Capitolo 4

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Skylar

«Smetterò di bere quando vorrò farlo», stavo facendo affidamento a tutta la lucidità che mi era rimasta per non mettermi a fare scenate inutili ed evitare così di farmi sentire da Derek e dai miei amici. L'ultima cosa che volevo era che capissero che io e lui ci conoscevamo già.

«Lily», pronunciò il mio nome quasi come un rimprovero, vidi la sua mascella contrarsi mentre lo sguardo color salvia si faceva duro guardandomi dritto negli occhi.

Non dovevo guardarlo, conoscendomi in quelle condizioni sarei potuta scoppiare in lacrime in pochi secondi implorandolo di non lasciarmi più come aveva fatto anni prima, e così ruppi il collegamento fra i nostri sguardi e presi la prima bottiglia alcolica che mi capitò sott'occhio. Quando feci per andarmene venimmo raggiunti da un altro ragazzo poco più alto di lui, corti capelli castani, più lunghi dei suoi, e occhi verdi, spalle enormi e comunque un viso già visto, probabilmente a scuola.

Appena lo individuò gli appoggiò una mano sulla spalla per farlo girare.

«Finalmente ti ho trovato! La prossima volta avvisa prima di allontanarti», poi il suo sguardo cadde su di me e cambiò completamente atteggiamento cercando di portarsi indietro l'amico.

«No Cam, questa non è una buona idea»

«Già, Cam, non è una buona idea», e me ne andai lasciando lui e il suo amico lì in cucina.

Ridire il suo nome dopo tanto tempo fece uno strano effetto, come se suonasse quasi arrugginito, ma doveva essere la prima e ultima volta che lo pronunciavo.

Non avevo più bisogno di lui.

Derek alzò lo sguardo dal suo cellulare quando mi vide ritornare dal gruppo, non sapevo che espressione avessi in quel momento, ma lui aveva capito che era successo qualcosa.

Appoggiai la bottiglia di vetro sul tavolino al centro della sala dove i divani stavano lì intorno e mi risedetti accanto a lui, ovviamente il bicchiere lo avevo lasciato là in cucina, ma non sarei tornata a riprenderlo. Sarebbe rimasto lì.

Sentii il respiro del mio ragazzo solleticarmi la pelle del collo e il braccio avvolgermi di nuovo le spalle.

«Tutto ok?», sussurrò.

«Sì, sono solo ubriaca», appoggiai la testa sulla sua spalla accoccolandomi vicino al suo corpo, la sentivo così pesante e sapevo che l'indomani mattina non sarei riuscita ad alzarmi dal letto dal mal di testa atroce.

Con la coda dell'occhio lo vidi uscire dalla cucina e rivolgermi un fugace sguardo mentre il suo amico gli stava camminando davanti dirigendosi verso un'altra stanza della casa a passo svelto.

Jill e Violet stavano parlando e scherzando animatamente con il gruppo di Cheerleading raccontando delle persone che in quei giorni le avevano infastidite e di come noi ci fossimo "liberate" di loro nel mentre che nel divano accanto Dawson stava l...

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Jill e Violet stavano parlando e scherzando animatamente con il gruppo di Cheerleading raccontando delle persone che in quei giorni le avevano infastidite e di come noi ci fossimo "liberate" di loro nel mentre che nel divano accanto Dawson stava limonando duro con la sua ragazza, e qualcuno della squadra di Football stava guardando le mie amiche in maniera abbastanza interessata era chiaro che volessero provarci con loro, peccato che Jill e Violet non fossero minimamente interessate. A ogni modo non ricordo chi fossero, forse Mark, Eric e Jordan, forse anche Simon ma non ero molto sicura anche perché l'attenzione di tutti venne interrotta da delle urla che venivano dalla stanza accanto che pian piano si facevano più forti via via che il soggetto in questione si avvicinava al soggiorno: Rose, la ragazza a cui abbiamo appiccicato la gomma da masticare tra i capelli.

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