Capitolo ventidue

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Con grande stupore di Irwin, quella sera non sognò di ammazzare James. Eppure, lui nel suo sogno c'era comunque.

James stava parlando con suo padre. Anzi, sembrava più che stessero discutendo. E in modo anche abbastanza animato: gli occhi di James erano colorati di rosso, mentre quelli di Ade quasi totalmente di nero, cosa che disturbò parecchio Irwin, tanto da fargli capire che quello non era un semplice sogno, ma qualcosa che stava davvero accadendo.

"Oh santissimo Cerbero!" Imprecò il dio, attirando l'attenzione del cane che guaì in risposta. "Non parlo con te, piccolo." Si rivolse a James. "Quando mi hai chiesto un aiuto non immaginavo fosse questo tipo di aiuto."

James mise le mani sui fianchi, da bravissimo petulante qual era. "Avevi detto che mi avresti aiutato se ti avessi raccontato cosa ho fatto in questi dodici anni, padre!" Si lamentò, gli occhi che assumevano un colore ancora più scuro.

"Non mi va." Piagnucolò il dio, tappandosi le orecchie per non sentire le proteste del figlio. "Ah-ah, tanto non ti sento!" Lo sbeffeggiò.

James fece solo un movimento con il collo, ma bastò per fare in modo che dei corvi apparissero sulle mani di Ade per cominciare a morderlo, costringendolo così a togliere le mani dalle orecchie per scacciarli. "E menomale che eri senza poteri, pft." Borbottò il dio, offeso.

Giusto. Irwin si era dimenticato di quel particolare: James era debole. Non avrebbe mai potuto affrontare una guerra in quello stato.

"Proprio per questo ho bisogno del tuo aiuto, padre!"

"Non ti presterò i miei poteri, ragazzo." Disse Ade, passandosi una mano nella lunga chioma castana e scompigliandola un po'. "Nemmeno se me lo venisse a chiedere Zeus in persona presterei ad un mortale i miei poteri."

James arricciò le labbra. "Tu odi Zeus, non lo faresti a prescindere."

Ade sorrise, in un modo spaventosamente simile a quello di James. "Come mi conosci bene." Tornò immediatamente serio. "La risposta resta comunque un grosso e secco no."

James sbuffò sonoramente. "Sei un essere meschino, spregevole ed egoista."

Ade sembrò parecchio annoiato dal commento, come se non fosse la prima volta che sentiva qualcosa del genere. "Rubo anime, tesoro, cosa ti aspettavi? Dei fiori?"

James si massaggiò il ponte nasale. "Hai ragione, ho sbagliato io a chiedere un aiuto a mio padre."

Il dio sbuffò. "Non capisco proprio perché vuoi salvare questo regno che non ha fatto altro che chiuderti dei portoni in faccia!" Spiegò, incrociando le braccia al petto. Poi, sul suo viso, si formò un sorriso sornione. "Ma forse tu non lo fai per il regno in sè, ma per il tuo principino! Dimmi, tesoro, perchè mai vorresti aiutare colui che ti ha rinchiuso in una prigione?"

James arrossì immediatamente e borbottò qualcosa di incomprensibile.

"Jamie, se parli velocemente e a bassa voce non capisco un accidenti. Ormai ho una certa età, lo sai: scandisci bene le parole, per favore." Lo rimproverò Ade, suonando divertito. "Quindi, perché?"

James lo guardò con la migliore delle occhiatacce. "Lo vuoi proprio sentire, eh?"

Ade fece ondeggiare le sopracciglia. "Sì."

"Perché lo amo. Ecco, l'ho detto." Borbottò, incrociando le braccia al petto, e lasciando Irwin di stucco.

Irwin arrossì. O meglio, pensò di farlo. Non era sicuro se si potesse arrossire durante un sogno. Ecco, insomma, se fosse stato sveglio sarebbe sicuramente arrossito.

Ade sbuffò una risata. "E glielo hai detto?"

James, se possibile, diventò ancora più bordeaux. "Possiamo fare la seduta di terapia dopo? Prima vorrei convincerti a prestarmi i tuoi poteri."

Ade assottigliò gli occhi. "Senti, ragazzino, perché non te ne ritorni dal tuo bel modello e insieme cercate il medaglione dove hai catalizzato i poteri? Che poi, non ho ancora capito perché non glielo hai mai detto."

James aveva fatto cosa?! Irwin era sconvolto. Perché mai James avrebbe dovuto catalizzare i suoi poteri nel medaglione di Isabelle e tenerglielo nascosto?

La strega oscura sospirò. "Volevo passare del tempo con lui e dopo lui era troppo scosso per aver ucciso suo zio per rivelarglielo."

Ade grugnì. "Sei un pessimo fidanzato."

"Lo so- ehi, non siamo fidanzati." Il dio sghignazzò. "Ti prego, papà, ho bisogno del tuo aiuto." James fece gli occhioni dolci e il padre spalancò la bocca.

"È così che fai le tue conquiste nelle osterie? Perché funziona molto bene- oh santissimo cielo, ti prego, dimentica ciò che hai appena sentito." Sia Ade che James strabuzzarono gli occhi e poi scoppiarono a ridere in sincronia. "Va bene, senti, ragazzo, ho un'idea migliore. Allora tu ora..."

"Sire, sire!" Urlò qualcuno, all'improvviso, ed Irwin sentì come se ci fosse un terremoto. "Svegliatevi, sire." Ehi, ma quella era la voce di Joan! Ah, ecco. Il druido lo stava svegliando.

"E andiamo, Joan, stavo per capire quale fosse il piano di James!" Esclamò, aprendo gli occhi e mettendosi subito seduto.

Joan non fece domande ma si limitò semplicemente a scuotere la testa. "Non ho tempo per questo. Dovete sapere una cosa."

Irwin annuì, risoluto. "Dimmi tutto."

"Ecco... beh..."

Prima ancora che Joan potesse continuare, un suono raccapricciante squarciò l'aria. Irwin socchiuse gli occhi. "Oh santissimo cielo." Sbuffò, uscendo nel cortile e vedendo all'istante un altro esercito di mostri stagliarsi davanti a loro. "Non muoiono mai questi tizi?"

"L'esercito è distrutto. Persino la gang di Ruby è sfinita. Non sappiamo cosa fare." Spiegò Joan, quasi piagnucolando. "Servirebbe un miracolo divino."

Proprio in quel momento, nemmeno a farlo apposta, l'armata di mostri cominciò ad agitarsi e si fecero da parte, come se qualcuno gli stesse ordinando di farlo.

Quando l'esercito di creature del male si aprì abbastanza da poterci vedere qualcosa, il cuore di Irwin mancò un battito.

James stava avanzando a passo lento e sicuro, guardando diritto proprio verso Irwin, mentre tendeva la sua spada in avanti. Emanava oscurità da tutti i pori, e questo spaventò persino i mostri. "Scusami per il ritardo, piccolo, c'era solo un po' di traffico."

Irwin sorrise d'istinto, e stava quasi per corrergli incontro, se non fosse che una delle guardie dell'esercito strillò. "Quello è James Marblewing! È qui perché vuole distruggerci!" Scatenando, ovviamente, il panico.

James sembrava tranquillo, però, e dopo aver lanciato ad Irwin uno sguardo del tipo lascia fare a me, si schiarì la voce e: "No, idiota. Stavolta sono dalla vostra parte."

Il regno spiede zitto per un po', fino a che qualcun altro urlò: "È un traditore in combutta con Amaris!"

Stavolta James roteò gli occhi ed Irwin gemette davvero il peggio quando schioccò le dita. Se non fosse che, improvvisamente, il cielo diventò grigio, e nell'aria le tenebre si infittirono. Solo quando James si schiarì la voce, borbottando qualcosa di molto simile ad un finiscila di fare l'eccentrico, Ade fece la sua apparizione in tutta la sua bellezza divina.

"Chi ha chiamato mio figlio traditore?"

Il Medaglione Di AlvagarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora