Capitolo ventotto

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Il viaggio di ritorno fu molto più divertente di quello di andata, non solo perché ora non stavano andando in nessuna missione suicida, ma anche perché James non era molto sicuro di aver capito bene il discorso del medaglione. "Cioè- quindi- è magico? È sempre stato magico?"

Irwin annuì, sembrando esausto. "Sì, James, ed è tipo la ventesima volta che te lo ripeto. O meglio, Isabelle mi ha spiegato così."

James si accigliò, ridacchiando. "Che strano. Mi chiedo come mai io abbia scelto proprio lui come oggetto per catalizzare i miei poteri."

"Forse ti sentivi tipo... attratto da esso, che so." Propose Joan, stringendosi nelle spalle.

Ruby scoppiò a ridere. "Mi piace il modo in cui ragioni." Disse, facendolo arrossire immediatamente.

"Oh, ehm, grazie." Borbottò, imbarazzato. "Ti andrebbe se uno di questi giorni noi-..."

"Sono lesbica." Lo interruppe Ruby, lasciandolo con le labbra spalancate.

"Oh, va bene lo stesso. Tanto sono circondato da persone gay. Yay!" Esclamò Joan, sembrando più sull'orlo di una crisi nervosa piuttosto che un bravo supporter. "Viva i gay! No, sul serio, ho questo cugino che è palesemente-..."

James roteò gli occhi al cielo e schioccò le dita. In un battibaleno Joan si era freezzato e lui aveva appena salvato tutti da una noiosissima storia sul cugino sicuramente gay di Joan e Joan da una serie di episodi progressivi di figuracce.

"James!" Lo rimproverò Irwin, facendolo stringere nelle spalle. "Sai, ti preferivo quando eri senza poteri."

"Sai anche tu che stai mentendo." James ghignò e, approfittando della momentanea distrazione degli altri, gli si avvicinò all'orecchio. "In realtà ci sono un paio di cosine che ho imparato a fare con i miei poteri che non ho mai avuto l'occasione di mostrarti. Ti andrebbe se stasera..."

Irwin, rosso come i sedili del carro armato che stava guidando Ruby in quel momento, aveva annuito freneticamente. "Torre dell'orologio, alle sette."

James sorrise. "Amo gli uomini intraprendenti."

Una volta tornati al castello, il regno li accolse come degli eroi

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Una volta tornati al castello, il regno li accolse come degli eroi. "Be', abbastanza ovvio." Borbottò James, non appena vide gente che lanciava stelle filanti, fiori, coriandoli e tanto altro. "È il minimo dopo che sono stati letteralmente inutili."

Irwin gli diede una gomitata. "Abbi un po' di rispetto per coloro che sono caduti in battaglia."

"Oh, non ho niente contro di loro. E anzi!" Si baciò due dita e le diresse verso il cielo in segno di preghiera. "A proposito di caduti... dove è finito mio padre?"

Proprio in quel momento una figura avanzò verso di loro. Aveva lunghi capelli castani intrecciati in una treccia con delle margherite, ed era vestito come una principessa, con tanto di corsetto e tutto. James dovette trattenere le risate una volta resosi conto che quello era niente di meno che suo padre, Ade, il signore degli Inferi. "Non. Una. Parola." Minacciò il dio, prima di schioccare le dita per far ricomparire il suo solito look tenebroso di sempre. "Delle bambine mi hanno sequestrato."

Il Medaglione Di AlvagarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora