Capitolo 6

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Skylar

Il mio è stato un avvertimento bello e buono, non avevo tanto tempo da perdere e lui era arrivato con 5 minuti di ritardo. Potrà sembrare una stupidata, una ragione inutile per fargli capire che non scherzavo, ma ero serissima, eppure, mi aveva riso in faccia come se si trovasse al circo, perciò, ho chiesto ad una matricola del primo anno di farmi un favore e, se ci fosse riuscito, gli avrei dato 20$. Inutile dire che è stato impeccabile e che gli lasciai tenere i soldi come ricompensa. Mi mandò video e foto su Instagram della riuscita del piano che avevo escogitato, l'ultimo video che mi mandò è stata la sacca di Will che veniva svuotata e gettata dentro la spazzatura e poi, la foto del foglietto di carta infilato dentro il suo armadietto. Grazie piccolo Max, sei stato grandioso.

Il giorno dopo, vidi il viso serio del mio ex migliore amico per i corridoi che mi seguiva con lo sguardo. Ci giocavo quello che volevo che avesse una voglia matta di venire a parlarmi, ma sapeva che se l'avesse fatto mi sarei ritorta contro di lui. Se avesse fatto come gli avevo detto, io lo avrei lasciato in pace, e non ero disposta a perdere tempo durante tutto l'anno per pensare a come fargliela pagare. Avevo anche delle materie da recuperare e lui, come altre persone, non dovevano intralciarmi.

Durante la pausa pranzo mi trovavo fuori in cortile con Derek seduti sulle panche di legno sotto i grandi ombrelloni che facevano ombra, avevo entrambe le gambe appoggiate su suo grembo e lui mi parlava nel mentre che mi accarezzava dietro il ginocchio e lungo la coscia. Mi stava raccontando come stavano andando i loro allenamenti con la squadra e per me era un piacere ascoltarlo, non ci capivo molto di Football, ma andavo a tutte le sue partite, quindi un po' di cultura me la stavo facendo, inoltre, c'era anche il gruppo di Cheerleading durante le partite, a maggior ragione, dovevo esserci per forza e dare supporto alle mie migliori amiche.

«Che ne dici se oggi, dopo scuola, venissi a casa? Fingiamo di fare i compiti in attesa che i miei genitori vadano alla loro cena di lavoro e poi ci guardiamo un film», ero disposta a dare tutto a Derek, ma tra la furia di mia madre e stare con lui a guardare un film che poi sarebbe sfociato in palpate ovunque sul mio corpo e io che lo avrei fermato inventando qualche scusa per interrompere il momento, avrei preferito di gran lunga mia madre. Inventai immediatamente una scusa.

«Oggi non si può fare tesoro, ho già preso un impegno a casa», finsi la faccia più dispiaciuta che potessi mai fare in quel momento, tanto da prendergli la mano e stringerla tra le mie «Possiamo fare domani se vuoi».

«Ma domani i miei genitori non sono a cena fuori», appunto Derek, era proprio a quello che volevo arrivare. Lui fece un'espressione infastidita roteando gli occhi al cielo e rilasciando un sonoro sbuffo. Quale fidanzata non voleva passare del tempo in solitaria con il proprio ragazzo? Io.

Derek aveva tante qualità positive, ma quando stavamo da soli, voleva solo una cosa: quello che avevo tra le gambe; e io non mi sentivo ancora disposta a darglielo. Erano sei mesi che aspettava, sei mesi che provava a prenderselo e sei mesi che io ero consapevole che tutto ciò fosse sbagliato; ma era l'unico problema che persisteva nella coppia.

«Non passiamo più molto tempo da soli e io ne sento la necessità», non aveva tutti i torti, l'intimità in una coppia è fondamentale, ma io non potevo, anzi, non volevo. Non mi sentivo pronta per un passo così grande.

«Lo so tesoro mi disp-», venni interrotta da una ragazza dal volto familiare, Rose - con indosso una larga felpa rossa, una gonna di jeans e dei collant dalla fantasia discutibile - si parò davanti a noi con il viso incazzato, infastidito ma anche piuttosto fiero, al che Derek si tolse di dosso le mie gambe, si alzò dalla panca e se ne andò, senza prima avermi lasciato un bacio sulla fronte. Si dileguò come a farmi capire che quello non era un problema suo.

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