Capitolo 2

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Skylar

La mattina seguente mi svegliai che i miei genitori erano già a lavoro, entrambi lavoravano in ospedale in due reparti diversi, mamma in cardiologia e papà in medicina interna. Questo mi permetteva di passare la maggior parte del tempo da sola a casa. Quel giorno sarebbero tornati fra le 15 e le 17 del pomeriggio. Sapevo che una volta rientrati a casa mi sarebbe spettata una bella ramanzina da parte di mia madre con mio padre a seguito che mi guardava con sguardo fermo e irremovibile, le braccia conserte al petto e l'indice che picchietta ritmicamente sull'avambraccio mentre mia madre mi ripeteva quanto stavo mancando di rispetto a entrambi - ok lo ammetto, non era la prima volta che capitava e non era neanche l'unica cosa che facevo -.

Sbuffai arrivando in cucina con indosso il pigiama e una gran voglia di fare colazione, tutte le volte che i miei erano di turno la mattina, mi facevano trovare un foglietto sul tavolo: "La colazione è nel microonde. Papà", probabilmente mamma era ancora troppo arrabbiata per pensarci lei. Aprii il microonde prendendo un piatto di pancake con mirtilli e gocce di cioccolato, mi apparecchiai la tavola aggiungendo come tocco finale lo sciroppo d'acero sulla mia colazione accompagnata da tazza di caffè e iniziai così, con tutta calma, a riempirmi lo stomaco.

Certe volte invidiavo la libertà che avevano Jill e Violet con i loro genitori, potevano tornare all'ora che volevano senza avvisare, l'importante era che tornassero a casa sane e salve, senza un'ammaccatura. Meredith, la loro madre, un'avvocatessa molto famosa in Texas, era capace di non perdere neanche una causa, perciò, anche nel momento in cui le sue figlie si trovassero nel torto marcio e fossero tornate a casa con un graffio causato per mano loro, lei era capace di rigirare la frittata a loro favore e far passare un povero innocente per colpevole. Era pronta a tutto pur di intascare qualche soldo - come se già non ne avessero abbastanza -.

Io e i miei genitori vivevamo nel Texas, più precisamente nel comune di Grintside City a 25 minuti di macchina da El Paso, una delle città importanti dello stato, si può dire che l'ospedale dei miei genitori si trovi a metà strada, mentre la mia scuola sta pochi minuti dalla città. Il nostro quartiere era abbastanza tranquillo, le case erano molto carine, disposte una accanto all'altra lungo la strada e i vicini erano molto accoglienti inoltre ognuno si faceva i fatti propri. 

Jillian e Violet, invece, non hanno avuto tutta questa sfortuna di vivere fuori città, abitavano infatti a poco meno di una decina di minuti da El Paso, sulla strada di East Baltimore e l'idea di averle così lontane in qualche modo mi tranquillizzava, non dovrei pensarlo perché erano le mie migliori amiche però potevo sentirmi più libera di essere chi volevo senza il timore che potessero farmi effetto sorpresa venendomi a trovare a casa, anche perché "Il tuo quartiere non è così tanto alla moda, è spoglio e troppo silenzioso, se ci vedessero da quelle parti chissà cosa ne sarebbe della nostra reputazione" non che me ne fregasse qualcosa, ma meglio così. Preferivo che a spostarsi fossi io per andare a casa loro, anche perché mia madre non era una buona attrice e con le mie amiche nei paraggi poteva resistere solo 10 minuti, mentre mio padre era piuttosto bravo a mascherare le emozioni negative davanti agli ospiti indesiderati.

Dopo aver fatto colazione decisi di uscire di casa, sapevo di non avere compagni di scuola o comunque qualcuno della Golden Sand HS che potesse riconoscermi nel mio quartiere e così indossai solo dei pantaloncini, una felpa e scarpe da ginnastica. Prima di uscire mi fermai al secondo piano di casa, fra camera mia e il bagno dei miei, sul soffitto pendeva un piccolo gancio, entrai nella mia cameretta e presi un'asta con la punta a uncino e mi aiutai con quella per agganciarmi alla piccola porticina che stava sul soffitto, feci forza e questa si aprì facendo calare a terra una scaletta pieghevole di ferro che portava alla soffitta: il mio angolo segreto.

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