31. Discoteca

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Come prevedevo è difficile abbattere le cattive abitudini, specialmente se si tratta di Tabitha, infatti la trovo in una discoteca.
La sua preferita.

Tabitha

Da circa mezz'ora sono seduta in questo bancone del bar e avrò bevuto si è no una ventina di Passion fruit Martini.
"Hai finito di bere acqua sporca slavata?" Mi chiede una voce alle mie spalle, molto simile a quella di Arthur, ma è impossibile che sia lui visto che a quest'ora si starà godendo la serata con Emma Nobile.
"Non prendertela con la mia adorata vodka alla vaniglia, più altri ingredienti al frutto della passione" ribatto e quando mi giro vedo una sagoma scura non riesco a mettere a fuoco chi ho davanti, ok forse dovrei smetterla di bere, anche perchè mi viene da vomitare.

Mi avvicino a questo sconosciuto, che sembra conoscermi e sento su di lui un aroma fresco, di limone e anche di legno.
L'ho già sentito, ne sono sicura.
"Arthur... sei tu".
"Ehilà" mi saluta con questa semplicità.
"Perchè diavolo sei qui?... Non dovresti essere con la tua ragazza?" Arthur ride, con un ghigno che non mi piace.
"primo non è la mia ragazza, e secondo... ancora non l'hai capito? Sei destinata a diventare mia" rimango sbalordita.
"Non sono un oggetto Arthur" lui abbassa lo sguardo e sorride.
"Infatti, gli oggetti non ti si incollano sulla pelle come un tatuaggio, non te ne ossessioni così tanto da importartene ogni minuto, ogni secondo, ogni millisecondo di questa cavolo di vita - "Arthur..." cerco di dire ma lui continua il suo discorso - cavolo Tabitha! Anche il cielo ha capito che sono perso di te, ti amo! E anche se pensi il contrario, anche se mi hai visto con Emma, la verità è solo questa, e ora io sono qui, davanti a te e sono totalmente indifeso, il mio cuore lo è, che penso mi scoppierà a momenti solo a vederti qui" lo guardo negli occhi intensamente, e anche lui fa lo stesso, ma quando mi guarda le labbra decido di baciarlo.
La cosa si intensifica molto, troppo, che alla fine andiamo in un posto più appartato e nascosto a occhi indiscreti, in sostanza una stanzetta privata con dei divanetti in giro.

Capisco che siamo di una complicità assurda.

Mi risveglio proprio in uno di quei divanetti, di fianco a me, letteralmente abbracciato c'è Arthur, che muovendosi faccio cadere dal divano, e lui mugugna infastidito, il tempo di guardarci un attimo e dopodiché vado via, devo dirlo a Jospeh è giusto così, amo troppo Arthur e rispetto Joseph.

Joseph

Suona il campanello mentre cerco di dar fuoco alla cucina, mia mamma mi ha obbligato a cucinare, quindi sto cercando di fare granchi di terra al vapore, mi sento Gordon Ramsay, però non so sento che brucerò tutto.

Apro la porta e faccio entrare Tabitha, un po' mi preoccupa perchè ha la faccia da funerale.
Faccio per abbracciarla ma lei si scansa.
"Oh" dico.
"Ho fatto una cavolata" mi spiega.
"Mi conosci, sai che non me la prenderò con te" lei si morde un labbro, la vedo brutta.
"Ti lascio" sbotta e io la guardo sconvolto.
"Stai scherzando vero?"
"Sono davvero mortificata Jospeh".
"Perchè?" Le chiedo impassibile.
"Ho passato la notte con Arthur" spalanco gli occhi e mi avvicino a lei e le sussurro all'orecchio: "Esci da questa casa immediatamente".
"Almeno ti prego perdonami, non voglio che si creino delle tensioni tra di noi".
"Io non sono affatto teso, e sai perchè?" le chiedo "perchè per me te sei morta".
Mi guarda seria mantenendo il contatto visivo, mi sta sfidando.

Se n'è andata... Avevo sperato troppo il fatto che si innamorasse di me, e che non vedesse più mio cugino, mi sbagliavo, è tutto inutile, e perciò l'ho lasciata andare.
Non so quanto ho pianto quella notte.
Era iniziata con le farfalle nello stomaco, ed è finita con rabbia, delusione, disperazione, alcool e musica depressa.

Destined Love - va a finire che mi piaciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora