Capitolo tre

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Forse James non era cambiato così tanto: era esattamente dove Irwin si sarebbe aspettato di trovarlo. Fece un sorriso, una volta raggiunta la Torre dell'Orologio, il punto più alto del Castello, dal quale si poteva ammirare tutto il regno, dove James sedeva guardando il tramonto. "Sei un nemico del Regno, non ti è consentito stare qua."

L'uomo non si scompose nemmeno, anzi, Irwin lo immaginò sorridere. "E a te non sarebbe consentito parlarmi, eppure..." spense la sua sigaretta e la fece sparire in un mucchio di cenere e ad Irwin sembrò quasi come se gli stesse chiedendo di mettersi accanto a lui. Lo fece.

"Non ci è mai piaciuto seguire le regole." Ricordò Irwin nostalgicamente, incrociando i piedi e facendoli dondolare, ripensando alla prima volta che lui e James erano saliti sulla Torre. Sorrise, voltandosi verso la strega oscura e osservando il suo perfetto profilo alla greca. Poi si ricordò di essere arrabbiato con lui e puntò il suo sguardo verso il tramonto mozzafiato che il regno di Alvagar offriva.

James, allora, si voltò a guardarlo con un sopracciglio inarcato. "Tu non le seguivi solo per fare colpo su di me."

Irwin gemette e si coprì il volto con le mani, imbarazzato. "Potresti smetterla di ricordarmi quanto fossi patetico da adolescente?! Lo hai fatto tipo- venti volte, e sei qui da due orette scarse!"

James fece un sorriso divertito. "Il tuo, il nostro, passato ti imbarazza, Bèchalot?" Lo prese in giro, ma mai frase fu più più vera. E James lo sapeva. Aveva pronunciato volutamente quella frase, con quelle parole, in quel preciso ordine. Sapeva che Irwin si vergognava delle sue azioni ma, nonostante tutto, voleva fargliela pagare, ricordandogli tutti i loro momenti.

Ma quello era un gioco per due. E Irwin era convintissimo di poter vincere la partita. "Be', di certo non ero io il sedicenne che andava a provarci con bambini." Lo sfottè, facendo diventare le sue guance di un colorito diverso rispetto alla sua solita carnagione olivastra.

"Avevi tredici anni ed io solo tre in più." Puntualizzò, perché traditore del regno sì, ma pedofilo mai. "E sei tu che sei tornato, il giorno dopo, a parlarmi perché non potevi smettere di pensare a me."

Cavolo. James ci sapeva fare. O forse il problema era l'Irwin tredicenne troppo andato per James. "Però tu ti sei fatto trovare." Continuò a provocarlo, non sapendo nemmeno lui che tipo di sensazione volesse suscitare in James.

"Ovviamente l'ho fatto." Roteò gli occhi al cielo, come se fosse stata una cosa ovvia. "I tuoi unici amici erano il druido, la lupa mannara e il vampiro e ti ricordo che è stato proprio quest'ultimo a farti quasi entrare nella Foresta. Avevi bisogno di ampliare le tue amicizie."

"Non bacio i miei amici."

"Grazie al cielo!" James fece un sospiro di sollievo, ridendo e beccandosi un'occhiataccia dalla strega bianca. "In ogni caso, siamo stati amici per molto tempo prima di metterci effettivamente insieme."

Irwin sbuffò. "Siamo stati amici per tipo due giorni, poi mi hai baciato."

"Scusami?!" James si toccò il petto, fingendosi offeso. "Ho aspettato due settimane." Specificò, ricordando quel momento. "E, in ogni caso, non è come se lo avessi fatto senza il tuo consenso." Borbottò poi, a voce più bassa.

Irwin annuì, ancora più rosso di prima. E il fatto che James non aggiunse nient'altro contribuì alla formazione di un imbarazzante silenzio che il re decise di spezzare dopo qualche minuto.

Durante la camminata dal castello alla Torre dell'Orologio Irwin aveva pensato molto a ciò che James aveva detto a palazzo. Perché Amaris aveva deciso di uscire dal Tartaro dopo secoli? Chi stava cercando? E purtroppo Irwin aveva capito la risposta.

Il Medaglione Di AlvagarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora