Capitolo diciannove

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Dire che Irwin era confuso sarebbe un eufemismo. Mentre vagava dentro la sua cabina armadio, in cerca di qualcosa di carino ma non troppo appariscente, nella sua testa si ripetevano solamente le parole di James. Cosa diavolo voleva dire con primo e unico amore? E lo scopo di questa cena qual era? E cosa avrebbero mangiato? Ah, no, stava divagando. Aveva bisogno di tornare sul focus principale.

James era tornato da forse nemmeno un mese e già lui gli sbavava dietro. Era imbarazzante. Aveva passato tutto il pomeriggio a modellare i suoi boccoli come non aveva fatto nemmeno per la sua incoronazione, e l'outfit che aveva scelto non lo convinceva più, quindi si era dovuto cambiare, optando per una camicia beige sbottonata sul petto e per dei normalissimi skinny jeans neri. Concluse il tutto mettendo un filo di eye-liner per valorizzare i suoi occhi verdi proprio nel momento in cui sentì bussare alla porta. Si avvicinò allo specchio, controllandosi un'ultima volta giusto perché aveva una strano sentimento nel petto, probabilmente emozione, pensò, poiché non usciva da solo con James da secoli.

"Irwin?" Domandò James, da dietro la porta, con tono preoccupato. "Sono passati cinque minuti. Se- se non vuoi più venire va bene lo stesso, eh."

Irwin sospirò nervosamente, stirandosi la camicia con le mani. Non era la prima volta che sentiva un brutto presentimento, ma la maggior parte delle volte lo attribuiva alle sue capacità da veggente non troppo allenate. Però, quella volta, la sensazione era similissima a quella provata il giorno in cui James gli aveva dichiarato guerra.

"Principino, ora mi stai facendo preoccupare." Continuò James, adesso sembrava ancora più in ansia. "Se non esci entro due minuti giuro che entro perché sto- woah." Si interruppe quando finalmente Irwin si decise
ad uscire, appoggiandosi alla porta e facendo sollevare leggermente la camicia, dove lo sguardo di James si posò.

Il re tossì, riportando gli occhi di James sui suoi. "I miei occhi sono qui, James." Ghignò allo sguardo spaesato della strega oscura che arrossì -il che era abbastanza casuale come evento, visto che James arrossiva raramente.

"Beh, scusami se stai benissimo." Tentò James, facendo ridere di cuore Irwin. "Ehi! Perché ridi? Non è molto carino, ora dovresti dirmi che anche io sto bene e poi possiamo avviarci alla nostra cena."

Irwin scosse la testa, divertito. "Sei bellissimo anche tu, James." Disse, facendo un piccolo inchino. "Ora possiamo andare, my lord?" Usò l'appellativo proprio per far sbuffare James, e gli affidò il braccio per essere preso a braccetto. James non era chiaramente d'accordo, visto come gli schiaffeggiò il braccio per afferrargli la mano.

"Odio stare a braccetto: mi fa sentire un novantenne." Sbuffò il ragazzo. "So che tu sei stato abituato a questo per- tutte queste cose da reale eccetera, eccetera, ma oggi dimentica di essere il re Irwin Bèchalot. Oggi sei solo Irwin."

Irwin roteò gli occhi, afferrandogli comunque la mano. "Pensavo che avresti usato un appellativo stupido come principino o qualcosa del genere."

"Posso sempre farlo, visto che ti piace particolarmente." Lo stuzzicò James, e quando Irwin aprì la bocca per dire che aveva torto, James lo bloccò con un dito. "E non dire che non è vero perché vedo perfettamente come arrossisci quando lo dico, principino." Minacciò, scandendo l'ultima parola e ottenendo l'effetto desiderato.

"Ti odio, lo sai?" Borbottò Irwin, completamente rosso in volto.

James sorrise. "Tutto reciproco, piccolo."

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