Capitolo 25

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Quando si esagera con l'alcol non ci si rende conto di aver superato i limiti, almeno fino a quando non ci si risveglia il giorno successivo. Ed era proprio questo quello che stava appurato Nives, quando un atroce mal di testa e un forte senso di nausea l'avevano strappata violentemente da un sonno profondo. Non ricordava nulla di quanto successo, o almeno non ricordò subito, perché quando si rese conto di essere su un letto sconosciuto, i flashback della sera precedente tornarono ad invaderle prepotentemente la mente.

«Nun credevo c'avessi ancora l'età pe fa serata, mi stupisci così, Nives. E io che pensavo fossi 'na milf noiosa come mi sorella.»

Convinta di essere sola, Nives alzò la testa di scatto, prima di ricordarsi un ulteriore dettaglio che aveva rimosso, ossia di essere in camera del fratello minore della sua migliore amica.

«Cristo, Zack!» imprecò in un mugolio sofferente «Mi hai messo paura.» sospirò pesantemente mentre si massaggiava le tempie per lenire il dolore alla testa «E per la cronaca non sono una milf, dal momento che non ho figli.»

«Io 'na botta te la darei lo stesso, soprattutto ora che sei di nuovo sul mercato. Sveva m'ha detto che stai a divorzià, brava, quello era solo un coglione.» sghignazzò il giovane, che era seduto alla scrivania e la guardava con un misto di malizia e divertimento.

Nives alzò nuovamente la testa per trucidarlo con lo sguardo «Parla bene, cretino e smettila di adularmi. Sei un ragazzetto e per giunta pure minorenne.» lo ammonì «A proposito, com'è andato l'incontro? Credevamo tornassi stasera, per questo tua sorella mi ha ceduto la tua camera.»

Zaccaria Nardi era, per l'appunto, il fratello minore di Sveva. Nonostante la grande differenza d'età e l'essere figli di due madre diverse, i due erano cresciuti come due veri fratelli, o meglio come madre e figlio, dal momento che quella di quest'ultimo era venuta a mancare a causa del parto. Sveva l'aveva cresciuto come se fosse suo e anche adesso che era madre e aveva una famiglia tutta sua, lo teneva in casa con sé.

«Abbiamo finito prima.» tagliò corto lui, prima di indicare il cellulare sul comodino «Me so' permesso de metterti il silenzioso, nun la finivano de arrivatte messaggi e chiamate.»

Nives afferrò il suo telefono, prima di rivolgergli uno sguardo riconoscete. Tutto poteva dirsi di quel ragazzo, ma non che non avesse un animo buono e altruista. Le chiamate e i messaggi provenivano tutti dallo stesso mittente, ossia suo marito. Dopo lo spettacolo della sera precedente se l'aspettava, ma ovviamente non aveva intenzione di rispondere ad alcuna provocazione o richiamarlo. Tra quelle infinite richieste disperate, le saltò all'occhio un unico messaggio, ma il nome registrato non era quello di suo marito, bensì quello di Stefano.

"Nove9️⃣ dto mele🍎🍎. Se terni a caso prendi tachipiroska🪆? Grazia"

Il suo cuore perse un battito dopo aver letto quelle parole confuse e sgrammaticate. Ce l'aveva a morte con l'avvocato, ma il pensiero che lui stesse così male da non riuscire a digitare correttamente un semplice messaggio la fece scattare sull'attenti, nonostante il forte dolore alla testa che quasi le trapanava il cervello.

«Ao tutto bene?» le domandò confuso Zaccaria, quando la vide raccattare velocemente tutte le sue cose.

«No... cioè sì, ma devo andare.» disse frettolosamente, ispezionando lo spazio attorno a sé per essere sicura di aver preso tutto «Tua sorella è a lavoro, vero? La ringrazi ancora una volta e le dici che la richiamo appena posso? Ah, a proposito, avete una confezione di tachipirina?»

Zaccaria recuperò un blister dal cassetto della scrivania, prima di porgerglielo e guardarla ancor più confuso, ma senza fare una sola domanda «Grazie. Sei un angelo, Zack.» gli baciò una guancia, prima di correre fuori, cercando di non inciampare nel lungo abito che ancora indossava dalla sera precedente.

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