Prologo

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Skylar

Finite le scuole medie avevo come unico obiettivo quello di piacere finalmente a qualcuno, riuscire a farmi rispettare, ed egoisticamente, a farmi temere dagli altri.

Al tempo non avevo capito che questo pensiero fosse tossico e dannoso, sia per me che per gli altri. Mi stavo proteggendo dietro un trauma durato per ben tre anni. Tre anni di paura e terrore, tre anni in cui mi chiedevo se fossi io l'errore, se fossi io ad aver sbagliato, se non fossi io il problema a tutto ciò che mi stava accadendo. Ho subito in silenzio senza mai oppormi.

Sarebbe stato tutto inutile.

Erano tutti più alti e grossi di me - non che ce ne volesse molto a esserlo - incutevano timore ed ero il loro bersaglio preferito, al tempo per esempio ricevetti varie tirate di capelli - erano molto lunghi e lisci - dicevano che dei capelli così belli non dovevano stare su una bambina così brutta dagli occhi color acqua sporca, insomma, le stupidate che i ragazzini invidiosi dicevano giusto per sentirsi più forti, ma al tempo, per me non erano fesserie.

Sembrava non li scalfisse nessuno, sembravano potenti, invincibili e invidiabili.

Mi capitò spesso di pensare "Ah... Quanto vorrei avere giusto un pochino della loro sicurezza, forse sarei riuscita a proteggermi qualche volta, a ribellarmi dalle tirate di capelli, dagli spintoni contro il muro, dalle offese sul mio aspetto, da tutte quelle volte che mi chiudevano al buio dentro lo sgabuzzino della scuola impedendomi di seguire le lezioni o da tutte quelle allusioni sessuali scomode e indesiderate", invece non era così, la loro era solo insicurezza, e io lo capii troppo tardi, a mie spese.

Faceva schifo, ribrezzo, paura, ansia e potrei continuare.

Finite le Medie e iniziato il Liceo, non mi resi però conto di star diventando il mio peggior incubo, la fonte dei miei traumi. Stavo diventando come loro, stavo diventando il trauma di qualcun altro.

No, avevo già creato dei traumi e la cosa non mi importava. 

Il modo in cui mi guardavano era un misto di odio, rabbia, disprezzo, ma soprattutto: Paura. Mi faceva sentire ancora più forte, queste emozioni mi davano la carica per continuare, a continuare a fare la stronza: quella cattiva che si prende le cose con la forza, quella che le basta semplicemente guardarti attraverso delle stupide lenti a contatto grigie per farti pentire di aver parlato.

E la causa di tutto però... Era lui.

Lo odiavo per avermi abbandonata, per essersene andato e avermi lasciata da sola in mezzo ai lupi, io avevo bisogno di lui e lui non c'era, se n'era andato dal giorno alla notte e non fece più ritorno. Il mio migliore amico mi aveva lasciata da sola nel bel mezzo del primo anno delle medie. Ero certa che se lui non se ne fosse andato tutto questo non sarebbe successo, non sarei diventata un'emerita stronza, non avrei cambiato il mio aspetto per piacere agli altri, non avrei iniziato a bere per proteggere quella parte di me che ancora si ricorda della vecchia Skylar.

Non sarei diventata il mio peggior incubo.

Ora guardami, guardami mentre finisco la mia terza bottiglia di... Cosa era? Non ricordo, non ha importanza. Guardami mentre cammino a bordo piscina con le scarpe in mano, girando su me stessa come fossi una ballerina di Valzer a tempo di musica pentendomi di ciò che ho fatto e dello schifo che sono. Tutto questo per colpa tua.

Ti odio, sei stato la mia rovina... Purtroppo però non riesco ad allontanarti da me, mi fai impazzire, ti stai insinuando nella mia vita come ai vecchi tempi, ma questa, volta non ho bisogno del tuo aiuto. 

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