Capitolo 26

201 27 7
                                    

Quando Stefano riaprì gli occhi era ormai pomeriggio inoltrato. Il tenue calore dei raggi solari con cui era collassato sul letto della sua coinquilina aveva lasciato spazio ad un blu profondo, tipico delle prime ore serali primaverili. C'erano molte cose che non quadravano in quel risveglio insolito. Prima di tutto la luce accesa dell'abat-jour sul comodino di Nives. Quando era entrato nella sua camera era mattina e il sole era alto nel cielo, tanto da filtrare attraverso le finestre. Sarebbe stato inutile accenderlo, per di più non ricordava nemmeno di averlo fatto. La testa gli doleva meno di quando le forze lo avevano completamente abbandonato e la cosa più strana di tutte era che non si sentiva più come se fosse stato investito da un tir. Aveva la febbre alta, non c'era stato bisogno nemmeno di misurarla. Era così bollente che avrebbe potuto tranquillamente alimentare un calorifero per l'intero condominio. Eppure perché ora non si sentiva più così?

Il leggero peso di un corpo estraneo sulla fronte gli fece spostare la mano automaticamente in quella direzione. Si trattava di un panno umido che oramai aveva assorbito tutto il calore del suo stato febbrile. Forse era per questo che si sentiva meglio? Senz'altro, ma ancora non riusciva a capire come era riuscito a fare tutte quelle cose da solo, visto che l'ultimo ricordo che aveva era quello di aver mandato un messaggio a...Nives.

Cazzo! Imprecò mentalmente prima di precipitarsi alla ricerca disperata del suo cellulare. Stava così male da non riuscire a vedere neanche lo schermo mentre digitava quel messaggio. E se le avesse scritto qualcosa di incomprensibile o peggio, indecente? Sarebbe stato imbarazzante visto il flop della serata precedente in cui lei lo aveva giustamente trattato come uno sporco traditore.

Una volta intercettato il suo telefono, che era sotto carica, accanto all'abat-jour acceso - altro dettaglio strano dal momento che non lo ricordava - notò, o per meglio dire, percepì un altro strano particolare. C'era odore di cucinato. Sì, in camera arrivava uno squisito profumo di brodo fatto in casa. Il pensiero saettò immediatamente a sua madre o sua sorella, perché erano le uniche, oltre a suo fratello e a Nives, ad avere le chiavi del suo appartamento. Il problema era che aveva categoricamente vietato ai componenti della sua famiglia di presentarsi senza alcun preavviso, almeno da quando aveva una coinquilina. Nives si sarebbe sicuramente sentita in imbarazzo se si fosse trovata davanti uno sconosciuto.

Non aveva per niente preso il considerazione l'idea che potesse trattarsi proprio della stessa Nives, perché ricordava lo sguardo che quest'ultima gli aveva riservato neanche ventiquattro ore prima, pieno di sdegno e delusione. L'aveva tradita, anche se non nel vero senso della parola, ma le aveva nascosto la verità e questo equivaleva ad un vero e proprio tradimento.

«Mamma? Sole?» richiamò faticosamente, lasciandosi andare ad un colpo di tosse che gli scosse lo sterno, tanto da rigettarsi con la testa sul cuscino. Si sentiva meglio, ma era ancora troppo debole.

La porta della stanza si aprì quasi immediatamente, mostrando la figura di una Nives preoccupata. Quando era stato male l'aveva sentita, ma credeva che la febbre gli stesse giocando un brutto scherzo e che si trattasse di un'allucinazione. Come anche ora che la guardava sconvolto. Dovette infatti sbattere più volte le palpebre per rendersi conto che non si era immaginato niente e che lei era lì, in carne ed ossa, in piedi e con un piatto di brodo fumante.

«Sei sveglio. Come ti senti?» gli chiese premurosamente, avvicinandosi con cautela per prendere posto seduta accanto a lui «Ti ho preparato il brodo di pollo, fa bene per l'influenza.»

Stefano sgranò gli occhi. Non riusciva a credere ai suoi occhi. Nives era lì ed era venuta quasi sicuramente in seguito al messaggio che le aveva mandato. Cosa diavolo le aveva scritto che era corsa da lui nonostante la discussione della sera prima?

«Ce la fai da solo o vuoi una mano?» gli domandò ancora, dolcemente, lasciando il piatto sul comodino per poi sporgersi e tastargli la fronte «La febbre è scesa. Sei più fresco, menomale. Forse è meglio che te ne stai steso e ti aiuto io.»

«C-Cosa ti ho scritto?» balbettò ancora incredulo. Al che Nives assunse un'espressione confusa «Sì... ehm, insomma sei qui. Ricordo di averti mandato un messaggio, cosa ti ho scritto?»

«Mi hai chiesto di prenderti una tachipirina se fossi tornata a casa.»

«Sei tornata a posta? Perché sei qui?»

Quella domanda apparve un po' accusatoria, ma Stefano non voleva sembrare sgarbato. Piuttosto voleva capire perché lei fosse lì e cosa l'avesse spinta a tornare, visto che avevano discusso e non si erano lasciati proprio in buoni rapporti la sera prima.

«Perché non stai bene e hai bisogno di qualcuno che si prenda cura di te.» deviò volutamente la domanda per lasciargli un buffetto sulla guancia «Ora prendi un po' di brodo. Ti farà bene.»

Stefano si alzò con le spalle contro la testiera e la osservò a lungo. In silenzio. Contemplando quella Dea greca di una dolcezza e bontà infinita. Sentiva di non meritarla per quello che le aveva fatto. Ancor di più sentiva di doverle delle scuse e una spiegazione, ma ci avrebbe pensato più tardi. Perché in quel momento voleva egoisticamente godersi un po' di quella premura che Nives era solita concedere a chi amava incondizionatamente.

«Grazie, Niv.» le disse un sussurro ammaccato mentre lei lo aiutava a mandare giù qualche cucchiaiata di sano brodo di pollo.

«Non devi ringraziarmi, Ste. Tu avresti fatto lo stesso per me.» gli sorrise dolcemente.

«Eri davvero bellissima ieri.» le rivelò d'un tratto, rendendola rigida e cupa in un batter d'occhio.

«Lo so...» mormorò in un lungo sospiro dopo una manciata di secondi. Non credeva che il suo coinquilino mettesse in mezzo l'argomento della sera prima. Lei stessa lo aveva volutamente ignorato per prendersi cura di lui.

«E ti devo delle scuse...» insisté mettendosi seduto e di fronte a lei, sentendo di aver recuperato abbastanza forze per parlarle apertamente.

«So anche questo... ma mettiti steso adesso, hai bisogno di riposare. Ne riparleremo.» tentò di fermarlo posandogli le mani sulle spalle, ma lui le afferrò per chiuderle nelle sue e guardarla sinceramente negli occhi.

«E ti devo una spiegazione per quel che ho fatto.»

«Lo so. So che c'è una spiegazione a tutto questo, l'ho capito. Non preoccupartene ora, cerca di rimetterti in forze.»

«Marta mi ha minacciato. Sì, lei è la sorella dell'avvocato di tuo marito e mi ha obbligato ad accompagnarla all'evento, sennò avrebbe detto a suo fratello che io e te viviamo sotto lo stesso tetto.» le confessò a fatica, tenendo a bada i colpi di tosse che tentavano di fuoriuscire.

«Quella stronza...» sussurrò sconvolta, rendendosi immediatamente conto dello stato affannato del suo coinquilino «Okay, ora rimettiti a letto, per favore.» si divincolò dalla presa per tastargli nuovamente la fronte. La temperatura stava risalendo. Non poteva rischiare che peggiorasse solo perché le doveva delle scuse.

«Niv perdonami. Avrei voluto dirtelo prima, ma...» si bloccò di colpo per tossire, non riuscendo più a trattenere quel catarro che gli impediva quasi di respirare.

«É tutto okay, Ste. Ti perdono. L'avevo già fatto in realtà, ma ora non parlare più. Hai bisogno di riposo.» lo aiutò a rimettersi steso, mentre con l'altra mano afferrava un'altra pasticca dal blister di paracetamolo.

«S-Scusa. Non dovresti starmi neanche così vicina, potresti ammalarti anche tu.» la guardò con occhi semichiusi e un'espressione mortificata.

«Probabilmente è già successo. Mi sono appisolata su di te prima.» gli rivelò divertita, prima di dargli la pillola e lasciargli una carezza sul viso «Riposa adesso. Io sarò qui per qualsiasi cosa.»

«Me lo dai un bacio allora?» le chiese con un sorriso ebete sulle labbra.

«I baci non si chiedono, avvocato. I baci si danno e basta, ma visto il tuo stato moribondo ti accontenterò.» ridacchiò ad un palmo dalle sue labbra, per poi posargli un casto e dolce bacio. 

La legge dell'AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora