Epilogo

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Due anni dopo

«Amore, ma dove sei? Torni per cena?»

Stefano era appena uscito dall'ufficio e aveva telefonato alla sua compagna come ogni sera al termine del lavoro. Quella era stata una giornata infernale e a dargli il colpo di grazia era stato un contrattempo dell'ultimo minuto. Lo aveva chiamato l'assistente sociale dicendogli che Clizia, l'adolescente che seguiva da tanti anni una causa lunga e travagliata, era scappata dalla casa famiglia. Erano state allertate già le forze dell'ordine, ma spettava all'avvocato mettere a conoscenza il giudice.

«Piccola, sto tornando adesso. Scusami se non sono riuscito ad avvertirti prima, ma si è scatenato un putiferio. Clizia è scappata.»

«No! Che stai dicendo? Ma come?»

«Non lo so, so solo che sono una massa di incompetenti. Io la conosco e deve essere successo qualcosa di grave se ha fatto una cosa del genere. Spero solo che la trovino al più presto. Comunque, come sta Gio? E tu, come stai?»

«Hai ragione, amore. Speriamo bene. Io sto bene e anche Gio sta meglio, per fortuna è riuscita a mangiare un po' di pastina in brodo, ma a questo punto aspetto te per l'aerosol. Con te è più calma.»

«Sì, piccola. Io sto tornando. Zack è venuto oggi per la ripetizione?»

«Sì, Zack è venuto ed è ancora qui a dire il vero. Appena ha saputo che per cena preparavo le polpette al sugo si è auto-invitato.» Ridacchiò, lanciando uno sguardo divertito a Zaccaria e mettendo la chiamata in viva-voce.

«Chiedigli se vuole fermarsi anche a dormire. Si farà tardi.»

«Avvocà ma te pensi che c'ho la stessa età della figlioletta tua?»

«Mentalmente di sicuro ti sei fermato all'età di mia figlia.» Lo prese giocosamente in giro «Ma te lo dicevo così domani ci andiamo a vedere la Maggica insieme.»

«Ah è vero, domani gioca la Roma. Zack allora devi restare per forza, dai. Lo dico io a tua sorella.» Lo incoraggiò Nives e lui si convinse.

«Vabbè, già che ci sei dici a Sveva che resto per sempre qua. Cucini troppo bene, Niv.»

«Che adulatore nato che sei! Se dico una cosa del genere a tua sorella piangerà dalla collera fino alla morte.»

«Tu lo sai no che se ti va male con l'avvocato io sto qua? Oggi si portano i toy boy

«Guarda che io sono ancora qua eh. Ti sento e ti metto a dormire nella cuccia di Lady se non la smetti di adulare mia moglie.» Lo rimproverò Stefano dal telefono.

«Ma non è tua moglie.»

«Non ancora, ma lo sarà.»

«Dai, futuro marito, sbrigati a tornare che abbiamo fame qui.» Tagliò corto Nives, prima di riattaccare. Sapeva che se avesse lasciato continuare quei due non l'avrebbero più finita.

Stefano conosceva Sveva da anni e di conseguenza anche Zaccaria. L'aveva visto crescere e quindi lo trattava un po' come gli altri nipotini acquisiti. Solo che lui era ormai diventato quasi un adulto. Aveva diciannove anni e gli piaceva prenderlo un po' in giro. Nives gli stava dando ripetizioni di matematica da un paio di mesi. Era stato bocciato all'ultimo anno e Sveva per poco non ci era rimasta secca per quella notizia. Così, l'amica si era proposta di aiutarlo, anche nelle altre materie se avesse avuto bisogno. Il sogno di Zaccaria era la boxe, lui era sempre stato un grande sportivo, lo praticava addirittura a livello agonistico e aveva preso la scuola sottogamba, ma la sorella ci teneva che almeno si diplomasse.

«Eccomi, bimbe. Sono a casa!» Esclamò Stefano, entrando dalla porta di casa.

«Uuuh è arrivato papi. Guarda, Gio, c'è papà!» Nives recuperò Gioia, che stava facendo i capricci perché aveva visto la mamma preparare l'aerosol, dal seggiolone e andò in contro a Stefano, che si liberò subito dalla ventiquattrore per prenderla in braccio.

«Amore mio, piccolina, non piangere dai. Papi è tornato.» La cullò tra le sue braccia, prima di posarle un bacio sulla fronte.

Aveva avuto un po' di influenza e per questo stava facendo l'aerosol in quei giorni, ma non le piaceva tanto e quindi faceva le bizze. Gioia si asciugò gli occhietti e quando vide il papà sorridergli si calmò. «Papi!» Esclamò contenta.

«Sì, amore, papi è qui.» La piccola gli strinse le braccia al collo e poi indicò la cucina.

«Mamma.»

«Vuoi andare dalla mamma? Va bene, andiamo dalla mamma. Mamma, dove sei? Gio ti vuole.» La richiamò, incamminandosi verso la cucina.

«Mamma, Gio ti ole.» Tentò di ripetere.

«Amore, vieni, vieni dalla mamma.» La incitò, aspettandola con il suo giochino preferito e Lady, che da quando Gioia era nata non la lasciava sola neanche per un secondo.

Stefano si sedette con la figlia in braccio e Nives le infilò la mascherina per l'aerosol, dandole subito dopo il pupazzetto di Gioia, l'emozione del cartone animato Inside Out. La piccola si distrasse facilmente e Nives e Stefano tirarono un sospiro di sollievo.

«Ciao, amore mio.» La guardò dal basso con un ampio sorriso.

«Ciao a te, amore. Bentornato.» Gli prese il viso tra le mani per lasciargli un lungo e dolce bacio.

«C'è un'emozione che si chiama terremoto in Inside Out 2? Magari ci portiamo avanti e il prossimo lo chiamiamo così.» Scherzò Stefano, prima di chinare il viso e lasciare un bacio sulla pancia rigonfia della sua compagna.

Nives era in dolce attesa del loro secondo bambino e scoppiò a ridere dopo quella battuta. Gli accarezzò la barba, lasciandogli piccoli baci su tutto il viso «Papi so che desideri un maschietto, ma dovremmo iniziare a pensare ad un nome per una femminuccia.»

«Perché? È femmina? Il dottore te l'ha detto? Non è ancora troppo presto?» Domandò saltando quasi dalla sedia, ma poi si ricordò di avere Gioia sulle gambe e si calmò all'istante.

«Ci dirà il sesso alla prossima visita. Non è sicuro al cento per cento, ma crede che sia femmina.»

«Niv, sai che non fa differenza vero? Maschio o femmina che sia intendo. Stiamo per sposarci e avremo il nostro secondo bambino, io non potrei essere più felice di così. Mi hai cambiato la vita, mi avete cambiato la vita e non potrei chiedere di meglio.»

«Lo so, lo so. Ti amo tanto, Ste.»

«Ti amo tanto anche io, Neve

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