Capitolo 19

250 30 39
                                    

«Ste?»

Non appena aveva sentito l'amica pronunciare il nome di Stefano, Nives si era risvegliata dallo stato di trance che l'aveva fatta alienare da tutto e da tutti. Spostò lo sguardo lungo la stanza alla ricerca dell'unica persona di cui aveva disperato bisogno in quel momento particolare, intravedendo il Dottor Petrelli, Lauro, Sveva e persino suo cugino Diego, ma quando i suoi occhi catturarono la figura di Stefano, che già le stava andando in contro, provò un inspiegabile senso di sollievo.

«Ehi, ciao, fiocco di neve.» la salutò dolcemente in un sussurro, allargando leggermente le labbra in un mesto sorriso e guardandola con due occhi pieni di commozione.

Alla vista di uno Stefano particolarmente provato, la bionda si lasciò andare ad un urlo di frustrazione, seguito da una crisi di pianto, che la scosse profondamente. Tutti i presenti nella stanza tirarono un sospiro di sollievo, Nives aveva bisogno di sfogarsi e di cacciare fuori tutto il dolore accumulato fino a quel momento. Non sarebbe bastato ovviamente, perché l'aspettava un lungo periodo in cui avrebbe dovuto metabolizzare e superare ciò che le era successo, ma quello era un ottimo inizio.

L'avvocato fu l'unico a non provare sollievo nel vederla così, più lei urlava e più lui sentiva un dolore lancinante squarciargli il petto, più lei piangeva e più la voglia di unirsi a quella sofferenza veniva anche a lui, al punto che dovette posarle una mano dietro la testa per avvicinarla a sé e lasciarla sfogare contro il suo corpo.

«Perché con lui ha reagito? Chi è?» domandò Diego curioso a Sveva, ma senza mai smettere di guardare quella scena surreale. L'unica volta che aveva visto sua cugina piangere era stato al funerale di sua madre, poco più di un anno prima, dopodiché mai più, nemmeno quando era venuta a sapere che i genitori avevano perso la vita in un tragico incidente.

«Stefano.» rispose Sveva «É il suo avvocato divorzista, ma da quasi un mese è anche il suo coinquilino.»

«Allora quello che mi hai detto al telefono è vero, sta divorziando dal coglione, ringraziando il cielo. Vorrei che mia madre fosse viva solo per darle questa notizia.»

«Ah, io credo che sia stata proprio lei ad aprirle gli occhi... e a farle incontrare lui.» mormorò con un sorrisetto compiaciuto sulle labbra, guardando anche lei Nives e Stefano.

«Com'è lui?» chiese ancora, iniziando ad abituarsi all'idea di sua cugina e quell'uomo premuroso insieme.

«Senza nulla togliere a mio marito o a mio cognato...» si prese un attimo di pausa per posare la mano sulla spalla di Lauro, che le stava accanto «ma quell'uomo è il sogno di ogni donna sulla faccia della terra.»

«Diamo loro un po' di privacy.» suggerì Lauro, lanciando uno sguardo agli altri due, che acconsentirono per lasciare Nives e Stefano da soli.

L'aria nella stanza era così malinconica che l'avvocato ringraziò mentalmente i suoi amici per aver lasciato loro un po' di intimità, così avrebbe potuto cercare di calmare la sua coinquilina, perché vederla in quello stato gli stava pesando in un modo incredibile.

«Niv, fiocco di neve, ehi?» la richiamò dolcemente, senza mai interrompere le delicate carezze sulla testa.

Nives lo ignorò, ma solo perché non riusciva ad assestare quella crisi di pianto, che l'aveva travolta completamente. Si stringeva a lui come se fosse la sua unica ancora di salvezza, affondando il viso in quella candida e profumata camicia, che lei stessa gli aveva lavato e stirato qualche giorno prima. Era troppo devastata da cosa le era successo e non riusciva a trovare un altro modo per esprimere tutto il dolore che stava provando.

«Piccola, ehi, dai basta o ti sentirai male così.» la esortò con tenerezza, prendendo di poco le distanze solo per abbassare una delle sponde laterali e farsi spazio accanto a lei per stendersi e avvolgerla completamente in un abbraccio confortante «Ti prego, Niv.» le mormorò contro l'orecchio, prima di lasciarle una serie di piccoli baci sulla fronte.

La legge dell'AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora