Capitolo 9

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Cameron

«Vedo che abbiamo avuto la stessa idea».

Ero appena rientrato dal club di Fotografia quando decisi di andare, almeno qualche ora, ai giardini per studiare, Will che invece era rientrato con me, stava portando in giro Daphne per la solita passeggiata pomeridiana. Assieme a me avevo ancora lo zaino, ma passai prima a casa a prendere il quaderno da disegno di Lily, nella speranza di restituirglielo un giorno fuori da scuola - ma visti come sono andati i fatti, ciò non era più fattibile - finalmente però, dopo quasi 2 settimane, eccola lì, con il naso rivolto sui libri, ai giardini dove ci eravamo rincontrati.

Neanche lei si era cambiata, era vestita uguale da come era a scuola, ancora con le extension addosso, il trucco sul viso e le lenti a contatto negli occhi.

Mi sarebbe dispiaciuto disturbarla, ma dovevo cogliere quell'occasione per convincerla a farsi aiutare nello studio, successivamente, provare a riconquistare la sua fiducia e infine chiederle perché mi stesse trattando in quel modo. Non avessi avuto a che fare con una come lei, ci sarei riuscito senza problemi, fortunatamente sono un ragazzo che riesce a fare amicizia abbastanza in fretta, sarà forse per il faccione da nerd per cui le persone tendono a fidarsi e ad aprirsi con me, ma con Lily non sarebbe andata così.

Le sue lenti grigie mi guardavano dal basso, stava facendo matematica, da un lato aveva il quaderno pieno di appunti e i risultati delle operazioni, dall'altra il libro con gli esercizi, accompagnando il tutto con della musica nelle orecchie. Lei non disse niente e tornò a fare quello che stava facendo.

Maledizione, le veniva tremendamente bene ignorarmi.

Mi sedetti davanti a lei poggiando lo zaino sul tavolo, lontano da lei, così da non darle fastidio e incrociai le braccia appoggiando i gomiti sulla superficie legnosa.

«Sei presa bene», lei continuò a ignorarmi. Non demordere Cameron, prima o poi ti risponderà, «se hai bisogno di aiuto, io sono qui».

Senza smettere di scrivere, l'altra mano che stava appoggiata sul libro si sollevò e si tolse un auricolare dall'orecchio.

«Se non si fosse capito, non voglio essere disturbata» e tornò a fare quello che stava facendo, isolandomi. Almeno mi rispose.

Non mi restò altro che fare quello che voleva. Senza darle fastidio mi misi a studiare per conto mio e restammo così, in silenzio a ignorarci per la prossima ora.

Lily riempiva pagine e pagine di esercizi, una dietro l'altra, il che mi fece pensare che effettivamente, non era così stupida come si voleva mostrare. Faceva rapidi calcoli senza l'ausilio della calcolatrice, usava un pastello a doppia punta rossa e blu per sottolineare in rosso, la prima operazione da fare e in blu, quella dopo. La matita scorreva in fretta sul foglio e a giudicare dal capitolo in cui era aperto il libro, era arrivata a fare almeno mezzo programma di matematica.

Ero quasi tentato di chiedergli Io stesso delle ripetizioni, nonostante non ne avessi bisogno, ma il suo modo di fare, il suo viso concentrato, la velocità con cui muoveva la mano, la rapidità dello sguardo che andava dal libro al foglio, il cambio tra il pastello e la matita, quei 2 secondi che si prendeva per rilassare gli occhi e riprendere gli esercizi, era sorprendente, a tratti affascinante.

Avrebbe potuto partecipare alle olimpiadi di matematica, se solo avesse voluto, soprattutto se era questo il ritmo che teneva affrontando un argomento dopo l'altro. Dalla mia posizione vedevo che gli esercizi risultavano tutti giusti e non sembrava mostrare neanche un minimo di esitazione. Io volevo vedere di più, se era capace di tutto ciò anche in altre materie... il mio aiuto sarebbe stato inutile.

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