Capitolo ventisette

41 22 7
                                    

"Ti troverò di nuovo... o forse tu troverai me." Promise Irwin mentre, a stento, si metteva in piedi per passargli la spada.

"È ufficialmente impazzito." Sussurrò Joan, stavolta non venendo zittito da nessuno perché Irwin era abbastanza sicuro che tutti la pensassero in quel modo. Sè stesso in primis. Insomma, lui era disarmato, davanti ad una strega malvagia che voleva ucciderlo. Era un pazzo suicida. Ma era evidente che avesse anche molta fiducia in James. E nella sua idea, sperò Joan.

James, contrariamente a ciò che tutti stavano pensando, non fece nulla contro Irwin. Anzi, lentamente, fece affondare la spada nel proprio petto, il suo bel volto ormai sfigurato dalla stanchezza si contrasse in una smorfia di agonia. Il metallo penetrò la carne, facendo sgorgare il sangue in un fiotto rosso scuro. Un urlo di dolore riecheggiò per tutto il regno, mescolandosi a quello di Irwin, che si accasciò per terra, le mani che graffivano il terreno in una disperazione inconsolabile.

Dalla bocca di James iniziò ad uscire un fumo verde, denso e spettrale che si sollevò in volute serpentine, creando forme inquietanti che sembrarono quasi danzare nell'aria. L'ultimo urlo di Amaris risuonò nell'aria, un grido malvagio e disperato che presto si fuse con il vento.

Il suo piano aveva funzionato. Amaris era morta. Ma anche James stava morendo: Irwin vedeva la sua aurea affievolirsi sempre di più. Le lacrime continuarono a scendere sul volto di Irwin, che sollevò la testa di James per posarla sul suo grembo. "James... ti prego..."

Ora il suo sogno aveva molto più senso: James, disteso sopra di lui, il petto squarciato e il sangue che gocciolava copiosamente dal suo petto, macchiando entrambi. Non era morto ucciso da lui, ma era morto per salvare lui. Era comunque colpa sua.

Forse James aveva ragione quando diceva che, in realtà, anche Irwin fosse un bravo veggente.

Tutti si precipitarono sul suo corpo. "Jam, Jam, Jam dannazione, svegliati!" Urlò Logan, prendendolo a ceffoni in faccia.

"Se lo prendi a ceffoni non risolvi niente, idiota!"

"Sto solo sperando che si svegli!"

"Sono sveglio!" Strillò James, con la poca voce rimasta nel corpo. "Mi state facendo addormentare, voi due. Dananzione, fate qualcosa! Il dolore è allucinante." Ed Irwin sorrise nel vedere che il ragazzo riuscisse ad essere ironico anche in un momento come quello.

"Dobbiamo fare qualcosa per lui, sta morendo!" Esclamò Joan.

"Ehi, tranquilli, ragazzi," James aveva un sorriso sulle labbra, adesso. Si vedeva che era forzato, ma i suoi amici apprezzarono lo sforzo. "Sto bene. Morirò, contento di aver salvato i miei amici e la mia famiglia." I suoi occhi scattarono verso ognuno di loro. "Rendete Irwin e mia mamma felici per me, va bene? E dite a papà che gli voglio bene, nonostante tutto." E, piano piano, chiuse gli occhi.

"No, no, no, James, non ti rischiare a chiudere quei dannati occhi!" Urlò Eleanoire, scuotendolo. "Non farlo!"

"Sono davvero stanco, El." James riaprì leggermente gli occhi, per poi richiuderli, per poi riaprirli subito dopo. "Vi vedo tutti girare e... vedo una luce?"

"Non guardare la dannata luce, Jam, non guardarla!" Strillò Xander, mantenendo lo sguardo sul corpo dell'amico.

"E se vedi un vecchio signore con barba lunga, veste bianca e un bastone non seguirlo!" Specificò Ruby.

"Suo padre è Ade." Le ricordò Logan. "Non penso creda in Dio."

"Giusto." Tossì. "Beh, se vedi un tipo grasso e circondato da molte donne, non seguirlo!"

"Zeus potrebbe fulminarti per questo." Disse Joan, roteando gli occhi.

"Il punto è che..."

"Ragazzi!" Li interruppe James, tossendo. "La luce c'è davvero, la vedo!"

Il Medaglione Di AlvagarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora