Capitolo ventiquattro

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Trovare il nascondiglio di Amaris fu più facile del previsto. Sembrava come se avesse lasciato appositamente delle tracce per condurli lì, e questo fece in modo che uno strano senso di inquietudine mischiato al nervosismo si stanziasse nel petto di James.

"Non... non vi sembra troppo facile?" Domandò, una volta raggiunta la bella villa. Non si aspettava di certo una capanna che stesse cadendo a pezzi, ma nemmeno quella villa enorme con tanto di giardino esterno.

Irwin sbuffò. "Per una volta abbiamo le cose facilitate e tu ti lamenti?!" Logan ridacchiò piano.

"Eppure," intervenne Eleanoire, che sembrava sospettosa tanto quanto James. "Quante trappole abbiamo affrontato nelle esercitazioni?"

"Troppe per contarle." Logan roteò gli occhi.

"E quante volte si presentavano così?"

Irwin spalancò gli occhi. "Oh."

"Già! Oh!" Lo scimmiottò James, però tenendo un sorriso sulle labbra.

Irwin lo spintonò dolcemente e a quel punto cominciarono a spintonarsi entrambi come due bambini, fino a che James non lo afferrò per la vita e lo tirò a sé per dargli un bacio che sapeva molto di mi era mancato poterlo fare.

Rimasero tutti senza parole. Se lo avessero fatto qualche anno fa non ci avrebbero nemmeno prestato attenzione, ma in quel momento...

"E menomale che erano in crisi!" Esclamò Logan, ridacchiando. "Probabilmente avranno una vita sessuale più attiva della mia!"

Infatti, Eleanoire diede uno schiaffetto sul collo all'amico, voltandosi verso di lui come per dirgli di riparare al suo errore.

"Va bene, va bene, piccioncini!" Intervenne il vampiro, facendoli staccare. "Siamo felici che abbiate chiarito e non mi dispiacerebbe nemmeno vedere un film vietato agli adulti dal vivo, ma non di certo tra i miei due migliori amici."

Eleanoire si sbatté una mano sulla fronte e scosse la testa più volte. "Oh santo cielo."

Joan, però, tossicchiò, indicando la serratura già scassinata. "Mentre voi eravate occupati a prendere in giro quei due poveri tesori," lanciò un'occhiata a James e ad Irwin, che ridacchiarono (il druido era sempre stato un loro grande fan), "Io mi sono messo all'opera e... boom! Ho scassinato la serratura!"

Irwin strabuzzò gli occhi. "Non ti chiederò dove hai imparato a farlo."

Joan sorrise. "Non sono sempre stato un servitore, sire."

Irwin roteò gli occhi. "Santo cielo, Joan, stiamo per fare una missione suicida: dai del tu a tutti. Sei uno di noi, ormai."

Joan sorrise, felice, e poi prese l'iniziativa ed entrò nella villa, seguito poi da tutti gli altri.

C'era silenzio. Troppo silenzio. E tanto buio. Questo innervosì parecchio Irwin. Non aveva paura del buio, naturalmente, ma di ciò che si poteva celare al suo interno. E questo gli ricordò particolarmente di quando suo padre lo metteva in punizione in una stanza a parte, senza cibo e acqua per giorni. Preoccupato, strinse la mano a James, che capì subito cosa fosse successo al re. "Joan," James lo spintonò. "Luce."

"Ehi!" Protestò Joan, "Anche Irwin può fare la luce!"

James gli lanciò un'occhiataccia, ma anche se Joan non la potè vedere a causa del troppo buio, fu lo stesso efficace. "Va bene, va bene." Sbuffò, prima di far accendere le sue dita. "Dannato figlio di Ade che mi schiavizza da anni."

Ora tutto aveva più senso. Irwin poteva vedeva dove fossero e il silenzio non era più così tanto spaventoso.

Si guardò intorno per capire come orientarsi in quella villa enorme, ma notò che la sala dove si trovavano era completamente vuota. Solo le pareti erano decorate di qualcosa che sembravano... poster?

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