Capitolo undici

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La lettera di suo zio Nestor era stata come un fulmine a ciel sereno.

Irwin stava dormendo, come non faceva da tempo, sopra il petto di James quando sentì un tonfo sulla finestra della camera di quest'ultimo. Lentamente si mise in piedi per controllare cosa avesse sbattuto contro il vetro e sbiancò quando riconobbe il gufo di suo zio.

Immediatamente aprì la finestra e slegò la lettera che l'animale portava legata alla zampa, leggendo con una preoccupazione che andava soltanto ad aumentare.

Il succo era che, poiché non si trovavano Logan ed Eleanoire, erano stati probabilmente rapiti da Amaris e lui sarebbe dovuto tornare immediatamente al castello.

"James." Scosse leggermente il ragazzo ancora addormentato, sapendo già di star perdendo in partenza: svegliare James era pressoché impossibile. "James, tesoro, svegliati."

James mugolò qualcosa e si girò dal lato opposto. Irwin arricciò le labbra e sospirò. Aveva sempre avuto il sonno pesante, e se avesse ancora tentato inutilmente di svegliarlo avrebbe solo perso tempo prezioso. C'era soltanto un modo per assicurarsi che James non pensasse male di lui, una volta svegliatosi.

Con uno schiocco di dita fece comparire una penna e un foglio e cominciò a scrivere la sua lettera di scuse, dicendogli che lo avrebbe potuto raggiungere una volta tornato.

Gli fece una carezza sul volto, gli lasciò un bacio sulla fronte, abbandonò la lettera sul cuscino accanto a lui e poi se ne andò.

... non sapendo che il gufo di suo zio gli avrebbe preso la lettera.

"Sire! Finalmente siete qui!" Piagnucolò Joan, avvicinandosi al re, cominciando a slegarlo da Philip

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"Sire! Finalmente siete qui!" Piagnucolò Joan, avvicinandosi al re, cominciando a slegarlo da Philip.

"Joan." Salutò Irwin, serio come non mai. "Sapresti dirmi dove si trova mio zio?"

Lo sguardo di Joan si rabbuiò. "Ecco, sire, a proposito di lui io penso che..."

Irwin strinse i pugni. Sapeva che suo zio non fosse esattamente la persona più empatica al mondo, ma non capiva perché la maggior parte delle persone che lo circondavano odiassero Nestor. "Ti ho chiesto dove si trova, non cosa ne pensi."

Il druido impallidì. Il suo re non era certamente famoso per essere scortese. "Nelle sue stanze, sire." Si inchinò, sperando così che il re capisse che era dispiaciuto.

"Grazie." Fu ciò che disse prima di allontanarsi per cercare suo zio.

Quando lo trovò, Nestor era veramente nelle sue stanze, alla scrivania.

"Zio." Salutò, andandogli incontro e stringendogli la mano in segno di saluto. "Cosa è successo?"

Lo zio assunse un'espressione dispiaciuta. "Una catastrofe, nipote mio, una catastrofe! Avevano detto che avevano scoperto qualcosa, quindi erano usciti per cercarti e... solo i loro cavalli hanno fatto ritorno."

Il Medaglione Di AlvagarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora