Capitolo 22

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Che Napoli fosse bella Stefano lo sapeva, ma con quel panorama da urlo e una guida come Nives, che gli spiegava tutto nei minimi dettagli, era ancora più speciale. Dopo la notte di fuoco, in cui era venuta fuori una passione a tratti proibita, i due avevano dormito per la prima volta insieme, rispettando ovviamente le volontà della giovane architetto. Infatti, lui non l'aveva toccata in nessun modo, se non abbracciarla e stringerla durante l'intera notte. La mattina poi non se l'era trovata accanto, ma solo perché la sua coinquilina si era svegliata di buon'ora per scendere alla pasticceria sotto casa a prendergli una colazione tipicamente napoletana: le sfogliatelle.

Al rumore della porta d'ingresso l'avvocato si alzò a fatica e con ancora gli occhi semichiusi, pensando appunto che la bionda fosse tornata, difatti non si preoccupò minimamente del suo non-abbigliamento. Indossava solo dei semplici boxer. Quando le andò incontro venne però sorpreso da urla di spavento e sgomento, che non corrispondevano a quelle della sua coinquilina, bensì ad una donna minuta e di mezza età, che lo guardava con un'espressione mista di stupore e rabbia.

«AAAAAAAAAAAH! Chi tu sei?» gli urlò contro con forza, iniziando ad afferrare i cuscini dal divano per scaraventarglieli contro «AL LADRO, AL LADRO! BRUTTO MANIACO, IO CHIAMARE POLIZIA! AIUTO! AIUTO!»

Stefano tentò di coprirsi le parti basse, sia per non farsi colpire in quel punto, ma anche per evitare di mostrarle più di quanto avesse già fatto «Signora! Signora, si calmi, non sono un maniaco e nemmeno un ladro.» provò a dire, ma la donna dai tratti afroamericani continuò a lanciargli oggetti, passando a quelli più pesanti come i soprammobili.

«BUGIARDO! BUGIARDO!» continuò ad urlare come una matta, richiamando così l'attenzione di Nives, che era appena uscita dall'ascensore e che, con ancora il pacchetto di pasticceria tra le mani, si fiondò verso casa.

«Paloma?» la chiamò con un cipiglio confuso, ma quando si trovò quella scena davanti, posò tutto subito sul mobile d'ingresso, per tentare di bloccarla «Paloma ferma, così lo ammazzi!»

«Signorina Nives? Cosa fare lei qui? No, signorina Nives, stia dietro, la proteggo io. Lei chiamare polizia nel frattempo, così arrestare questo maniaco ladro!» le intimò, afferrando un vaso e prendendo la mira contro Stefano.

Al che Nives, non sapendo cos'altro fare per fermarla si frappose tra loro, allargando le braccia per provare a difendere in quel modo il suo avvocato «Paloma non ce n'è bisogno, lui è con me. Fermati, fermati per l'amor del cielo!»

La signora Paloma si fermò con il vaso a mezz'aria, guardandoli ancor più confusa di prima, mentre Nives, dopo essersi accertata che la donna si fosse calmata, si voltò immediatamente in direzione di Stefano, che si teneva la fronte.

«Ste? Ste, stai bene?» gli prese delicatamente il viso tra le mani, notando un rivolo di sangue scorrergli al lato sinistro della fronte «Maledizione, ti ha preso!»

«Che grinta e che mira!» sdrammatizzò lui ridacchiando, prima di rivolgerle un sorriso rassicurante «Sto bene, Niv, è solo un graffietto.»

«Signorina Nives?» la richiamò Paloma.

«Cosa c'è Paloma?» rispose stizzita, mentre osservava ancora la ferita sul volto del suo coinquilino, cercando di capire quanto fosse grave.

«Lui non è marito suo...» constatò Paloma in tono mortificato mentre osservava la curiosa intimità che c'era tra quei due.

«No, Paloma, non è mio marito e tra l'altro sto divorziando da lui... mi porteresti dell'acqua ossigenata e del cotone idrofilo?»

«Sta divorziando dal Signor coglione?» chiese ancora stupita e con gli occhi che le brillavano di felicità.

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