La legge dell'Amore

Capitolo 4

Sebbene i risvegli nel B&B Rome Terminal House fossero diventati una scomoda realtà per Nives, che le faceva prendere coscienza, giorno dopo giorno, del matrimonio fallito e di una prospettiva di vita futura da incubo, quella mattina però si era svegliata con il cuore più leggero e una piccola speranza che le cose sarebbero potute andare meglio, grazie all'incontro avuto con un avvocato divorzista super sexy e ultra sensibile. L'appuntamento formale nel suo studio, che si era poi trasformato in un susseguirsi di risate ghiotte e genuine, le era stato di gran conforto.

Per un intero pomeriggio era riuscita a non pensare a Manuel, al tradimento, alla segretaria di almeno dieci anni più giovane di lui, all'assenza del contatto fisico di un uomo e non di uno qualsiasi, ma del suo uomo, di suo marito, che non le aveva mai fatto mancare niente. Soffriva l'assenza  dei suoi baci, degli abbracci, delle coccole pre nanna e del sesso mattutino: veloce, selvaggio e rude, perché se si fosse soffermato per troppo tempo sarebbe arrivato in ritardo ad uno dei suoi importanti meeting di lavoro. Era tutto perfetto, non c'era mai stato un litigio, una parola di troppo, un'incomprensione, e allora perché aveva deciso di rovinare tutto, preferendo un'altra donna e scopandosela addirittura nel letto che condividevano ogni notte?

Il pensiero invadente di quella situazione tornò a colpirla in pieno come un fulmine a ciel sereno, ritrovandosi nel giro di qualche secondo a inzuppare di lacrime salate il cuscino su cui aveva beatamente dormito. Le faceva ancora tanto male, la ferita era così aperta che ogni volta che si imbatteva nei ricordi di un ormai lontano matrimonio felice sembrava che il cuore e tutti gli organi del corpo le sanguinassero davvero, mescolandosi e facendo la lotta tra loro per lacerarle la pelle e abbattere ogni vana speranza di felicità.

La crisi di pianto si assestò nell'attimo in cui il suo cellulare prese vita e la suoneria di "I'm Titanium" di David Guetta ft. Sia invase il silenzio assordante tra le quattro mura della stanza di quello squallido motel. «P-pronto?» rispose distrattamente, senza neanche controllare il numero del mittente, mentre si affrettava a mettersi seduta sul letto e tirare su con il naso.

«Spero che questo amareggiato tono di voce sia dovuto al fatto che tu ti sia appena svegliata e non ad un pianto appena interrotto.» disse Ofelia dall'altro capo del telefono, quasi in tono di rimprovero. «Ad ogni modo, ragazza mia, non hai impegni per la mattinata, vero? Volevo invitarti per pranzo, devi raccontarmi tutti i dettagli dell'incontro di ieri con Stefano.»

«Ofelia...» mormorò, dopo essersi schiarita la gola, sperando di riuscire a dimostrare un tono di voce composto e non far preoccupare la nuova amica dall'altro capo del telefono. «Sì, mi sono svegliata da poco. L'incontro è andato bene a dire il vero, ma sarò felicissima di accettare il tuo invito e parlartene di persona.»

«Molto bene, allora balza giù dal letto e datti una bella rinfrescata, amica mia. Ti mando un messaggio con l'indirizzo e ti aspetto al più presto.»

Ofelia attaccò ancor prima che Nives potesse controbattere. Quel carattere bello pimpante era ciò di cui aveva bisogno in quel momento. Per la prima volta dopo un mese di inferno l'aria stava cambiando. Nel giro di pochi giorni aveva avuto il piacere di incontrare un'anima buona come la sua che si stava facendo in quattro per lei e un avvocato pronto a fare guerra al suo temuto marito.

Seguì le istruzioni dell'amica e dopo un paio d'ore, la metro e un pullman arrivò nel quartiere un po' fuori città dove abitava. Non era mai stata da quelle parti ma fu particolarmente sorpresa di scoprire che si trattava di una zona residenziale molto tranquilla e carina. Anche lei, quando ancora abitava con Manuel, viveva distante dalla caotica capitale romana. Non che il trambusto cittadino le dispiacesse, anzi, nell'ultimo mese trascorso aveva riscoperto il piacere di trovarsi in una grande metropoli.