alzando gli occhi al cielo.Quindici minuti dopo Stiles raggiunse Derek nella loro stanza. Lo trovò seduto sul letto, già vestito di tutto punto. Accanto a lui c'erano un paio dei suoi jeans, la maglietta più semplice che Stiles possedesse e dei boxer neri che non aveva mai visto ma che erano chiaramente della sua misura, tutta roba che il licantropo doveva aver scelto per lui. E una scatola bianca. Al di là del fatto che non era sicuro gli piacesse l'idea di Derek che gli diceva anche cosa doveva indossare, quello che lo preoccupava davvero era la scatola. L'ultima volta che ne aveva visto una simile c'era quasi rimasto secco.
"Vestiti e vieni a sederti qui vicino a me" gli ordinò il Dom.
Stiles si vestì con calma, continuando a occhieggiare sospettoso la scatola. Quando finì prese un respiro profondo e lo raggiunse, appoggiandosi al materasso lentamente e con molta cautela.
"Come ti ho già detto, ci saranno altre persone da Kevin, altri Dom con i loro Sub, e tu dovrai comportarti bene."
Stiles deglutì, a disagio all'idea di stare in mezzo a persone esperte di quel mondo.
"Stiles!" lo richiamò Derek.
"Sì signore, mi comporterò bene."
"Ottimo, era quello che volevo sentire, e per aiutarti ti darò delle regole. Quando arriveremo saluterai educatamente e poi resterai in silenzio, potrai parlare solo se te ne darò il permesso, anche se fosse per rispondere a un altro Dom. A pranzo ti siederai al mio fianco e mangerai solo quello che io ti metterò nel piatto o che ti offrirò. Per tutto il resto del tempo rimarrai inginocchiato ai miei piedi. Qualche domanda?"
"Potrò appoggiarmi a te, in caso il dolore delle frustate diventi troppo forte? E se dovessi andare in bagno come farei a chiederti il permesso se non posso parlare?"
"Se devi andare in bagno schiarisciti la gola e io capirò, anche se mi chiedo perché quest'eventualità ti preoccupi sempre così tanto. Comunque, non ho afferrato cosa intendi per appoggiarti."
"Ecco, pensavo che potrei sollevarmi, per dare un po' di sollievo al sedere che hai così brutalmente maltrattato, e appoggiarmi sulle tue cosce. Almeno un po', anche solo con la testa, e magari potrei abbracciarti le gambe e..."
"Stiles!" lo interruppe Derek. "Ti ricordi la lezione di ieri, vero?"
"Al momento, non potrei dimenticarla nemmeno volendo, grazie. Però non penso di aver bisogno delle safe words, probabilmente mi servirà solo un po' di sollievo ogni tanto."
"Io questo caso basterà che tu mi chiami e io deciderò se concedertelo o no."
Il ragazzo sospirò di sollievo, perlomeno Derek non aveva rifiutato all'istante e gli aveva lasciato un po' di speranza.
"Grazie!"
"Di nulla. Ora passiamo alla cosa più importante."
Derek prese in mano la scatola e Stiles non poté fare a meno di irrigidirsi e sudare freddo.
"Aprila" lo incoraggiò il Dom, porgendogliela.
Lui la prese e sollevò il coperchio. E restò a fissarne il contenuto a bocca aperta.
"Serve per la tua sicurezza" gli spiegò Derek, guadagnandosi uno sguardo sorpreso. "Con questo tutti sapranno a chi appartieni e nessuno si azzarderà a darti fastidio, a meno che non abbia istinti suicidi e non sogni di essere fatto a pezzi e sbranato da un licantropo molto arrabbiato."
"Appartengo a te" mormorò Stiles, come se avesse avuto un'improvvisa rivelazione.
"Precisamente, e questo lo griderà al mondo" confermò il licantropo, prendendo uno dei due oggetti contenuti nella scatola. "China la testa, così posso allacciartelo."
Stiles esitò ma, per una volta, Derek non fece nulla per spingerlo a obbedire al suo ordine. Si limitò a guardarlo, le mani sollevate, in paziente attesa. E fu a quel punto che il ragazzo capì: quel lupo autoritario voleva che lui lo accettasse spontaneamente.
Stiles chiuse gli occhi e prese un respiro profondo. Una cosa del genere aveva un significato preciso, a quanto ne sapeva, ma vista la loro situazione non aveva idea di cosa pensare, né di cosa ne pensasse Derek, in realtà.
"Per quanto dovrò tenerlo?" chiese.
"Fino a quando torneremo a casa, e tutte le volte che staremo insieme ad altre persone dell'ambiente."
Quindi, Derek non intendeva legarlo a sé in maniera permanente? Stiles sentì una punta di delusione e si insultò mentalmente.
"D'accordo" acconsentì, e chinò finalmente la testa.
Il collare che Derek gli allacciò al collo aveva una forma strana: invece di restare dritto a circondargli al gola, nella parte anteriore c'era un cerchio di metallo, con dei passanti a cui erano fissate le strisce di pelle, che gli dava una forma a V. Una volta che il Dom lo ebbe sistemato e allacciato, Stiles si alzò senza dire una parola e andò a guardarsi allo specchio. Il cerchio era appoggiato proprio alla base della sua gola e l'argento del metallo creava uno splendido contrasto con il nero della pelle.
"Mi piace" disse al riflesso di Derek, che lo aveva raggiunto e gli aveva messo le mani sulle spalle.
"Mi fa piacere" gli sorrise lui. "Ora, però, completiamo l'opera."
Stiles lo vide allungare la mano e prendere il guinzaglio dalla scatola che lui non si era nemmeno accorto di stringere ancora tra le mani. Era composto da una catenella di metallo lunga circa mezzo metro e da un manico in pelle, uguale a quella del collare. Derek lo fissò al cerchio di metallo con il moschettone e rimase a guardare il risultato per qualche istante con un'espressione famelica, prima di riscuotersi.
"Andiamo" ordinò con voce roca. "Mi raccomando, non dimenticare le regole o sarò costretto a punirti di nuovo, al nostro ritorno."
STAI LEGGENDO
Play The List
Hayran KurguUna Congrega di maghi si stabilisce a Beacon Hills e uno di loro si invaghisce di Stiles. Per poter 'giocare' con lui gli lancia un incantesimo ma il capo della Congrega riesce a modificarlo, almeno in parte, e Derek si ritrova piacevolmente coinvol...