Capitolo ventisei

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Irwin non ebbe nemmeno il tempo di realizzare cosa fosse successo che Amaris-James gli si scaraventò contro, graffiandolo sul volto con la sua spada. "Ma che diavolo?!" Strillò, togliendosi il rivolo di sangue che gli stava rigando la guancia. Non verbalmente evocò una spada che usò per parare i colpi di Amaris.

Amaris ed Irwin continuarono a duellare, con ferocia, e Amaris arrivò a ferire più volte Irwin, che però non contraccambiò mai il colpo. Era pur sempre il corpo di James e non avrebbe mai voluto ferirlo. Anche perché, in cuor suo, sperava che qualcosa di James fosse ancora lì dentro.

Ruby e Joan, intanto, avevano già preso il medaglione che Amaris aveva dato a James per esaminarlo. Era in tutto e per tutto identico a quello di Isabelle... tranne che... "Irwin!" Esclamò Ruby, mentre il re schivava un affondo di James. "Che pietra è quella incastonata nel medaglione di tua sorella?"

"Avventurina, anche se non capisco come- ehi, Jam, sono io!- possa esservi- woah- utile." Rispose, confuso, continuando a combattere.

"Ah-ah, lo sapevo!" Esclamò Joan. "Questo è un semplice cristallo verde, invece."

Eleanoire si fece avanti. "Cosa?! Quindi volete dire che...?"

Ruby annuì. "Amaris ha dato a James un medaglione contraffatto che, invece di restituirgli i suoi poteri, lo ha svuotato della sua anima per fare entrare la sua."

Arcadia gemette. "E- come possiamo toglierla? Si può?"

Joan e Ruby si scambiarono uno sguardo veloce e abbassarono immediatamente la testa.

"Ma ci deve pur essere un modo per liberare una persona dalla maledizione!" Esclamò Xander, mentre cominciava a consolare la madre di James, che piangeva disperata sulla sua spalla.

"C'è." Confessò Ruby, la testa bassa. "Ma bisognerebbe uccidere l'ospite della maledizione."

Arcadia lanciò uno straziante urlo e non potè fare a meno di pensare a quanto fosse perfida Amaris: aveva fatto in modo che, anche volendo, non avrebbero mai potuto vincere la guerra senza ottenere almeno una delle cose che desiderava lei.

Intanto, il duello tra James ed Irwin continuava. Fu proprio James il primo a disarmare Irwin, e gli si avvicinò minacciosamente. "E adesso che farai?" Domandò sarcasticamente, con lo sterno che si alzava e si abbassava velocemente, puntando entrambe le spade al collo di Irwin, che non potè fare nulla se non evocare uno scudo protettivo.

"Ironico, visto che me lo ha insegnato James." Borbottò Irwin, senza nessun motivo in particolare.

"Io li facevo molto meglio." rispose Amaris-James, facendo spalancare gli occhi ad Irwin.

"Hai detto io." Notò, scioccato. "James? Sei ancora lì dentro?" Urlò, attirando l'attenzione anche degli altri.

Amaris urlò. "No! Stai zitto, sciocco ragazzino! E fammi finire! Il mio piano iniziale era quello di vendicarmi di James Marblewing ma è importante avere sempre un piano B, no? Anche se avessi distrutto lui ed Alvagar sarei morta dopo pochi anni: il mio corpo stava cominciando a subire le conseguenze dell'oscurità, oramai. Quindi ho deciso di creare un medaglione contraffatto che lo avrebbe completamente svuotato della sua essenza per impossessarmi di lui e sopravvivere ancora grazie alla sua giovinezza. Il vero medaglione, difatti, è custodito dentro la mia essenza, e soltanto uccidendomi potrete recuperarlo. Ma uccidendo me, uccidereste anche il vostro amico."

Irwin non aveva ascoltato nemmeno una parte di quel discorso, perché era rimasto fermo all'io. James era ancora lì dentro, e stava cercando di comunicargli qualcosa, ne era sicuro.

Se il ragazzo era riuscito a fuoriuscire nel momento in cui Irwin lo aveva citato, allora forse... ma certo! Bisognava ricordargli chi era veramente!

Irwin deglutì, intrecciando mentalmente le dita. "Ma chi?"

Il Medaglione Di AlvagarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora