18. Sarò la tua rovina

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Fantastico come la gente mi guardi male, ma io di certo non sono da meno.
Che mi aspettavo in un carcere? Caramelle e cioccolatini? Ovviamente no, altrimenti sarei andata prima.

E sapete una cosa? Ho visto Arthur, stamattina a colazione.
In piedi, braccia incrociate da arrabbiato col mondo perenne.
Continuava a guardarmi mentre il suo amico, Ares, gli parlava ho scoperto il suo nome per pura casualità.
In tutto questo ho anche raffreddore ma questo è naturale se dormo senza coperte, e non l'ho fatto non perché non me le abbiano date, ma perché sono io ritardata di natura.

Tra poco meno di una settimana arriverà l'avvocato, e Jospeh mi ha detto che toglierà le accuse, perché altrimenti potrei rimanere lì per più tempo del previsto.

"La principessa fa la ribelle?" Mi chiede Arthur prendendomi palesemente in giro e io lo fulmino infilzando la forchetta nel pane.
"Mi sa piacere che ti stia così al cuore quello che faccio, ma pensa un pò - mi avvicino a lui - non me ne frega un cavolo" gli sussurro quest'ultima frase.
"Inutile che cerchi di essere chi non sei" mi dice.
"Perchè tu sai chi sei?"
"Io? Sono figlio di mio padre, per questo sono qui."
"Ed io sarò la tua rovina" dico rivolta ad Arthur.
"Ti aspetto allora" mi dice lui con un ghigno sul volto.

Arthur

"Ora che ti odia ti farai passare la cotta?" Mi chiede Ares dopo la colazione dove ha assistito alla litigata tra me e Tabitha.
"Come ti viene in mente la malsana idea che mi piaccia Tabitha?!"
"Uno, hai risposto alla domanda senza nemmeno chiedermi a chi mi stavo riferendo, e due, non pensare che non mi sia accorto a come la guardi e il sorriso che cercavi in tutti i modi di nascondere quando siamo ritornati in camerata" mi rimprovera il mio amico scocciato.
"E quindi? Non vuol dire nulla" mi difendo.
"Amico, ti ricordo che volevi cavare gli occhi al povero Anthos solo per aver fatto un commento su Tabitha"
"Se prova anche solo a guardarla io lo uccido" commento ricordando cosa aveva detto di Tabitha sulle sue forme.
"Anche oggi sei carino e pacifico come Pablo Escobar" nota Ares.

La sera corrompo il cuoco del carcere per avere del ciccolato, non chiedetemi come ho fatto perché fidatevi, non lo volete sapere, comunque spero davvero che Tabitha lo apprezzerà.

All'una di notte riesco ad entrare nelle camerate femminili e raggiungo Tabitha che, grazie al cielo, ha una camera solo sua.
Non sente che entro, non subito almeno, diciamo c'è dopo aver fatto 'accidentalmente' volare via un gabbiano che rompeva la vita picchiettando sulle sbarre della finestra, Tabitha si sveglia per poi richiudere gli occhi subito dopo.
"Non fingere di dormire, sai anche tu che ti ho visto aprire gli occhi" le dico sedendomi sul suo letto.
Lei si alza a sedere e mentre ci guardiamo negli occhi, faccio un respiro profondo e inizio ad accarezzare i suoi capelli.
"Puoi smetterla per favore?" Mi chiede.
"Tabitha... Siamo solo noi due, potremmo pensare a una nostra relazione" propongo togliendo la mando dai suoi capelli.
"Noi non abbiamo nessuna relazione."
"Allora mi mangerò io il cioccolato che ho portato per te" dico prendendo il cioccolato dalla tasca dei pantaloni, ma lei fa il broncio per poi scoppiare a ridere mentre mangio il cioccolato dopo averle porso un pezzo.
"Ho un brutto presentimento..." Inizia a dire Tabitha.
"Ovvero?"
"Mi sto innamorando dell'unica di persona di cui non dovevo" a queste sue parole sorrido.
"Smettila di pensare così tanto principessa, non c'è nulla di male nell'amore."
"Nell'amare te sì, dopo tutto quello che mi hai fatto, non posso permettermi di tenere a te" dopo queste sue parole la bacio.
"Principessa, io non ho paura di giocare col fuoco, ma ho paura di non poter più smettere poi."
"E io sarei il fuoco?"
"Decidilo tu stessa" poi la bacio di nuovo.

Ci addormentiamo insieme.

Ci siamo svegliati alle sei del mattino e per poco non mi facevo scoprire dalle guardie, altrimenti tra due mesi me lo sogno di uscire di qua.

Destined Love - va a finire che mi piaciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora