Capitolo sei

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Stavano litigando. Di nuovo. James era corso subito in camera, cominciando a preparare in frutta e furia un borsone, ed Irwin non aveva esitato a seguirlo, dandogli dell'idiota. Insomma, capiva la preoccupazione del corvino, ma scappare senza nemmeno avere un piano era troppo persino per lui.

"Santi dei, James, vuoi calmarti?" Strillò Irwin, mentre con uno schiocco di dita disfaceva per l'ennesima volta il borsone da viaggio della strega oscura. "Pensiamo ad un piano, prima."

"Il mio piano è scappare lontano da Alvagar e non rivedervi finché non avrò trovato e ucciso Amaris." Spiegò James, mentre rimetteva in modo disordinato i suoi indumenti nel borsone. "Venire qui è stato un grosso errore." Con la magia fece volare un paio di scarpe dentro la sua borsa da viaggio. "Volevo solamente rivederti, e l'ho fatto: adesso devo andare. A presto!" Si mise il borsone in spalla e fece per uscire dalla porta, ma Irwin lo afferrò per la cinghia del borsone.

Irwin scosse la testa, sconvolto. "Ma ti senti come parli? Potrebbero volerci anni prima di rivederci. Sempre che tu riesca a ritornare."

James assottigliò gli occhi. "Non ho mai fallito in niente." Gli ricordò, minacciosamente. "E ho già aspettato cinque anni, qualcuno in più non mi distruggerà." Replicò, liberandosi dalla presa del re.

Irwin si morse un labbro, sedendosi sul letto dell'ex mentre lo guardava uscire dalla camera. Avevano appena chiarito, Irwin si sentiva pronto a perdonarlo e lui... scappava di nuovo?

Non poteva accettare di averlo, ancora una volta, lontano da sè, senza sapere se stesse bene, se stesse mangiando, se fosse vivo. Perciò, fece la pazzia del secolo. Si fiondò fuori dalla camera e lo inseguì per tutto il corridoio. "James!" Urlò, facendolo voltare. "Il tempo di fare la borsa e ti raggiungo!"

James, per qualche motivo, trovò questa frase particolarmente divertente, visto come si mise a ridere. "No, non lo farai." Ordinò, ritornando improvvisamente serio. "Non ti lascerò morire a causa mia."

"Sono una delle più potenti streghe del regno e uno spadaccino migliore di te." Gli ricordò Irwin, con un sopracciglio alzato, come per invitarlo a sostenere il contrario. Non lo fece. "E poi, la presenza del re può esserti molto utile. Ti ricordo che sei ancora un ricercato."

James roteò gli occhi. Odiava dargli ragione. "Prepara i tuoi bagagli, idiota." Irwin sorrise, contento che James avesse accettato a farlo andare con lui. "Però, dovrai stare alle mie condizioni."

Irwin annuì, d'accordo, mentre entrambi entravano nella stanza di Irwin per preparare il suo borsone da viaggio. "Dove andremo per prima cosa?" Domandò, mentre con i poteri attirava a sè i suoi bagagli.

James sospirò, sedendosi sul suo letto. Riflettè a lungo su cosa dire, perché non era sicuro di come avrebbe reagito Irwin una volta scoperta la verità. Però lui voleva passare un po' di tempo con lui, sapendo che, presto, non ne avrebbero avuto molto a disposizione. "Prima dobbiamo recuperare i miei poteri." Disse, infine, sapendo che presto ne avrebbe pagato le conseguenze.

"I tuoi... poteri?" Irwin spalancò gli occhi. "Ma come...?"

James si morse un labbro. Non voleva rovinare ancora la memoria che Irwin aveva del proprio padre, ma lui stava insistendo. "Ricordi quando ho detto che la prigione aveva indebolito i miei poteri? Beh, ecco, non li ha indeboliti: li ha semplicemente presi. O non tutti, quantomeno. Lo avrebbe fatto se fossi rimasto lì ancora."

"La prigione è dotata di un incantesimo del genere?" Irwin era confuso, chiaramente, visto che il padre non gli aveva mai rivelato di aver fatto un incantesimo di assorbimento dei poteri alla prigione del regno. "Per questo sei... trasparente!" Osservò, facendo inarcare un sopracciglio a James.

Il Medaglione Di AlvagarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora